Addio al papà della Miata, Shunji Tanaka

Addio al papà della Miata, Shunji Tanaka
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Il designer giapponese Shunji Tanaka, artefice di diversi modelli di successo anche in ambito moto, è scomparso a 75 anni
22 dicembre 2021

Già ce lo immaginiamo, a far combutta con colleghi illustri come Massimo Tamburini e Sergio Pininfarina, a parlare di design e forme belle applicate a strumenti di movimento come auto e moto: dal Giappone giunge la notizia della scomparsa, a 75 anni d'età, di Shunji Tanaka, uno dei massimi esponenti della scuola nipponica legato al mondo automotive.

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Pur artefice di molti progetti capaci di restare come pietre miliari nella storia del design, sia in Mazda dove firmò la mitica RX7 con motore rotativo Wankel che come capo progettista in Kawasaki, non c'è dubbio che Tanaka avesse legato in maniera indissolubile il suo nome alla Miata, vettura della quale in verità sono in molti a rivendicare la paternità.

Se è assodato, infatti, che l'intuizione originaria sia stata del giornalista americano Bob Hall, e che i primi concept della vettura siano stati firmati da Tom Matano e Mark Jordan, progettisti presso il reparto R&D di Mazda in California, non c'è però dubito che sia stato il determinante intervento di Tanaka a dare forma definitiva alla vettura identificata con la sigla MX-5, prodotto di culto a livello planetario ed oggetto del desiderio per intere generazioni di appassionati.

Tanaka, mentre lavorava anche su quella che sarebbe diventata la 929 di sesta generazione, a metà del 1986 ricevette il compito di perfezionare i progetti creati dallo studio californiano di Mazda, come capo designer incaricato di armonizzare le intuizioni stilistiche nate negli USA con la cultura orientale, facendone emergere le sottili sfumature tipiche dell'approccio giapponese allo stile automobilistico.

Tanaka volle che la nuova vettura riflettesse lo stile di vita e i valori nipponici, prendendo diretta ispirazione dalle maschere Noh, che appaiono diverse a seconda di come le si guarda, oltre a racchiudere nella nuova macchina, pur a vocazione sportiva, anche i concetti di pace, movimento e silenzio che albergano nella cultura giapponese.

Dopo l'esperienza di Mazda, come detto Tanaka approdò agli inizi degli anni 2000 in Kawasaki: da capo del design, riuscì a imporre una visione più dinamica e meno tradizionalista della moto, firmando la svolta della Casa di Akashi verso forme più moderne, incarnate ad esempio della bicilindrica ER-6N, della Z1000, che Tanaka ripropose nel 2003 ispirandosi alle naked degli anni ’70 o la Ninja ZX-10R. 

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