Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Chi ha qualche capello bianco in testa se lo ricorda molto bene: volevi sapere come andava quella moto? Volevi sapere chi aveva vinto quella gara? Volevi sapere quanto costava quella macchina che desideravi tanto? Fino a metà degli anni '90 non c'era altro da fare che recarti in un tipo di esercizio commerciale che oggi, purtroppo, sta diventando sempre più raro: l'edicola.
Era lì che finalmente, pagando un tot per la tua rivista preferita, riuscivi a placare la tua fame di conoscenza. Il problema era che tutte le pubblicazioni a tema motoristico avevano una cadenza di uscita mensile o in rarissimi casi settimanale, per cui quelle riviste che accumulavi, per la disperazione delle mamme che non sapevano più dove metterle - e guai a buttarle! - le leggevi e rileggevi, le spulciavi per un mese fino a spolpare con gli occhi anche le pagine degli annunci dell'usato, pure le inserzioni pubblicitarie, fino a impararle a memoria. E fino all'uscita successiva.
Quella dell'appassionato di auto o moto era una vita intervallata da crisi di astinenza, un'astinenza che cresceva contando i giorni che ti separavano dal nuovo numero, magari implorando l'edicolante di mettertelo da parte o maledicendolo se ti diceva: «E' già finito, ne hanno mandate poche copie questa volta». Se per Steve McQueen la vita era solo ciò che accadeva nell'attesa tra una corsa e l'altra, per il semplice appassionato di motori degli anni '60, '70, '80 e '90 la vita era ciò che accadeva nell'attesa tra un'uscita e l'altra.
Se invece oggi possiamo leggere in ogni momento della giornata decine di news e approfondimenti, guardare un video, sfogliare una fotogallery in men che non si dica, è grazie a due signori rispondenti al nome di Tim Berners-Lee e Robert Cailliau. Sono quel fisico inglese e quell'ingegnere belga che 30 anni fa diedero il via alla rivoluzione del XX° secolo e di quello a venire: il World Wide Web, il WWW.
Il luogo di nascita è la Svizzera, tra le mura del CERN di Ginevra, dove i due il 12 marzo 1989 mettono nero su bianco il progetto per un sistema di condivisione delle informazioni tra ricercatori che si basa sul concetto di ipertesto, ovvero contenuti collegati tra di loro da link che possono essere creati e resi disponibili da chiunque. Berners-Lee, Cailliau e il loro team creano nei mesi successivi un linguaggio per la scrittura e la trasmissione di questi contenuti (l'HTML) e la maniera di farli viaggiare tra computer, ovvero il protocollo di rete HTTP usato ancora oggi. Si basa sul concetto di “server”, ovvero il computer in cui risiedono le informazioni, e quello di “client”, ovvero il computer dell'utente su cui vengono visualizzate grazie al “browser”, cioè il software che traduce il linguaggio html in una forma comprensibile all'essere umano, cioè testuale e grafica.
L'infrastruttura per mettere in collegamento questi computer, anche a distanze intercontinentali, c'è già: è la rete telefonica, che copre già buona parte del globo. Nel giro di pochi anni il web, concepito inizialmente come una rete chiusa, si apre al mondo e diventa pubblico. Il primo sito web consultabile da tutti della storia è l'ormai famoso http://info.cern.ch/hypertext/WWW/TheProject.html che viene pubblicato il 20 dicembre 1990. Il primo sito italiano vede la luce nel 1993: è www.crs4.it, il sito del “Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna”.
Man mano che la programmazione in html diventa più facile ed interessa più persone, iniziano anche a spuntare sul web contenuti non più solamente legati alla ricerca scientifica, ma anche pagine e siti web amatoriali sui più disparati temi. Questo perché l'innovazione più importante del WWW è di dare la facoltà a tutti, con pochi mezzi, di diventare editori, mestiere che fino a poco tempo prima richiedeva grandi capacità imprenditoriali e vaste risorse finanziarie, essendo legato a canali come carta stampata, TV e radio che comportano investimenti massicci e alti costi di gestione.
Tutti i portali di informazione motoristica “puri” italiani, non legati cioè a gruppi editoriali tradizionali, Moto.it ed Automoto.it compresi, sono nati invece con poche risorse, in una cameretta o in un garage come Steve Jobs con il suo primo PC: bastavano un computer, una linea telefonica ed un po' di entusiasmo, dote che a un ragazzo appassionato di motori, che è poi uno “smanettone” per definizione, di solito non manca. Tutti sono nati come frutto del gioco tra costui e un amico che se la cavava con computer e programmazione.
Progetti nati quasi per scherzo che con gli anni, l'impegno e le capacità (e senza aiuti) diventano delle aziende con decine di dipendenti e collaboratori, come la nostra, hobby che riescono a evolversi in realtà imprenditoriali che creano opportunità, posti di lavoro, informazione, che ormai sono delle voci autorevoli e pienamente legittimate a dire la loro.
Certo, i primi passi dell'informazione motoristica sul web non sono stati facili. In questo settore vuoi o non vuoi c'è una certa interdipendenza tra una testata ed una Casa costruttrice. Per capirci: se vuoi recensire le auto o le moto, non è che puoi comprarle: è il costruttore che te le presta o che ti invita a provarle. Fino alla fine, più o meno, degli anni '10, però, le testate del web non godevano di grandissima considerazione da parte degli uffici stampa delle Case, che ritenevano degne di collaborazione praticamente solo i giornali e le TV. I giovani volenterosi che si davano da fare con le prime fotocamere digitali per fare informazione a modo loro non erano presi molto sul serio e ottenere in prestito un'auto o una moto del parco riservato alla stampa o essere invitati ad un test drive era un evento che segnava il passaggio nel gruppo di quelli che ce l'avevano fatta.
L'inviato di una testata del web del nostro settore comunque continuava ad essere era visto con diffidenza e un po' di snobismo anche dai colleghi giornalisti dei media tradizionali, di solito più avanti con l'età. Alcuni, tra i più navigati, arrivavano a protestare perché non volevano averli tra i piedi durante gli eventi dedicati alla stampa. “Loro” erano la stampa, gli altri solo dei ragazzini che presto si sarebbero stancati di quel gioco. Oggi invece, con l'informazione sul web che ha di gran lunga superato qualsiasi altro media come numero di lettori, molte di quelle firme scrivono con orgoglio per quelle testate online che credevano un fenomeno effimero ed è un bene, perché l'esperienza è l'asset più importante di un'azienda e cambiare idea non è certo peccato mortale.
Oggi i giornalisti del web sono invitati in TV, alla radio, tengono convegni, in alcuni casi vengono anche riconosciuti per strada. Magazine online come Moto.it e Automoto.it sono partner di grandi eventi, realizzano contenuti anche per altre testate più importanti e conosciute. In una parola: l'informazione sul web è entrata nell'età adulta, un po' come quando si compiono davvero 30 anni.
Per questo l'anniversario del trentennale del World Wide Web è una ricorrenza da celebrare per noi che grazie e insieme al WWW siamo diventati grandi e di questo non possiamo che essere riconoscenti a chi l'ha inventato.