Alfa Romeo -23%: quel numero non spaventa, delude. Ma il vento sta cambiando (forse)

Alfa Romeo -23%: quel numero non spaventa, delude. Ma il vento sta cambiando (forse)
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I numeri di Alfa Romeo nel periodo gennaio-marzo 2020 vs 2021 segnano la decrescita maggiore in un mercato auto che invece è cresciuto mediamente di 28 punti percentuali. I motivi sono tanti ma la delusione è tanta, soprattutto per quell'ennesimo rilancio mancato. Ma il vento sta cambiando e quei numeri, si spera, saranno solo un brutto ricordo...
14 aprile 2021

Che fossero momenti difficili per alcuni brand dell’auto era abbastanza evidente da tempo ma è quando si toccano con mano i numeri che ci si accorge realmente di come, spesso, il problemi non siano solamente legati alla pandemia covid-19 ma anche ad una gestione tutt’altro che perfetta in termini di vendite ma anche di progettazione della gamma. Con ricadute non solo per le aziende coinvolte ma anche per tutto l’indotto che le aziende sostengono attraverso il loro lavoro.

Molto interessante a riguardo è la tabella mostrata nel corso della presentazione della gamma 2021 Suzuki relativa ai dati di crescita negli ultimi 12 mesi, sviluppata attorno ai dati UNRAE. Incredibile la crescita di Suzuki nel periodo gennaio/marzo 2021 vs stesso periodo 2020 (+67,6%) ma allo stesso modo anche la decrescita di Alfa Romeo fa lo stesso effetto, purtroppo in modo negativo.

A fronte di una crescita media del mercato del 28,7%, infatti, il dato di -23,5% fatto registrare dal Biscione lascia davvero di stucco e fa capire come (ovviamente) il notevole sostegno comunicativo della delle GTA e GTAm non sia bastato per far galleggiare un marchio che ad oggi conta in gamma due soli modelli (Giulia e Stelvio) con una ormai obsoleta Giulietta in perenne fase di phase out e due modelli, come Giulia e Stelvio, che vantano certamente i migliori telai al mondo nel contesto della loro categoria ma non una gamma di prodotto in linea con le aspettative dei clienti: dal 2016 ad oggi le cose sono molto cambiate ed anche limitandosi alle sole due rappresentanti attuali del brand non si è mai realmente capito il motivo strategico per cui non siano state lanciate - almeno di questi due modelli - le varianti Station Wagon (Giulia) e Coupé per Stelvio. Senza considerare poi che la piattaforma modulare Giorgio avrebbe potuto dare vita ad una enorme gamma di vetture compresa la Giulietta a trazione posteriore (e integrale) o le berline ed i SUV nell’alto di gamma.

Alfa Romeo Giulia 2021
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Purtroppo nulla di tutto questo ed oggi, nei numeri, si legge non solo l’abbandono di un  rilancio atteso ed annunciato nel giorno dei festeggiamenti per i 105 anni di storia Alfa Romeo ma si capisce anche come ci si attenda un nuovo rilancio sotto il cappello di Stellantis che passi per la SUV di segmento C su piattaforma Compass (Brennero, prodotta in Italia a Pomigliano) e il suvvino di segmento B evidentemente su base PSA che invece sarà realizzato in Polonia (Tichy). Certo “poca roba” per l’appassionato che da Alfa Romeo pretende una reale concorrenza vs brand che vanno da BMW fino a Porsche, ma per ripartire servono i numeri e certamente questi due prodotti daranno quella linfa e quella convinzione ai manager per investire *anche* su prodotti diversi, che sappiano creare emozione attingendo da una storia che va oltre il secolo e che si fregia di un “librone” immenso in cui le prime pagine vedono un certo Enzo Ferrari recitare il ruolo di pilota e di “team manager” delle Rosse di Arese.

Per il rilancio si parla di un periodo lungo, ma tutto inizierà nel corso del 2022 con Tonale per poi proseguire nel 2023 con Brennero e altri modelli che arriveranno: interessante, a riguardo del fatto che Alfa Romeo non può limitarsi a fare SUV e auto da trasporto “normale”, la volontà del nuovo top management di rallentare la realizzazione di Tonale per migliorare la performance del SUV che era atteso - come lancio - a fine 2021 per poi arrivare in concessionaria nel 2022. A questo punto qualche mese fa poca differenza e fa piacere che Imparato e il suo team abbiano in mente un concetto così strettamente legato alla storia di Alfa per gettare le basi del futuro: un momento che si spera molto più lungo ed articolato rispetto all’ultimo rilancio targato FCA laddove le auto di volume siano realmente in grado di assicurare uno sviluppo verso universi che permettano di sostenersi - elettrico, ibrido e SUV - ma anche di far risplendere quel marchio laddove cova la passione per la prestazione e la performance.

Perché il ferro è tutto uguale e la progettazione e ormai buona per tutti ma quel logo Alfa Romeo più che una bandiera è un valore che rende quegli oggetti a quattro ruote più speciali di altri: in pochi l’hanno saputo capire negli ultimi 40 anni ma con Imparato e Tavares la possibilità che questo accada inizia a concretizzarsi. E noi lo speriamo perché non è tanto quel -23% a spaventare quanto l’abbandono di un progetto da cui, poco più di un lustro fa, ci si aspettava qualcosa di diverso e che ha dato vita a due sole perle. Sempre bellissime ma troppo lontane dalla realtà di un mercato che in poco tempo ha stravolto le proprie logiche.

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