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Aumenti superiori al 120% per l'acciaio e di oltre il 40% per il bitume, due materie prime largamente utilizzate nell'ambito dei lavori pubblici, per le arterie stradali di ogni ordine e grado, dalle autostrade alle vie comunali: la guerra commerciale in corso, pur non dichiarata ufficialmente, tra le nazioni asiatiche, Cina in primis, produttrici dei preziosi elementi, e paesi industrializzati, la cui economia da essi è largamente dipendente, rischia di produrre nuovi danni.
Nel caso specifico dell'acciaio, la situazione è allarmante in generale, ed in particolare per la sicurezza: infatti le barriere stradali, come i guard rail e le protezioni come quelle tubolari, sono realizzate al 90% in acciaio; e quando il suo prezzo raddoppia nell'arco di pochi mesi, è evidente che le aziende incaricate di lavori pubblici, che hanno chiuso gare d'appalto facendo riferimento a listini e quotazioni oggi non più realistici, si trovano nella condizione di non poter più onorare i loro impegni.
È vero che nel Decreto Stabilità era stata inserita una norma relativa al caro materiali, per coprire la forbice di costi negli appalti, ma è rimasta valida solo fino al 30 giugno: il problema resta, anzi si è aggravato e diverse aziende, dopo aver invocato invano la forza maggiore per ottenere un aumento dei fondi, preferiscono rinunciare alle gare o prendere la strada delle rescissioni dei contratti.
Quindi c'è il rischio concreto che presto i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria subiscano uno stop, e dopotutto sarebbe il male minore: c'è sempre il rischio che qualche operatore, per non rinunciare all’appalto, faccia modifiche sulla qualità dei materiali, utilizzandone di meno costosi ma anche meno efficienti, aumentando quindi il pericolo in caso di incidenti.
Per quanto riguarda i bitumi, va segnalato l'allarme lanciato dalla Siteb, l’associazione delle aziende produttrici, che in una lettera inviata al premier Draghi evidenzi come da gennaio il prezzo del bitume, essenziale per la costruzione e la manutenzione delle strade, sia aumentato del 40%; la stessa Siteb chiede che anche per il secondo semestre 2021 sia previsto il meccanismo per la compensazione dei costi dei materiali da costruzione che abbiano subito incrementi superiori all’8%, misura governativa dai benefici risultati per le imprese ma anche per la collettività perché come per l’acciaio, gli enti proprietari delle strade sono portati a rimandare a tempi migliori i lavori di pavimentazioni, creando danno in termini di sicurezza generale.