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Vent’anni fa, quando l’elettrico era solo un vezzo per pochi, Smart era nata da poco e si apprestava a conquistare i centri cittadini con utilitarie dalle dimensioni dimezzate rispetto ad una macchina normale. Semplicissime da parcheggiare, ben costruite e reattive alla guida, le Smart divennero in breve un fenomeno impossibile da ignorare. Ma se è vero che oggi tutte le vetture del marchio sono rigorosamente elettriche, è altrettanto vero che non sempre è stato così. Nel 2003 (e fino al 2005) Smart infatti presentò la Roadster, una due posti sportiva costruita con l’obiettivo di divertire senza troppi pensieri. Equipaggiata da un tre cilindri da 0,7 litri e 82 cavalli, puntava tutto sulla leggerezza e su di un design tipico delle sportive d’epoca.
Le vendite però non andarono come previsto e così, negli anni a seguire, Smart propose tutta una serie di versioni speciali (tra cui la Bluewave e la MTV-Roadster) fino ad arrivare all’atelier Brabus, tuner da sempre specializzato in vetture a marchio Mercedes. Il lavoro dei tecnici tedeschi non accettò compromessi, arrivando a costruire un’auto - la Smart Coupé Brabus - più unica che rara.
Il primo intervento fu sul motore: Brabus prese due propulsori standard e li combinò in un V6 da 1,4 litri biturbo da 220 cavalli per poi rimuovere la finestratura posteriore con l’obiettivo raffreddare meglio il motore. Al contempo, il bagagliaio anteriore venne sacrificato per far spazio al serbatoio di benzina, mentre il peso fu ridotto ad appena 840 chili. In questo modo la piccola Smart riusciva ad accelerare da zero a 100 Km/h in meno di cinque secondi, per poi superare di slancio i 230 Km/h di velocità massima. A completare il trattamento c’erano poi sospensioni e freni rivisti, cambio al volante e la verniciatura tassativamente rossa. Di produzione in serie non se ne parlò per nulla: la Smart Coupé Brabus venne costruita in soli 10 esemplari e venduta ad un prezzo vicino ai 300.000 euro.