Andreucci: «Il Rally San Marino? Una gara sempre tiratissima»

Andreucci: «Il Rally San Marino? Una gara sempre tiratissima»
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La parola al vincitore, e due… parole anche sul fatto che ha acceso la disputa anche a bordo pista | <i>P. Batini</i>
7 luglio 2014

San Marino, 5 luglio - Fuori dai denti, è stata una sfida appassionante. Lasciamo fuori per un momento la questione che scotta, e parliamo della sfida vissuta sulle strade del San Marino.

La parola al vincitore, Paolo Andreucci, e due… parole anche sul fatto che ha acceso la disputa anche a bordo pista.
«Sofferta e combattuta è dir poco. Perché Umberto Scandola ha fatto una bellissima gara, magnifica domenica. Nella prima PS di domenica partiva per primo, con la strada ancora “sporca”, ed è riuscito addirittura a incrementare il proprio vantaggio sul sottoscritto. Poi siamo riusciti a mettere a posto un po’ di cose, abbiamo modificato un poco l’assetto generale della vettura e, probabilmente, migliorato anche la nostra prestazione. Sta di fatto che la gara è rimasta aperta e l’abbiamo lottata sul filo dei secondi fino all’ultima speciale, fino all’ultimo metro dell’ultima prova. Non ci siamo risparmiati, nessuno si è risparmiato, e quello che ci fa più piacere, oltre al risultato, è che la macchina è migliorata molto. Lo sviluppo è conseguenza di un grande impegno e richiedeva un risultato come quello ottenuto al San Marino, che ripaga il lavoro dell’intero Team. Insomma, una vittoria di squadra. Sicuro, abbiamo ancora da fare, e oggi abbiamo la… certezza di avere ancora qualche problema con la valvola pop-of. In certi momenti va bene, in altri no. È l’unica parte della macchina che non è stata costruita da Peugeot Sport e ci dovremo lavorare sopra per ovviare alla perdita di potenza che ci… regala di tanto in tanto. Fortunatamente al San Marino il problema si è presentato un po’ meno, ma non è scomparso».

Su cosa avete lavorato, in particolare, sulla nuova 208 T16?
«Inizialmente sulle mappature, poi ci siamo concentrati sugli assetti generali, prima asfalto e poi terra, e quindi a quegli affinamenti che significano adattare la macchina, che è nata e che era stata provata solo in Francia, alle nostre strade. Poi c’è stata la parte elettronica. Soprattutto di controllo e monitoraggio del comportamento dei componenti in funzione della guida. All’inizio ci siamo riferiti al “manuale d’istruzioni”, alle indicazioni, cioè, che ci hanno dato in Francia, e abbiamo cercato di stare nei parametri che ci erano stati indicati. Poi abbiamo incominciato a lavorare in un altro modo, ovvero allontanandoci un po’, con una grande attenzione ai risultati, da quei parametri iniziali di riferimento, e abbiamo visto che la situazione poteva anche migliorare. È un lavoro delicato, che abbiamo fatto sempre rincorrendo una corsa dopo l’altra, ma i risultati sono cominciati ad arrivare, dandoci un maggior margine di miglioramento e risultati quantitativamente sensibili».

Umberto Scandola ha fatto una bellissima gara, magnifica domenica. Nella prima PS di domenica partiva per primo, con la strada ancora “sporca”, ed è riuscito addirittura a incrementare il proprio vantaggio sul sottoscritto


Il week end era iniziato all’insegna di qualche perplessità, da mettere in relazione con la condizione delle strade ma con riflessi inevitabili sulle reazioni di una macchina ancora non “matura”. Questo successo fuga qualsiasi dubbio sull’efficienza del “pacchetto”? “Lavoro” finito?
«E quando è mai possibile considerare di aver finito un lavoro di sviluppo? Come abbiamo detto, sulla pop-of, per esempio, c’è di sicuro ancora da lavorare. Sappiamo che lo risolveremo, ma il problema attualmente esiste ancora. Però possiamo anche concederci una pausa formale e dirci che, intanto, è importante aver fatto un lavoro decisamente buono sullo sviluppo dell’assetto, sui differenziali, abbiamo visto un chiaro miglioramento e, piccoli step uno dopo l’altro, abbiamo visto crescere la competitività della macchina».

Facciamo un parallelo con la storia di sviluppo della S2000. A che punto siamo?
«Direi che sulla terra siamo più o meno già allo stesso livello, mentre sull’asfalto forse abbiamo già qualcosa in più. Pop-of permettendo…»

Gara risolta a tuo favore, ma nell’ultima parte. Più che mai un San Marino “tirato” e, come dicevi alla vigilia, dalla classifica cortissima?
«Gara tiratissima. San Marino lo è sempre stato, ma credo quest’anno in modo particolare. Merito della battaglia tra me e Scandola, e merito, come abbiamo detto, di Scandola che è un grandissimo pilota, lo si è visto».

Scandola ha dimostrato di essere un grande pilota ma, ripeto, ci sono delle regole, e se uno deliberatamente arriva con le gomme finite, bisogna che i commissari intervengano, soprattutto quando vengono penalizzati altri che stanno alle regole


E, a proposito, che pensi della questione della squalifica di Scandola?
«Mi dispiace che abbiano deciso il silenzio stampa sul fatto della loro ipotetica esclusione. Ma ci sono delle regole, che devono essere rispettate. Se qualcuno esce da queste regole deve subirne le conseguenze. Non è possibile altrimenti. Se io faccio uno sviluppo, la squadra lavora, investe per ottenere il massimo stando in queste regole e, non prendiamoci in giro, poi uno arriva e consuma apposta le gomme sull’asfalto per abbassare i tasselli e il battistrada, e ottiene in due prove brevissime come quella cittadina un vantaggio mai visto sulle precedenti prove, che film è? Se vogliamo dirla tutta, allora non solo le gomme di Scandola dovevano essere controllate, ma quelle di tutti quanti. Che poi i commissari abbiamo verificato un’irregolarità su una cosa così palese, la trovo una conseguenza logica».


Diciamo che il “fattaccio” ha diviso in due la gara. Da una parte ha dimostrato la validità del “pacchetto” Scandola-Skoda, dall’altra un aspetto che non ha nulla a che vedere con il volante e con l’agonismo, e che crea un’azione di disturbo sull’ambiente.
«Assolutamente sì. Scandola ha dimostrato di essere un grande pilota ma, ripeto, ci sono delle regole, e se uno deliberatamente arriva con le gomme finite, bisogna che i commissari intervengano, soprattutto quando vengono penalizzati altri che stanno alle regole. Più chiaro di così! Qualcuno si potrà anche arrabbiare, ma vuol dire che la prossima volta ci penserà due volte e non ne farà di nulla».

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