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La mossa dei dazi USA ed Europa dovrebbe, in effetti, arginare il fenomeno, ma potrà non bloccarlo del tutto. Sia perché le principali aziende dell'automotive del Dragone hanno iniziato a spostare i loro stabilimenti in Europa – in certi casi lo hanno già fatto – sia perché il mondo non inizia e finisce in Occidente. Spieghiamo meglio: le EV cinesi che non dovessero riuscire, a causa dei costi eccessivi, a fare breccia nel mercato Ue, sposterebbero il loro raggio d'azione ad altre latitudini. Dove? Nei Paesi in via di sviluppo, tra sud-est asiatico e America Latina, ad esempio. Intercettando la richiesta di molti governi, desiderosi di affidarsi alla mobilità elettrica e al contempo di rinnovare gli inquinanti parchi auto dei propri cittadini. I numeri, al netto di dazi e tariffe, sono però emblematici. Secondo la società di consulenza AlixPartners, le case automobilistiche cinesi continueranno la loro rapida espansione al di fuori della Cina e conquisteranno il 33% del mercato automobilistico mondiale entro il 2030.
Nonostante le sfide a breve termine in alcuni mercati, e sulla base delle attuali impostazioni politiche, entro il 2030 circa un auto su tre sulle strade del pianeta apparterrà ad un marchio cinese, rispetto a circa il 21% di oggi (una su cinque). Siamo di fronte ad una tendenza potenzialmente allarmante per i produttori occidentali, visto che i loro affari non si limitano soltanto ad Europa e USA. Insomma, le case automobilistiche che hanno tradizionalmente dominato il mercato delle quattro ruote devono rivedere i loro metodi, pena il rischio di sprofondare nell'irrilevanza internazionale. "Le case automobilistiche che si aspettano di continuare ad operare secondo i principi del business as usual sono destinate a qualcosa di più di un brusco risveglio: sono dirette verso l'obsolescenza", ha spiegato Andrew Bergbaum, co-leader della divisione automotive e industriale di AlixPartners. Non è folle sostenere che la rivoluzione in atto nell'industria automobilistica globale sia guidata dall'incredibile - e un tempo impensabile - maturazione delle Case automobilistiche del Dragone.
Gran parte della crescita dei colossi dell'automotive del Dragone avverrà nell'enorme mercato cinese, dove i produttori locali hanno superato i player europei e americani. Attenzione però, perché i giganti di Pechino si stanno preparando per una seria espansione globale, non limitata all'Europa. Al di fuori della Cina, la loro quota di vendite di veicoli dovrebbe salire dal 3% di quest'anno al 13% nel 2030. Per mettere in prospettiva l'ascesa epica della Cina, negli ultimi anni il paese ha superato Germania e Giappone diventando il principale esportatore di veicoli al mondo. Tra il 2024 e il 2030, AlixPartners ha previsto che la quota cinese delle vendite di auto nordamericane salirà da appena l'1% al 3%. Del resto, al momento, gli Stati Uniti ricevono solo poche importazioni cinesi, tra cui la Polestar 2 EV, Buick, Lincoln e Volvo. L'Europa, come abbiamo visto, si sta blindando (ma potrebbe essere tardi). La vera e propria partita sulle EV made in China si giocherà nel resto del pianeta. Se i marchi cinesi conquisteranno i mercati dei Paesi in via di sviluppo, ma più in generale mercati extra Ue e Usa ci troveremmo di fronte ad un gioco a somma zero. Insomma, l'espansione cinese avverrà a discapito dei concorrenti occidentali.