Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Nelle scorse settimane, con l'occasione dell'anniversario per i 50 anni Alfasud, abbiamo aggiunto un articolo ai nostri tanti che parlano di questo modello ripercorrendone in sintesi gli elementi tipici. Una vettura che aveva tanto di buono, per se poco amata a fine carriera e poi quasi dimenticata, svalutata in tutti i sensi nei decenni, troppo.
Vale invece tanto quel progetto italiano, soprattutto rivisto oggi e ha solo qualche pecca, evidente ma da ridimensionare quando si pensa alle condizioni che portarono alla nascita addirittura di una struttura delicata: Industria Napoletana Costruzione Autoveicoli Alfa Romeo. Perché Alfasud era un’auto totalmente nuova da farsi in uno stabilimento che partiva insieme a lei, nelle quattro ruote. Un luogo il sud Italia, che anche ora diversamente da allora ma ha bisogno, di lavorare e sviluppare perchè no: l’automotive nazionale, potendo.
Viene da pensare per motivi diversi, della rivoluzione elettrica, che oggi a 50 anni di tempo le condizioni ci sarebbero ancora, non facili, per dare via a un nuovo passo che sdogani certe produzioni veicolistiche in Italia: modello “di valore” ma accessibile, personale nella tecnica 100% tricolore. “Tutta sua zia Giulia” come citavano certe battute del tempo, peccato che questo non accade e non accadrà. Perché il prossimo nuovo modello popolare di Alfa, per il segmento B, sarà un Crossover fatto in Polonia.
Comunque l'occasione ci viene buona per dire che anche solo osare pianificarlo, un nuovo progetto come Alfasud, sarebbe una grandissima cosa per il Bel Paese dell’auto, potendo. Non è facile, non ci sono più tutte le condizioni necessarie e ci vogliono investimenti pesanti. Allora ci mise mano la stessa politica, facendo sia del bene sia forse anche del male. Nel “male” certamente c'è quello del danno d'immagine all’Afa Romeo, immagine resa un po' troppo arrugginita. Proprio la ruggine, tallone d’Achille spesso associato alle Alfasud, si associa a brutte battute come quella dei metalli scadenti, presi in Russia, o altro.
In un’intervista d'epoca alla massima dirigenza Alfa invece, diffusa in questi giorni al Museo Alfa Romeo, si comprende come quella brutta faccenda che fece clamore e tolse il sonno a qualcuno, era dovuta unicamente a condizioni produttive non corrette. I progetti e tutto il resto messo in stabilimento era OK. Lo scoprirono quelli di Alfa Romeo “nord” quando andarono apposta per chiarire le causa del danno. Erano molti i problemi nel personale, con imperizie e carenza di formazione all’inizio, scioperi minimi ma frequenti. Poi le stesse procedure, con impurità nei bagni di trattamento e fermi di alcune fasi che esponevano all’umidità i materiali “a metà” lavorazione.
Materiali che, hanno chiarito da Alfa, erano i medesimi usati ad Arese: lamierati, acciaio da Taranto e vernici di qualità, anzi, certi macchinari all’Alfasud erano anche più nuovi. Insomma la ruggine non era perché Alfasud fosse “meno” di Alfa Romeo in partenza, nel progetto, ma per dettagli locali. Causati forse anche da certe assunzioni al posto di chi era stato selezionato dall’Alfa Romeo, per necessità politiche e sociali.
Un danno temporaneo all’immagine Alfa che nessuno vuole tirar fuori, salvo gli amanti. Quelli che gioiscono della ricorrenza, evidenziando le buone doti di spazio e guidabilità di quella trazione anteriore con i cilindri sdraiati. Eppure oggi è ancora facile ascoltare quella la battuta, sulla ruggine, mentre non dovrebbe essere specie per i modelli di generazione seguente poi corretti. È facile anche trovare a buon prezzo qualche esemplare, di Alfasud. Visto che il suo valore storico e tecnico è sempre rimasto basso.
Non dovrebbe essere del tutto così. Considerando la portata industriale e sociale del progetto, i molti personaggi (Luraghi, Hruska, Chirico e Giugiaro, ma non solo) e le attività coinvolte. Per non parlare dei volumi di vendita: Alfa più venduta di sempre. Non è da poco, per la storia dell’Alfa e d'Italia che produceva auto italiane in casa.
Chi è riuscito a far parlare di sé recentemente, grazie All’Alfasud è però uno straniero. Ingegnere inglese amante dell’Alfasud ma anche dei BEV, che ha realizzato il restomod elettrico.
In Inghilterra gira infatti con la propria Alfasud di fine anni Settanta restaurata, convertita all’elettrico per una spesa di circa 10mila euro e capace di una resa di 148CV (molti più del boxer 1.2 d’origine). La batteria 40 kWh è derivata da Nissan Leaf, dati una serie di limiti tecnici della vettura, non regala grande autonomia, ma il possessore ha di che divertirsi.
Alfa Romeo
Corso Giovani Agnelli, 200
10135 Torino
(TO) - Italia
800 253 200
https://www.alfaromeo.it/
Alfa Romeo
Corso Giovani Agnelli, 200
10135 Torino
(TO) - Italia
800 253 200
https://www.alfaromeo.it/