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Poco importa saperlo, alla massa che si impegna più sui social che nelle attività classiche del “vecchio mondo” riconoscendo a Elon Musk solo grandi meriti. Non che non li abbia, ma ora la sua Tesla, finalmente, è un’azienda finanziariamente degna di definirsi in utile. È quasi maggiorenne la società regina dei mercati pur senza esser sempre stata così “sana” (economicamente) ed era ora. Dopo una vita di eccessi da leverage, Tesla chiude il 2020 con utile, di un certo peso: 721 milioni di dollari, a fronte di ricavi per 31,5 miliardi.
Gli indici classici del bilancio per l’azienda di auto elettriche americana puntano verso il sereno, dopo anni di perturbazioni e critiche dagli amanti delle vecchie teorie finanziare. Ci sono utili per azione, anche se non esagerati come alcuni fantasticavano (0.80 $). Un MOL di 5,82 miliardi, al 18,4% dei ricavi. E la tanto irrazionale e altalenante (in passato) capitalizzazione di mercato fluttua intorno agli 800 miliardi. Elon, quello che si diceva facesse e dicesse di tutto per trovare finanziatori, ora ha liquidità: oltre 19,4 miliardi.
Da cosa derivano i conti più buoni del solito per Tesla, nell’anno in cui il mondo ha cessato di vivere come in passato? Non solo il mezzo milioncino di auto elettriche vendute, ma soprattutto i crediti ambientali. Sono quelli che Elon passa anche alla Fiat, ad FCA e altre Case auto assetate di “ossigeno” per compensare le proprie emissioni medie: circa 1,6 miliardi. Vero è che questa situazione, favorevole a Musk che vende solo auto a emissioni zero, potrà mutare con l’evolversi di produzioni più seriamente “CO2 free” dei costruttori classici, ma intanto.. Sono soldi, per Tesla.
Soldi che non finiscono certo solo ad arricchire chi è già pubblicamente tra i ricchissimi, o i suoi soci. Tesla continua a investire cercando vantaggio competitivo: ricerche su batterie e modelli, con produzioni che partiranno presso nuovi stabilimenti tra cui quello in Germania. Proprio la pandemia, vista da un altro lato, ha messo freni a chi lo rincorreva mentre lui, dopo anni di perdite, inanellava il sesto trimestre di fila in utile. Il 2021 appena cominciato potrebbe avvicinare Tesla al tanto ambito target: sfornare 1 milione di veicoli l’anno? Secondo chi specula sulle sue azioni no, visto che addirittura si prevedeva di meglio. In ogni caso quando accadrà, anno più o anno meno (più facile sia il 2022) saranno moltissimi gli intenditori di auto con la vista meno lunga di quanto credessero a dire “Eppure quando vista la prima volta… Quella Tesla, sembrava una roba impressionante ma non certo da comprare!”. Da comprare, il prima possibile, sarebbero state le azioni.
Ora il futuro è tracciato ma non così certo, per le finanze Tesla. Solide se rimane la spinta oltre la media e Musk ambisce a un tasso di crescita ancora forte, che gli altri si sognano: 50% annuo, potendo. Però i fattori su cui si è costruita l’immagine e l'appetibilità della Casa, cominciano a non essere più così esclusivi, facili da percepire. Si parla quindi di novità inaudite, tra qualche anno però prima, forse, oltre che fare la guerra a VW con Model 3 scontate e Model 2 native low-cost, piuttosto che ai Premum con le Model "elitarie" si potrebbe concedere licenze. Per fare giustamente cassa con quanto ad altri costerebbe troppo farsi in casa, ma servirà, per rendere percepito maggiormente il valore delle soluzioni Tesla: l'Autopilot magari (guida autonoma Tela su auto di altri) e l'Autobidder (sistema a intelligenza artificiale con gestione di mega-batterie esterne alle vetture, come in casa). Sistemi presenti nei modelli e nelle produzioni altrui, ma con genesi e diritti pagati che rimandano al buon Elon. Lui così continuerebbe a sviluppare re-investendo, o meglio facendo re-investire e se il calderone gira bene, anche guadagnare.