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Il sistema è stato adottato prima nei paesi asiatici più colpiti e poi anche negli USA, dove spostarsi in auto è praticamente una scelta obbligata e c’è grande disponibilità di parcheggi molto ampi. Ma anche in Italia ed si sta iniziando ad eseguire il tampone “drive-through”.
Si tratta di un sistema, quello di effettuare il test sulla positività al Covid-19 in appositi punti di controllo rimanendo in auto, che permette di evitare ai sanitari gli spostamenti a domicilio, tenere lontano dagli ospedali quanta più gente possibile ed essere più veloci nella raccolta dei dati sui cittadini più a rischio.
Come dipendenti dei servizio sanitario, farmacisti, addetti alle casse di supermercati, Vigili del Fuoco e Forze dell’Ordine e tutti coloro che muovendosi da casa sono più esposti al rischio di essere contagiati. Il risultato viene poi comunicato al telefono della persona sottoposta all’esame.
Il governatore della Regione Veneto Luca Zaia, una delle regioni in cui si è avviato il “tampone a bordo” insieme ad alcuni centri dell’Emilia Romagna e delle Marche «è previsto il tampone a un campione casuale per strada, ma ci serve come spaccato statistico di una comunità». La rilevazione è in corso per coloro che sono diretti all’ospedale di Treviso, ma si pensa di estendere il modello su aree più ampie.
Qualche giorno fa la sperimentazione con i check point è partita anche a Bologna, a San Lazzaro. I sanitari si iniziativa dell’Ausl hanno eseguito un tampone ogni cinque minuti, 12 all'ora, un ritmo che consente di aumentare la capacità di effettuare tamponi razionalizzando allo stesso tempo l'utilizzo delle risorse professionali e dei dispositivi di protezione degli operatori sanitari coinvolti.