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Siamo quasi all’inizio della settimana di Automotive Dealer Day 2018, che come tradizione si svolge a Verona durante la primavera. Per capire meglio quanto questo tipo di evento, un forum, una ricca collezione di incontri e conferenze a 360° concentrate in tre fitti giorni sia importante, per i dealer auto nazionali, ad Automoto.it abbiamo pensato di sentire una “campana” di un certo rilievo, prima di approdare in quel di VeronaFiere con il nostro stand.
L’utenza privata infatti, gli automobilisti per intenderci, non conoscono molto di questo genere di eventi che sono però molto intensi per gli addetti al settore e tracciano dall’alto filoni poi capaci di influenzare a valle l’intera filiera distributiva dell’auto, quella dei grandi concessionari soprattutto. Tra i rappresentanti di una lunga tradizione nelle vendite auto in Italia, parliamo con Maurizio Brandini Marcolini, AD a capo di una società che gestisce il gruppo operante da cento anni e capace di coprire il territorio fiorentino, rappresentando oggi ben 16 marchi.
Che importanza ha un evento come questo, l'ADD, per i dealer di grandi dimensioni come voi? “Non ho mai perso un Dealer Day dall’inizio e ho sempre trovato degli spunti interessanti, da poter applicare nella nostra realtà, senza contare gli appuntamenti programmati durante le giornate. Non penso però che le dimensioni dell’azienda abbiano importanza nella “raccolta” di nuove idee. Sicuramente anche la conoscenza di nuove persone e professionalità mi ha permesso di dare sempre più valore a questa iniziativa. Trovo che Quintegia (l’ente organizzatore, ndr) abbia saputo migliorarsi in ogni nuova edizione e rendere sempre più interessante e fruibile questo evento”.
Come vi siete mossi nell’ultimo decennio, quello post-crisi e crescita elettrificazione, ma anche dei tanti nuovi servizi mobilità? “Gestendo bene il cambio generazionale con i miei figli (Giovanni e Niccolò) in primis, con una azienda familiare che nel 2017 ha compiuto cento anni ed è arrivata alla quarta generazione. Abbiamo poi aumentato i territori in cui siamo presenti (acquisendo due nuove provincie) e diversificato il portafoglio marchi (acquisiti sei marchi nuovi).
Tra i punti più rivelanti di questo periodo, a livello aziendale? “Di sicuro è servito dare impulso al business dell’usato, al contempo in questi anni è servito anche puntare su nuove professionalità che ci mancavano e che, dopo un’attenta ricerca, abbiamo inserito in azienda, iniziando un percorso di formazione a tutti i livelli. È poi stato esasperato il controllo di gestione (budget e controllo giornaliero di tutti business). Insieme a tutto poi, conta sempre il concetto di Fare squadra”.
Con l'evoluzione rapida e incessante di oggi, è alto lo sforzo interno per seguire nuove tecnologie e formazione personale? “Per quanto riguarda le nuove tecnologie queste sono fondamentali per qualsiasi esperienza di successo, ma è fondamentale avere anche le persone che siano in grado di utilizzarle e far rendere al meglio l’investimento fatto”.
Sono sempre solo investimenti dell’impresa nel vostro caso, o un aiuto è anche dalle Case? “Le case spingono su nuove tecnologie solo per fare in modo che il Dealer faccia certe cose di loro interesse e oltretutto non partecipano agli importanti investimenti necessari. Per quanto riguarda la formazione ci siamo resi conto che nei “primi" 100 anni abbiamo investito poco e dobbiamo recuperare velocemente, per tutti i livelli aziendali senza mai avere esitazioni sul fatto che siano soldi spesi bene. Anche in questo aspetto le case si limitano a fare formazione sul prodotto, alle forze di vendita e non danno aiuti a quelle concessionarie che fanno investimenti significativi sulla formazione”.