Alcol e giovani, un binomio ad alto rischio per cui si fa troppo poco

Alcol e giovani, un binomio ad alto rischio per cui si fa troppo poco
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L’abuso di alcol tra i giovanissimi oggi in Italia uccide 20.000 persone all’anno. Un medico abituato alla prima linea mette la sua conoscenza a disposizione dei ragazzi per non cadere in trappola
23 settembre 2013

«La mia esperienza personale vissuta al fianco di tanti ragazzi ridotti male per aver bevuto troppo è stata in alcuni casi così traumatizzante che mi ha fatto capire l’importanza di trasmetterla ai giovani per farli partecipi dei rischi che si corrono quando si esagera con l’alcol. Così ho cominciato ad andare in giro per le scuole medie superiori di Milano e della provincia a raccontare quello che mi era capitato. Ora ho deciso di metterlo anche nero su bianco per raggiungere un numero maggiore di studenti. Così è nato questo libro, nel quale descrivo i casi clinici di due giovani alcolisti».

Con l’alcol non si scherza. In questo libro il professor Luigi Rainero Fassati, chirurgo di fama internazionale esperto nei trapianti di fegato e da anni impegnato nelle scuole nella lotta contro l’alcol, racconta nel libro "Mal d'alcol" (Salani) due storie vere, da lui vissute in prima persona, esemplari e ricche di spunti di riflessione. Nella prima si parla di Alex, 18 anni, che vive il dramma della dipendenza dall'alcol. Nella seconda, invece, la protagonista Viola, per una bravata dimostrativa, va in coma per overdose. L’autore mette la sua straordinaria esperienza al servizio dei giovani, dando preziose indicazioni su come riconoscere, combattere ed evitare questa dipendenza.

Prof. Fassati:
Occupandosi da molti anni di patologie del fegato, in che percentuale l’alcol è stata la causa principale delle malattie dei pazienti ricoverati presso la sua struttura?

«Circa per un terzo dei casi».

fassati
Luigi Rainero Fassati, medico, già direttore del dipartimento di Chirurgia e dei Trapianti all’ospedale Policlinico di Milano e professore ordinario di Chirurgia all’Università di Milano. E’ stato a lungo a Pittsburgh, negli Stati Uniti, dal pioniere del trapianto di fegato, Thomas E. Starzl, che con i suoi insegnamenti gli ha permesso di iniziare un nuovo programma di trapianti anche in Italia (foto: Girella)

 

Fino a che età si considera ancora giovane un fegato e perché l’alcol è più nocivo sulle persone che appartengono a questa fascia?
«Il fegato è un organo molto speciale che ha il privilegio di non invecchiare e anche una persona di 80 anni può avere un fegato perfettamente funzionante. Nei giovani e nelle donne però l’assunzione di alcol è molto più dannosa perché il loro fegato contiene meno alcoldeidrogenasi che è l’enzima capace di scindere la molecola dell’alcol che è tossica in acqua e anidride carbonica che sono sostanze innocue che vengono naturalmente eliminate dai reni e dai polmoni».

E’ vero che l’alcol è causa di morte superiore anche agli incidenti stradali e che anche per questo motivo si fa troppa poca comunicazione di questo problema?
«Nei giovani l’alcol è la prima causa di morte e la principale fonte di incidenti stradali. Circa 2600 ragazzi ogni anno muoiono per guida in stato di ubriachezza. La comunicazione purtroppo è veramente insufficiente e, a peggiorare le cose, subentra la pubblicità che esalta gli alcolici e spinge a bere».

Alcol e guida, un mix micidiale?

«Assolutamente. L’alcol infatti rallenta i riflessi, altera la capacità visiva, da’ una valutazione errata delle distanze, provoca sonnolenza o una esaltazione che spinge il guidatore a raggiungere velocità pericolose, fare sorpassi arrischiati, non rispettare le precedenze e i semafori, rende l’occhio più sensibile all’abbagliamento dei fari. Guidare quando si è bevuto troppo significa METTERE A RISCHIO la propria vita, quella dei passeggeri e quella di ignari e astemi individui che senza alcuna colpa vengono coinvolti in incidenti stradali».

Quanti giovani è già riuscito a raggiungere con le sue lezioni nelle scuole in questi anni e come vorrebbe che le istituzioni cominciassero a combattere seriamente questa battaglia?
«Per ora circa 25000, ma vorrei raggiungerne molti di più. Per questo ho scritto “Mal d’alcol” nella speranza che tanti ragazzi e genitori leggano i casi veri e drammatici che descrivo e che riguardano giovani che hanno abusato dell’alcol. Vorrei che le istituzioni rendessero obbligatorie alcune lezioni in tutte le scuole per informare dei rischi gravissimi che si corrono quando si esagera con l’alcol e vorrei che almeno sulle bottiglie di vino, di birra e di superalcolici ci fosse scritto che l’alcol fa male come avviene per le sigarette. Mi complimento comunque con Automoto.it che promuove questa campagna contro l’alcol e vi ringrazio di avermi dato spazio.»

Mi sono accorto con stupore e rincrescimento che i giovani sono quasi del tutto disinformati sia su cosa succede quando si bevono alcolici, sia sulle conseguenze dannose immediate e a distanza che inevitabilmente accadono quando si beve troppo


Che opinione si è fatto relativamente all’attenzione che i giovani dedicano a questa problematica avendo girato così tante scuole in questi ultimi anni? Sono più o meno responsabili di quanto si possa pensare?
«Mi sono accorto con stupore e rincrescimento che i giovani sono quasi del tutto disinformati sia su cosa succede quando si bevono alcolici, sia sulle conseguenze dannose immediate e a distanza che inevitabilmente accadono quando si beve troppo. Sono invece molto soddisfatto dell’attenzione che gli studenti prestano alle mie lezioni. Anche nelle classi più turbolente, dopo un iniziale brusio e disordine, subentra il silenzio e vedo gli occhi di tutti fissi su di me. Credo che questo dipenda dal fatto che io non parlo di teorie, ma di casi clinici realmente vissuti e allora i ragazzi si sentono più partecipi e coinvolti. La mia speranza è che le mie parole servano a renderli più responsabili.»

Luigi Rainero Fassati, medico, già direttore del dipartimento di Chirurgia e dei Trapianti all’ospedale Policlinico di Milano e professore ordinario di Chirurgia all’Università di Milano. E’ stato a lungo a Pittsburgh, negli Stati Uniti, dal pioniere del trapianto di fegato, Thomas E. Starzl, che con i suoi insegnamenti gli ha permesso di iniziare un nuovo programma di trapianti anche in Italia.

Attualmente è direttore scientifico dell’Associazione Italiana per la Prevenzione dell’Epatite Virale COPEV, e dal 2008 si occupa attivamente della lotta contro l’abuso di alcol da parte dei giovani. Autore di oltre trecento pubblicazioni scientifiche sulle più importanti riviste nazionali e internazionali, ha scritto diversi romanzi.

Foto: Girella

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