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Nuova tegola per Takata, marchio nipponico di sistemi di sicurezza ed airbag: l'ennesima campagna di richiamo negli USA interessa quasi trenta milioni di veicoli.
Una sorta di poco piacevole deja vu per l'azienda di Tokyo che già nel 2017 fu costretta a dichiarare bancarotta a causa di un'analoga campagna negli USA, che comportò importanti risarcimenti, che sfiorarono il miliardo di euro.
La storia rischia quindi di ripetersi: sotto la lente della NHTSA, l'agenzia governativa statunitense facente parte del Dipartimento dei Trasporti e nelle cui competenze ricade tutta la sfera di interventi legati alla sicurezza, sono ora finiti come detto oltre trenta milioni di veicoli di tutti i marchi, da quelli premium come Ferrari, Jaguar e Porsche ai generalisti come BMW, Chrysler, Daimler, Ford, GM, Nissan, Mazda, Subaru e Toyota, fino a Tesla.
Ancora non sono chiari i motivi del richiamo delle vetture: l'ultimo controllo sugli airbag Takata da perte della NHTSA risale ad inizio 2020, quando fu scoperto che anche i sistemi aggiornati e riparati a seguito dei primi richiami continuavano a presentare potenziali pericoli per i passeggeri.
L'azienda, infatti, aveva utilizzato nitrato di ammonio come sostanza esplosiva, per provocare l'attivazione del cuscino d'aria; ma questa sostanza, sensibile agli sbalzi termici ed all'umidità, poteva modificare le sue proprietà esplodenti, causando detonazioni improvvise ed arrivando a “sparare” parti metalliche del generatore di gas all'interno dell'auto, arrivando così nei casi più estremi anche a ferire gli occupanti.