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Guido Rossignoli, Direttore Generale dell'Anfia, ha dichiarato che: «L'Italia sarà in Europa il Paese maggiormente colpito dall'entrata in vigore della direttiva europea sulla 'Energy Taxation', la cosiddetta 'carbon tax', perché siamo forti sui diesel piccoli e siamo leader, per tecnologia e per volumi, sul metano.»
La proposta della Commissione Europea infatti, che dovrebbe entrare in vigore dal 2013 con un periodo di transizione fino al 2023, «prevede, nel tentativo di armonizzare la tassazione dei prodotti energetici a livello europeo, la parificazione - continua Rossignoli - di tutti i carburanti sul valore dell'accisa della benzina, che è più alta rispetto agli altri.»
La conseguenza sarebbe che, «a regime, il prezzo della benzina rimarrebbe invariato, mentre sul diesel ci sarebbe un incremento del prezzo alla pompa del 17,5%, sul Gpl del 45% e sul metano dell'82%.»
Il che comporterebbe, «non solo la morte del Gpl e del metano, ma anche un abbassamento della quota di vetture diesel in Italia dall'attuale 51% al 28% nel 2020.»
L'impatto sul mercato si avvertirebbe anche in Francia, con un calo della quota diesel dal 50% al 30%, mentre in Germania il calo della quota sarebbe pari al 21%.
«In Germania - sottolinea Rossignoli - la riduzione sarebbe leggermente inferiore perché la nuova direttiva andrebbe ad incidere in modo particolare sui motori di piccola cilindrata. Quindi, i più penalizzati sarebbero i produttori di vetture diesel del basso di gamma.»
Sul fronte ambientale, invece, «poiché le emissioni di CO2 del diesel sono inferiori dal 20 al 25% rispetto alla benzina, ci sarebbe in Italia un aumento medio di 5,1 g/km delle emissioni di CO2, in Francia di 4 g/km e in Germania di 4,1 g/km.»
Ma la cosa peggiore, secondo Rossignoli, sarebbe l'impatto economico, «visto che il 75% dei motori diesel nel mondo sono europei, in particolare francesi, italiani e tedeschi. Inoltre, quando vai a toccare il diesel, soprattutto in Italia, vai a toccare il sistema trasporti e non solo colpisci la competitività Paese, ma anche le tasche dei cittadini: con un aumento del 17,5% del prezzo quanto potrebbe aumentare il costo delle merci?»
Il gasolio potrebbe essere colpito «perché l'80% del diesel viene importato e quindi si pone un problema di 'smercio' della benzina. Ma il nostro timore è che a spingere Bruxelles sia stata anche la necessità dei Governi, in un momento di crisi, di fare cassa.»
L'unica speranza sarebbe costituita dai tempi lunghi previsti per l'approvazione definitiva della nuova norma, circa un anno e mezzo, e che, «trattandosi di materia fiscale, ci vuole l'unanimità dei consensi. Finora però solo la Germania e la Polonia si sono pronunciati chiaramente per il no. L'Italia non si è ancora espressa e la Francia tentenna.»
Inoltre, le maggiori Associazioni europee dei Costruttori automobilistici, Anfia (Italia), Ccfa (Francia) e Vda (Germania) in una nota congiunta «richiedono al Parlamento Europeo e al Consiglio di dissociarsi dal proposto aumento della tassazione diesel.»
«Una maggiore tassazione di gasolio, gas naturale e GPL», infatti, sarebbe «controproducente in termini di tutela dell'ambiente» e porrebbe «l'Industria europea dell'auto in posizione di grande svantaggio rispetto al panorama internazionale.»
Dato il «rilevante impatto negativo sul mercato europeo dell'auto dovuto ad un forte crollo della domanda di modelli di auto diesel e a gas.»
Per queste, Anfia, Ccfa e Vda si dichiarano «fortemente contrarie alla proposta della Commissione circa la revisione della Direttiva UE sulla 'Energy Taxation'.» (la cosiddetta 'carbon tax'), e sostengono che «l'aliquota minima sul diesel dovrebbe rimanere più bassa, o per lo meno a non superiore all'aliquota minima applicata alla benzina.»
Inoltre, le tre Associazioni chiedono che «nei casi in cui l'aliquota applicata alla tassazione nazionale sui carburanti sia al di sopra delle aliquote minime UE, il sistema di tassazione rimanga invariato.»
Fonte: Ansa