Aci, il nuovo portale per gli incidenti stradali è un’arma a doppio taglio

Aci, il nuovo portale per gli incidenti stradali è un’arma a doppio taglio
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Il nuovo portale per gli incidenti autostradali inaugurato dall'Aci è un'iniziativa meritoria ma rischia di trasformarsi nell'ennesima arma a doppio taglio per il cittadino. Ecco perché
23 dicembre 2015

Aci ha annunciato da poche ore l’arrivo del nuovo portale www.lis.aci.it, che permette a chiunque una facile ed immediata consultazione dei dati annuali relativi agli incidenti stradali e alla loro localizzazione sulla rete viaria principale.

Nella sezione dedicata alla Localizzazione per ogni chilometro di ciascuna strada presa in esame è riportato il numero di Incidenti, Incidenti mortali, Morti e Feriti registrato nell’anno di riferimento e nei due anni precedenti; in relazione solo all’ultimo anno, invece, è riportato il numero di incidenti che coinvolgono veicoli per trasporto merci (VCI) e di quelli che coinvolgono veicoli a due ruote a motore (2R), con una suddivisione del numero di incidenti per tipologia.  Inoltre, per ciascuna strada e solo a livello provinciale, è possibile accedere alle distribuzioni degli incidenti secondo le seguenti variabili: Comune, Mese, Giorno della settimana, Ora, Tipologia del luogo di accadimento dell’incidente, Tipologia incidente.

Il nostro editorialista Enrico De Vita ha fatto il punto della situazione, cercando di andare al di là della semplice notizia per delineare i potenziali scenari alla luce di questa importante novità. Secondo De Vita, almeno in linea di principio, quella dell’Aci è senza dubbio una iniziativa meritoria, che mette nelle mani di cittadini e delle amministrazioni un nuovo, valido strumento. A patto che venga utilizzato in buona fede.

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Teoricamente il nuovo portale dell’Aci dovrebbe servire alle Amministrazioni municipali e ai Prefetti per definire le strade a maggior rischio. Ovvero quelle nelle quali sarebbe opportuno provvedere all’installazione di apparecchiature per il controllo della velocità. Come spesso accade in Italia però anche le iniziative lodevoli rischiano di trasformarsi in armi a doppio taglio per il cittadino. Sappiamo benissimo infatti che nel nostro Paese, troppo spesso, autovelox e telecamere non vengono utilizzati per incrementare la sicurezza ma soltanto per rimpinguare in maniera spregiudicata le casse pubbliche. 

I Comuni infatti chiedono ripetutamente di incrementare il numero di autovelox e le Prefetture concedono tutto senza fare una piega. Senza controllare cioè - le eccezioni sono rarissime - se la nuova apparecchiatura finisca effettivamente per avere una pubblica utilità, in funzione di una migliore sicurezza su quel determinato tratto di strada.

Il rischio è quello di veder incrementare, ancora una volta e in maniera selvaggia, il numero di autovelox

Con la nascita del nuovo portale, dovrebbe essere semplice uniformare sul territorio la distribuzione degli autovelox in funzione della pericolosità reale di ciascuna strada, ma il rischio è quello di veder incrementare, ancora una volta e in maniera selvaggia, il numero di autovelox.

Il portale dovrebbe anche servire per cancellare gli autovelox da strade non a rischio. E sarebbe certamente l'impiego più meritorio di questo strumento. Ma anche questa, purtroppo, sappiamo che sarà una evenienza ancor più remota, perché la pubblica amministrazione ha sempre qualche ritrosia a correggere sé stessa. A meno che qualche giornale o qualche associazione di cittadini non decida di rimboccarsi le maniche e di utilizzare il sito Aci per denunciare di propria iniziativa gli abusi dei Comuni e le benevole concessioni di alcuni prefetti.

Secondo De Vita rimane in ogni caso un problema di fondo. La modulistica che Aci e Istat utilizzano per raccogliere i dati e formulare le statistiche sugli incidenti è incompleta, arretrata, viziata da condizionamenti storici, e soprattutto deformata dal comportamento diverso da zona a zona delle Forze dell’Ordine e in alcuni casi impoverita dalla loro mediocre preparazione professionale. 

Basti pensare che nel modulo non è presente neppure l'indicazione del modello di vettura/veicolo/motociclo coinvolto nell'incidente, oppure al fatto che l'attribuzione di degenza o di invalidità è ancora fortemente disomogenea sul territorio. Si ricorda a questo proposito che i casi di cecità provocati, molti anni fa, dall’urto contro parabrezza non stratificati – di determinati modelli, fra i quali la vecchia Panda - non è mai venuto alla luce proprio perché nel modulo non era previsto lo spazio per indicarlo.

Questa prassi non fa altro che portare a galla statistiche deformate e non sempre corrispondenti al vero. Per questo, anche i dati evidenziati dal nuovo portale online, andrebbero comunque presi con le pinze…

 

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