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«I nuovi servizi devono poter trovare nuove strade, non muri»: è quanto sostiene Paolo Martinello, presidente della Fondazione Altroconsumo, a proposito della ordinanza del Tribunale di Milano che lo scorso 26 maggio ha messo al bando UberPop, ovvero il servizio di Uber che permette a qualunque proprietario di un'automobile (soddisfacendo comunque alcuni requisiti) di trasformarsi in tassista.
Per Martinello, infatti «la concorrenza di UberPop va regolamentata e l'azienda dovrebbe alzare molto il livello di controllo sul servizio. Ma serve una nuova legislazione perché ad oggi c'è il rischio che i giudici prendano decisioni di questo tipo sulla base della regolamentazione che esiste al momento». Per questo motivo l'organizzazione di consumatori (che conta oltre 370.000 soci) ha depositato l'atto di appoggio al reclamo di Uber davanti al giudice a Milano.
Sembra questo il caso che ha portato i giudici di Milano a concedere 15 giorni di tempo a Uber per oscurare il servizio UberPop, ma anche all'Autorità per la Regolamentazione dei Trasporti ad esprimersi nei giorni scorsi con una proposta a Governo e Parlamento per una legge che da un lato regolamenti le nuove attività della “sharing economy” attualmente assenti nel nostro ordinamento e dall'altro offra a tassisti ed NCC maggiore libertà e flessibilità nella definizione di tariffe ed estensione del servizio.
«Siamo tutti d'accordo e sappiamo benissimo che chi fa UberPop non è un tassista e chi usa UberPop non è un utente che userebbe un taxi tradizionale. Secondo me sono due cose da tenere distinte. Si conferma la necessità che la politica si occupi con le dovute cautale di queste nuove forme di sharing economy o di condivisione dei servizi. Il rischio è che come oggi è stata colpita Uber, domani possano essere colpiti servizi simili come CoContest dagli architetti, dopodomani i servizi di scambio dei lavori domestici e dopodomani ancora AirBnB», sostiene Martinello.