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È deceduto oggi, a 130 anni dalla nascita di Einstein, Stephen Hawking, nato a Oxford l'8 gennaio 1942, ovvero 300 anni dalla morte di Galileo Galilei. Semplici coincidenze temporali? Certo, ma sempre di rari fenomeni della scienza parliamo in questi casi e quindi forse, specie per Hawking che amava le teorie su quanto mediamente l’uomo tende a non spiegarsi, o accettare come dato di fatto attribuendo motivazioni soggettive, un significato più profondo ci potrebbe stare. Lui stesso ricordava la seconda data, quando era in vita, come amava ricordare che una delle sue cattedre fu di Newton, prima che sua.
Era indubbiamente il più noto degli astrofisici attuali e le sue rivoluzionarie teorie, premiate e discusse con passione, sono studiate in varia forma o quantomeno citate in tutti i licei del mondo, con quell’effetto forte nel vedere come un corpo da decenni malato e condannato, abbia dato respiro a una mente fervida, capace di scomodare le teorie alla base della vita, toccando persino la religione. Ma più che le teorie sulla nascita dell’universo, sui buchi neri, la caparbietà esemplare o la visita al Papa (pur da agnostico, ndr) qui su Automoto.it di Hawking ricordiamo quella relativa conoscenza e persino vicinanza al mondo della F1. Già perché da buon britannico e appassionato di tecnologia, non poteva risparmiarsi qualche contatto e visita alle squadre inglesi che competono nella massima formula sportiva automobilistica, Williams in primis. Proprio con Frank, suo coetaneo (e parimenti dotato di onorificenza CBE) scherzando Hawking ricordava di condividere anche il mezzo di spostamento e anzi, dalle sue visite alla F1 più che apportare conoscenza scientifica, ricordava di aver appreso informazioni utili per migliorare la propria sedia.