Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
In un mondo che ricava tutte o quasi le proprie informazioni da canali digitali, il destino di luoghi – e per certi versi istituzioni storiche – come quello degli showroom dei concessionari desta senza dubbio preoccupazione. Sono sempre più frequenti i clienti che approcciano i dealer già muniti di configuratore alla mano, dimostrando una certa dose di cultura e conoscenza della materia. Ciò fa senz'altro piacere, e deve far riflettere i concessionari stessi su una necessaria evoluzione per rimanere al passo coi tempi.
Per approfondire queste due tematiche abbiamo intervistato Tommaso Bortolomiol e Gabriele Marameri, rispettivamente Corporate & Industry Relations e General Manager di Quintegia, durante l'Automotive Forum 2016 in corso di svolgimento a Verona.
Tommaso, andiamo con ordine: come sta cambiando il mondo dell'auto e dei dealer grazie – o, per colpa – dei social network?
«Sta cambiando notevolmente il modo di approcciare il mercato da parte delle concessionarie. I clienti sono differenti, e di conseguenza anche le aspettative sono state modificate. Tutto, ora, nasce su internet. Le concessionarie stanno lavorando per essere ben presenti e radicate anche nei social network con la stessa capillarità con cui si sviluppavano nei territori.»
Non si corre il rischio che il pubblico sia più interessato maggiormente ai sistemi di infotainment che alla vettura nel suo insieme?
«Il pubblico giovane è meno affezionato all'auto. Viene visto come uno strumento per soddisfare l'esigenza di mobilità, un qualcosa in grado di traghettarmi da un Punto A ad un Punto B.»
Si fa un gran parlare di Tesla e della sua Model 3, anche per via di una presentazione molto simile a quanto visto da Steve Jobs prima e Tim Cook poi con Apple. Pensa che pian piano ci si potrà allontanare dai saloni tradizionali?
«Non penso si possano presentare estremismi e polarizzazioni di questo tipo. Tesla vanta un modello distributivo fuori dal comune. Creare una forte aspettativa e cadenziare il lancio del modello aiuta ad avere un processo d'acquisto con una clientela differente da quella tradizionale. Ciò, unito ad un'attenzione particolare alla clientela anche nel post-vendita, è fondamentale per puntare sul riacquisto.»
Come deve cambiare un concessionario?
«Questa è la classica domanda da un milione di dollari. Le strutture devono essere leggere ed adattabili ai cambiamenti del mercato. I concessionari devono adottare pratiche di omnicanalità, integrando in maniera completa l'on e l'off line. Va costruita una forte presenza attraverso i cosial network, sui canali dei dispositivi mobile e abbandonare il processo di interfaccia tradizionale nel momento dell'arrivo in salone del cliente. Abbiamo visto delle iniziative interessanti sviluppate dalle case, con BMW Product Genius su tutte.»
Dottor Maramieri, come sta cambiando secondo lei il mondo dei dealer in vista di una trasformazione digitale?
«Si sta giocando una grande partita, nella quale è in corso una profonda trasformazione nella distribuzione da parte degli operatori. Ciò rappresenta una grande opportunità, abilitando competenze e sviluppando attitudini nelle persone coinvolte nei processi a vari livelli.»
Anche la clientela stessa sta cambiando. Adesso, molti arrivano direttamente con il foglio del configuratore dove sono indicate le specifiche della vettura che “si sono creati”, mentre una volta...
«Il concessionario adesso lavora nell'ultimo miglio. Lì viene fatta la differenza rispetto ad altri operatori per traghettare la vendita all'interno del proprio salone.»
Non c'è la paura che al concessionario venga delegata unicamente la consegna?
«No, perché il ruolo del concessionario continuerà ad essere centrale e determinante. Il cliente va sempre conosciuto e ben profilato sotto ogni aspetto, e ciò rappresenta un grande lavoro.»
A livello di Sistema Paese, qual è la nostra situazione?
«Le vendite medie sono tornate a salire. La crisi ha portato a ridurre il numero degli operatori, vero, ma ad oggi il mercato è ripartito, e le aziende si stanno organizzando con un maggior numero di volumi.»