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E’ un momento particolare quello attraversato da Alfa Romeo: se è vero infatti che è stato il marchio che per primo ha beneficiano del nuovo corso del Gruppo Fiat, già con le fortunate 156 e 147 e più recentemente con la 159, la Brera e Spider, è altrettanto vero che questo slancio di rinnovamento rischia di fermarsi sul più bello, proprio quando sarebbe il momento di raccogliere i frutti del duro lavoro – anche in termini di immagine – portato avanti negli ultimi anni.
Colpa, probabilmente, dell’esigenze di ponderare con grande attenzione gli investimenti in un momento finanziariamente delicato per il Gruppo, ma ora che le cose vanno meglio a Torino anche per il Biscione è pronto un piano destinato finalmente a completarne e ampliarne la gamma, anche se non a brevissimo termine.
La prima novità è infatti una coupè compatta attesa sul mercato nel 2008 con un listino che dovrebbe partire dai 16 mila euro. Caratterizzata da una linea aggressiva e filante, potrebbe anche rispolverare il mitico nome Junior.
La 149, invece, erede della 147, arriverà solo nel 2009, dunque con un ritardo colpevole che si sarebbe dovuto e potuto evitare. La vettura, caratterizzata da dimensioni extralarge per il segmento C, avrà una linea decisamente sportiva, quasi da coupè a quattro porte, e potrà contare sulla nuova generazione di motorizzazioni benzina e diesel attese per i prossimi anni.
E un’ammiraglia destinata finalmente a rispondere alla concorrenza tedesca nel segmento E? Finalmente si farà, ma arriverà solo alla fine del 2009: stilisticamente riproporrà le linee tipiche del Marchio, con una lunghezza che sfiorerà i 5 metri e prezzi compresi tra i 40 e i 55 mila euro.
Nel 2010 è invece previsto l’arrivo di una cross-over, anch’essa dalla marcata impostazione sportiva, con una carrozzeria lunga circa 4,6 m e prezzi compresi tra i 28 mila e i 45 mila euro.
Nessuna notizia, invece, per le tanto attese versioni GTA di 159 e Brera, di cui a nostro avviso il marchio avrebbe un gran bisogno, non tanto per i possibili numeri di vendita (per forza di cose molto limitati) quanto per l’immagine che questi modelli garantiscono al marchio, come insegnano i modelli M di BMW ed RS di Audi, rispetto ai quali del resto la casa italiana paga ancora un certo vuoto di motorizzazioni nei segmenti medio-alti, oltre ad una gamma molto più ristretta.