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Il marchio Alfa Romeo è da sempre è uno dei simboli dell'italianità più apprezzata. Gode di un affetto pari almeno a quello di Ferrari, eppure non tutti sanno che la Casa del Biscione ha origini in qualche modo francesi.
La A.L.F.A., acronimo di “Anonima Lombarda Fabbrica Automobili”, nacque infatti il 24 giugno del 1910 a Milano dalle ceneri della Società Italiana Automobili Darracq che fu la filiale nel Bel Paese della allora nota Casa automobilistica transalpina. La città scelta nel febbraio 1906 da Pierre Alexandre Darracq per la sede italiana fu Napoli, ma già a dicembre la produzione si spostò a Milano nella zona del Portello, da cui era più agevole far arrivare i componenti provenienti da Oltralpe.
La Darracq in Italia non ebbe fortuna: fu messa in liquidazione già nel 1909. Il tracollo ebbe cause diverse. Innanzitutto lo scarso supporto ricevuto dalla casa madre, che dalla Francia spediva materiale scadente e superato per l'esigente clientela dell'epoca. Le Darracq peccavano soprattutto di potenza e capacità di frenata, che per le pendenze italiane era un bel problema. Alla scarsa qualità del prodotto, si aggiunse la recessione del 1907.
La situazione non scoraggiò comunque il ragioniere Ugo Stella, ex direttore della filiale italiana della Darracq, che continuava a ritenere il nascente mercato italiano dell'automobile un settore molto promettente. Insieme ai membri del precedente consiglio di amministrazione ottenne un prestito di 500.000 lire dalla Banca Agricola Milanese per rilevare le officine della Darracq italiana, battezzando A.L.F.A. la sua nuova società.
La nuova realtà contava 300 operai. La prima decisione del ragionier Stella fu quella di affidarsi ad un valido direttore tecnico, che venne individuato nel 37enne piacentino Giuseppe Merosi, un geometra con grande esperienza come tecnico motoristico che aveva precedentemente prestato servizio per FIAT e Bianchi. Era col tempo diventato un apprezzato progettista di motori sportivi. Tra le sue realizzazioni c'è la Fiat 100 HP destinata alle corse, dotata di un potentissimo quattro cilindri da 16.286 cc e 160 km/h di velocità massima.
Merosi è affiancato da Antonio Santoni e Nino Franchini, quest'ultimo collaudatore e pilota già in forza alla Bianchi che lo segue al Portello. Una delle prime realizzazioni del nuovo gruppo è un biplano che all’inizio del 1910 viene costruito da Franchini e Santoni. È equipaggiato con il motore Alfa 24 HP, appena realizzato per quella che sarà la nuova vettura, ma depotenziato a 36 CV. Il suo primo volo decolla l'1 novembre dalla Piazza d'Armi di Milano, una zona tra Baggio e l'area dove oggi sorge lo stadio di San Siro.
Il primo propulsore del Biscione per applicazioni automobilistiche è un quattro cilindri in linea monoblocco in ghisa a due valvole laterali per cilindro con distribuzione comandata da ingranaggi della cilindrata di 4.084 cm3 che eroga una potenza di 42 CV a 2.200 giri. Per la trasmissione Merosi ripesca un suo vecchio pallino, un albero cardanico forgiato in un solo tronco e provvisto di tre supporti di banco, lunghissime bielle a cappello e cuscinetti lisci. Quest'ultima innovativa soluzione, impose a Merosi di sviluppare un circuito di lubrificazione a pressione con tanto di pompa a ingranaggi.
La nuova A.L.F.A. 24 HP viene presentata nel 1911 e ottiene un grande successo. Ne vengono realizzati più di 200 esemplari. Come si usa all'epoca, le forme della carrozzeria definitiva vengono lasciate agli specialisti delle lamiere. La 24 HP viene declinata nelle carrozzerie Spider e Corsa a due posti, Limousine a sette posti e la Torpedo realizzata dalla milanese Castagna, che diventa la versione più diffusa tanto che sarà utilizzata durante il primo conflitto mondiale dal Comando supremo del Regio Esercito.
Al Portello si produce l'autotelaio in longheroni e traverse in lamiera di acciaio, che pesa circa 1.000 kg e misura 3,2 metri nel passo e 4,36 metri in lunghezza complessiva, si avvale di assali rigidi con balestre longitudinali semiellittiche per quanto riguarda le sospensioni e a freni a tamburo sul solo asse posteriore.
La A.L.F.A. 24 HP può raggiungere una velocità massima di 100 km/h nelle prime serie e 105 km/h con le successive e viene venduta ad un prezzo concorrenziale di 12.000 lire, circa 35.000 euro al cambio odierno.
Nel 1911 la prima Alfa Romeo della storia debutta nelle competizioni partecipando alla Targa Florio con due esemplari: il primo è condotto da Franchini (in gara col numero 1), il secondo da Ugo Ronzoni (numero 11). In quell'occasione Franchini rischia la vittoria e spunta un ottimo tempo. Entrambi devono ritirarsi al terzo e ultimo giro. Franchini per incidente, provocato da uno spruzzo di fango, Ronzoni per la fatica. Sulla 24 HP numero 1 Franchini è affiancato da un meccanico che nel giro di poco tempo dimostrerà un talento cristallino al volante delle Alfa: si chiama Giuseppe Campari.