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“Ci sono voluti un po’ di giorni per capire cosa fosse successo. Sapevamo che si trattava di una gara storica e importantissima per noi e per la Ferrari. Ma ci sono tante cose da fare dopo: l’incontro con i media, con i nostri ospiti. Quando sono tornato a casa e ho festeggiato con gli amici e la mia famiglia mi sono finalmente reso conto di quello che avevamo fatto”. L’11 giugno del 2023 la vita di Alessandro Pier Guidi è cambiata, anche se ancora non se ne rendeva conto. La portata della storica vittoria alla 24 Ore di Le Mans della Ferrari 499P che ha condiviso con Antonio Giovinazzi e James Calado ha avuto un’eco mediatica tale da trasformarli in eroi.
Avrebbe potuto finire molto diversamente, questa prima Le Mans della Ferrari nella classe regina dopo cinquant’anni di assenza, se Alessandro non avesse mantenuto la calma quando la sua 499P ha cominciato a fare le bizze, ammutolendosi due volte durante la sosta, l’ultima delle quali a soli 23 minuti dal termine della corsa. “Ho cercato solo di risolvere il problema e di stare tranquillo. Agitarsi non è mai utile in queste circostanze. Sapevamo che c’era una procedura per risolvere l’inconveniente e ho cercato di eseguirla nel miglior modo possibile per ripartire”, ci ha raccontato in occasione delle Finali Mondiali del Mugello, una festa Rossa di cui è stato uno dei grandi professionisti.
Il suo atteggiamento incredibilmente razionale di fronte a un problema che avrebbe potuto avere conseguenze catastrofiche svela la forma mentis di Pier Guidi, che è ingegnere meccanico. Quando glielo facciamo notare, Alessandro abbozza: “In Ferrari ci sono tantissimi ingegneri molto più bravi di me, e quindi non metto mai in discussione l’aspetto tecnico. Cerco di fare il mio lavoro e non quello degli altri”. Pier Guidi, però, riconosce che la sua istruzione ha un peso. “Quello che ti insegnano gli studi è il metodo di lavoro, l’approccio. La mia preparazione, poi, mi consente di capire certe dinamiche della vettura che altri piloti mettono in atto senza però comprendere a che cosa sono dovute”.
La sua impostazione da ingegnere è stata fondamentale nel progetto della Hypercar 499P. Tanto da portarlo ad essere il primo a guidarla in pista, a Fiorano nel luglio del 2022. “Avendo condotto lo sviluppo al simulatore della 499P, la cosa importante è stata capire subito se ci fosse correlazione tra il virtuale e la pista. Non avendo avuto a disposizione la macchina fino a quel momento, non avevamo potuto farlo. I primi giri sono stati fondamentali per capire quanto fosse stato buono il lavoro svolto fino a quel momento. E la risposta è stata molto positiva”.
Pier Guidi, 40 anni a dicembre, ha dalla sua una grande esperienza nelle corse di durata con le GT. Nel suo CV ci sono due vittorie alla 24 Ore di Le Mans con la Ferrari 488 GTE, nel 2019 e nel 2021. Trascorsi, questi, che lo hanno aiutato molto nel suo nuovo percorso con la 499P. “Alla fine la gara non è molto diversa – osserva -. Cambiando categoria la differenza più grande probabilmente, è il fatto che, appartenendo alla clase più lenta, prima eravamo abituati a farci sorpassare dagli altri, cercando di perdere il minor tempo possibile. Adesso invece siamo noi quelli più veloci, che devono sopravanzare gli altri. Per il resto la gestione della gara in sé resta la stessa, e quindi l’esperienza accumulata negli anni precedenti ci è servita moltissimo”.
Ma quanto è ampio il salto prestazionale da una GT a una Hypercar come la sua 499P? “È abbastanza grande, ma non è così ampio come quello tra le GT e le LMP1 di una volta. Nelle curve a bassa velocità il feeling non è così diverso, mentre a media e alta velocità cambia molto, la vettura è molto più veloce. Specialmente a Le Mans ti rendi conto di quanto stai andando forte”. E le LMH sono sofisticatissime: “Sono vetture con tantissima elettronica. Il volante non è un vero volante, ma un computer. È molto complesso e ci sono tanti parametri da gestire durante la gara. Vieni aiutato dal box, ma molte cose vanno gestite in autonomia. Bisogna essere estremamente concentrati, e in tutto questo bisogna anche andare forte”.
Essere veloce per Pier Guidi non è certo un problema. Così come non lo è mantenere viva la speranza mondiale, ridotta al lumicino all’ultima gara stagionale, in programma in Bahrain questo fine settimana. “Non è nelle nostre mani – ammette Alessandro -. A livello di performance nelle ultime gare siamo stati molto in difficoltà. Il Fuji è la pista più lenta in calendario ed è quella su cui abbiamo avuto più difficoltà. Realisticamente dovremo basarci un po’ sulla fortuna. Deve succedere qualcosa a Toyota per poter essere della partita. Abbiamo tanti punti di distacco, ma non molleremo fino all’ultimo giro. Nelle gare di Endurance può succedere di tutto, basti pensare a quello che è successo a Le Mans sia a Toyota, che a noi. Cercheremo di fare il nostro meglio per portare a casa il titolo”.
Poi sarà tempo di pensare al 2024, e all’evoluzione della 499P. La Ferrari potrà intervenire da regolamento solo sfruttando dei gettoni per lo sviluppo, fortemente limitato dopo l’omologazione. Ma Pier Guidi come li spenderebbe? “Questa è una domanda che ci poniamo anche noi piloti. Non è semplice, perché la macchina di base è buona. Soffriamo un po’ nelle piste medio lente, ma il problema è che la coperta è sempre corta. Preferiamo andare veloci su tracciati lenti o su quelli veloci?”.
“Il campionato è importante – sottolinea - ma Le Mans è la gara delle gare ed è una pista sostanzialmente fuori schema rispetto alle altre in calendario. Essere veloci su tutte le piste senza perdere smalto a Le Mans è un esercizio molto complicato. Bisogna intervenire nei punti giusti. Non abbiamo bisogno di rifare la macchina, è già molto competitiva. Durante l’inverno dovremo fare un buon lavoro per non perdere i punti forti eliminando quelli deboli”. Intervenire su una vettura non andando a snaturarne l’equilibrio non è un esercizio semplice, come ci insegnano casi recenti in F1.
Indissolubilmente legato alla Formula 1 è il mito di Alessandro. “Il mio idolo era Ayrton Senna, e lo rimane ancora oggi. Nel 1994 soffrii molto, ma resta nei miei ricordi e rappresenta un punto di riferimento inarrivabile”. Come ogni campione che si rispetti, però, Pier Guidi ha ancora fame di vittorie. “Non mi pongo limiti. Se alcuni anni fa mi avessero detto che avrei colto una vittoria assoluta a Le Mans avrei pensato che sarebbe stato molto complicato perché in quel periodo non c’era il programma attuale. Non si sa mai cosa riserva il futuro. Io cerco di fare il mio meglio. Mi piacerebbe anche vincere il mondiale per chiudere il cerchio con l’Hypercar”. Da Tortona, Alessandro è arrivato sul gradino più alto del podio a Le Mans. Fermarsi qui, dopotutto, sarebbe davvero un peccato. Perché la fame di vittoria vien mangiando. E a Pier Guidi l’appetito non manca.