24 Ore di Le Mans, tecnica: le pinze dei freni

24 Ore di Le Mans, tecnica: le pinze dei freni
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Andiamo a vedere come differiscono le pinze dei freni delle vetture impiegate nella 24 Ore di Le Mans. Tanti gli aspetti ricavati anche dalla Formula 1
16 giugno 2016

Un punto focale di un’auto da corsa, forse il secondo per importanza dopo il propulsore, è senza ombra di dubbio l’impianto frenante. Averne uno davvero efficiente, permette di ritardare il più possibile la staccata, con evidenti ed ovvi benefici in termini velocistici e di guadagno di tempo sul giro singolo e sull’intero arco di una gara.

Un evento dove possiamo assistere ad una diversa configurazione di questo elemento è senza dubbio la 24 Ore di Le Mans. LMP1, LMP2, GTE-Pro e GTE-Am utilizzano materiali e tecnologie differenti tra loro, con un denominatore comune che nella più parte dei casi è unico: Brembo.

Una pinza in carbonio di un prototipo LMP1
Una pinza in carbonio di un prototipo LMP1
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Il fornitore italiano equipaggia la più parte delle vetture impegnate nella celeberrima gara di durata, adottando ovviamente soluzioni adatte a ciascuna delle quattro categorie. Analizzando nel dettaglio, possiamo vedere come i dischi dei freni delle LMP1 e LMP2 siano entrambi realizzati in carbonio: allo stesso tempo, possiamo notare piccole ma significative differenze. In primis, il metodo di fissaggio: per Porsche, Audi e Toyota abbiamo lo spline, mentre le P2 hanno il trascinamento a bussoline. Lo spline, in sostanza, altro non è che una soluzione derivata direttamente dalla Formula 1. Consiste nell’inserimento di un elemento in titanio – la campana – che collega la fascia frenante al mozzo, aprendo così la parte interna del disco al flusso d’aria.

Discorso a parte meritano le GT, il cui regolamento vieta espressamente l’uso del carbonio come materiale per l’impianto frenante. Brembo, quindi, ha deciso di utilizzare dischi composti da fascia frenante in ghisa e campana in alluminio.  Il diametro, poi, cambia sensibilmente tra anteriore e posteriore.

Un disco di una vettura GT
Un disco di una vettura GT

Chiaramente, le problematiche di gestione differiscono sensibilmente da categoria a categoria. Per funzionare in modo ottimale, i dischi in carbonio non devono mai scendere sotto i 350° di temperatura: in questa circostanza – per nulla remota, se si considerano i lunghi tratti rettilinei e le condizioni climatiche avverse, soprattutto di notte – si rischia di andare incontro al fenomeno chiamato glazing, ossia la vetrificazione del materiale d’attrito. Ciò può compromettere l’efficacia della frenata, oltre ad un consumo eccessivo del disco stesso.

Un altro aspetto in che differenzia le varie tipologie di vetture al via è rappresentato dalle pinze dei freni. Tutte sono monoblocco, ricavate dal pieno. Le principali differenze riguardano il materiale utilizzato, oltre alla finitura in superficie. Un particolare invisibile ad occhio nudo, ma estremamente importante, è la composizione di queste pinze: per le LMP1 il materiale adottato è una lega di litio/alluminio, mentre LMP2 e GT usufruiscono dell’alluminio standard.

Un dato curioso: la scorsa edizione Brembo riuscì ad ottenere una tripletta in LMP1, LMP2 e GTE-Am. Siamo certi che la casa italiana vorrà ripetere l’ottimo risultato anche nel 2016.

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