Ancora in calo il settore della componentistica auto italiana, Avanti con speranza [ma senza FCA e Diesel]

Ancora in calo il settore della componentistica auto italiana, Avanti con speranza [ma senza FCA e Diesel]
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La filiera italiana dei componenti auto rallenta e non poco: -11,9% nel 2020 nonostante posizionamenti verso powertrain elettrici e ibridi. Non ci aiutano i grandi trend industriali, la politica e ora anche le materie prime
21 ottobre 2021

Parliamo di componentistica auto oggi e osserviamo i dati, poco gradevoli, dell‘Osservatorio componentistica automotive italiana. Rendendoci conto che vuoi per la pandemia e il rallentamento dell’economia, vuoi per altro, nel 2020 fatturato e addetti sono nuovamente in calo, pesante. Soffre in particolare Il Piemonte, storica zona dedicata alla componentistica che teme effetti preoccupanti.

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Serve Draghi?

Una filiera ormai con il peso della “vecchiaia” più che storica e matura, o reattiva. Non per colpa dei suoi attori, almeno in gran parte, ma per le tendenze internazionali e la politica, le tecnologie e i mercati, le aziende a monte che hanno spostato equilibri un tempo amici del Bel Paese. Le associazioni si appellano alla politica: gli imprenditori da soli non ce la possono fare, pur parlando di belle sfide degli anni Venti, a parole (elettrificazione, automazione, transizione tecnologica) servono poi investimenti, sia privati sia pubblici.

Il 2020 segna un calo dell’export della componentistica italiana del 15,3%, per un valore di 18,7 miliardi di Euro. Il 2021 porta graduali segni di ripresa, ma anche ulteriori incertezze, con l’acuirsi della crisi delle materie prime e della logistica. Si teme la nuova stretta sugli obiettivi di decarbonizzazione (pacchetto normativo ‘Fit for 55’) e lo shortage dei semiconduttori pare destinato a normalizzarsi solo nel 2023. Se la filiera automotive nazionale non viene aiutata nella riconversione, si vede grigio. Eppure Stellantis e la politica industriale italiana potrebbero fare qualcosa, le associazioni di categoria attendono ora programmi di sviluppo e attrazione investimenti diretti dall’estero, per la crescita di fornitori che attraverso l’internazionalizzazione possano fungere da traino per i “pezzi” meno avanzati della filiera verso l’upgrade dovuto. Staremo a vedere, non è facile ma nemmeno impossibile, con i fondi disponibili.

Numeri in ribasso

Intanto nei primi 9 mesi del 2021 la domanda di auto cresce ma non torna ai livelli pre-pandemia: +6,6% in UE, mentre in Cina +11%. In Italia le vendite sono previste in crescita dell’8,5% a 1,5 milioni di unità. Nel 2020 la fabbricazione di autoveicoli è diminuita in tutto il mondo, ma ancora una volta la Cina è il paese con il calo più contenuto (-2%). Rispetto al 2019, nel mondo sono stati prodotti oltre 14,5 milioni di veicoli in meno. La produzione industriale del settore automotive italiano nel suo complesso (anche carrozzerie e componenti) registra un calo tendenziale del 21% nel 2020 e chiude il consuntivo di gennaio-settembre a +43,9% su base annua (-8,6% rispetto allo stesso periodo del 2019).

L’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana descrive un universo di 2.203 imprese. Nel 2020 il volume d’affari è ulteriormente calato dell’11,9%, accompagnato dalla diminuzione del numero di addetti (-1,5%). Poca differenza, nei segmenti della filiera: riduzione del fatturato più modesta per Engineering & Design (-6,8%) specialisti aftermarket (-7,0%) e subfornitori delle lavorazioni (-9,6%). Calo sostenuto per gli specialisti, inclusi quelli del motorsport (rispettivamente -12,1% e -11,3%), sistemisti e modulisti (-12,6%) e subfornitori (-13,6%). Solo il 5% degli operatori ha denunciato un giro di affari sostanzialmente invariato, mentre le imprese in fase di crescita e quelle in contrazione risultano rispettivamente il 15% e l’80%, da cui deriva un saldo del -65%: valore peggiore nella storia dell’Osservatorio.

Stellantis e Tendenze

Prosegue il processo di progressiva riduzione della dipendenza da FCA, presente nel portafoglio clienti del 69% delle imprese, il valore più basso rilevato dall’Osservatorio. Così come i ricavi generati da commesse FCA (35,4% 2020 36,6% 2019 e 37,4% 2018). Interrogate sull’impatto dall’operazione Stellantis, sei imprese su dieci hanno dichiarato di non saper ancora dare un giudizio a evidenziare l’incertezza che pervade la filiera.

Per il 2021, le prospettive sono influenzate dall’aumento dei prezzi delle materie prime, ma anche dal generale rallentamento del quadro economico in Europa e dai problemi connessi alla scarsa reperibilità di componentistica di materie prime. Tuttavia, la filiera si attende un anno di ripresa: oltre i due terzi delle imprese convengono su una crescita del fatturato. Le motorizzazioni a benzina, per la prima volta nel 2020, vedono erodere in modo significativo la propria quota di mercato a beneficio dei powertrain elettrificati. Eppure, la percentuale di fornitori che si descrivono come posizionati sul comparto dei motori a benzina e diesel rimane molto elevata (rispettivamente 72,8% e 77,9% dei rispondenti). Resta consistente anche la percentuale di componentisti che si descrive come posizionata su metano e/o GPL (29,7%). Chi si posiziona esclusivamente sulle motorizzazioni diesel però, è solo l’11,2%.

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