24 Ore di Le Mans: l'atmosfera unica che si respira alla Sarthe

24 Ore di Le Mans: l'atmosfera unica che si respira alla Sarthe
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In media più di 250.000 spettatori accorrono al Circuit de la Sarthe per assistere alla leggendaria 24 Ore di Le Mans. Scopriamo cosa spinge questa folla oceanica ad accorrere nel cuore della Francia ogni anno
17 giugno 2014

Più di 250.000 spettatori

A Le Mans non ha importanza chi vince. Ok, detta così suona un po’ forte come affermazione, ma noi stiamo parlando dell’altra 24 Ore: non quella che si corre in pista ma quella che si celebra appena al di là delle reti di protezione, dove ogni anno più di 250 mila persone arrivano da tutta Europa (e non solo) per assistere a quella che oggi è senza ombra di dubbio la corsa automobilistica più importante del mondo.


La maggior parte di loro giunge in circuito il venerdì, ma moltissimi “scendono in pista” già dal lunedì precedente alla gara. E tutti dormono in tenda o in camper, i più eroici semplicemente infilati in un sacco a pelo su un prato a pochi metri dalle vetture che sfrecciano a tutta velocità squarciando il buio di Le Mans. Un po’ per i limiti dell’ospitalità alberghiera nella zona (gli hotel sono carissimi e tutti esauriti con mesi di anticipo, prenotati per le migliaia di addetti ai lavori a vario titolo coinvolti nella gara), ma soprattutto perchè assistere alla 24 Ore in campeggio è più comodo - niente code per entrare e uscire dalla pista - e molto più divertente.
Tantissimi naturalmente sono francesi, ma quasi altrettanti sono gli inglesi presenti sugli spalti, seguiti probabilmente dai tedeschi. I tifosi italiani, in confronto, sono quasi una minoranza da proteggere, però quelli che ci sono ci tornano ogni anno, e chi è alla sua “prima volta” tornerà anche il prossimo anno, e quello dopo ancora.

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Nel campeggio di Le Mans ci sono veri appassionati, che accorrono alla Sarthe cone Ferrari, Jaguar, Porsche, Aston, ma anche TVR e Ariel Atom

Con le Porsche e le Aston in campeggio

Magari qualcuno prenderà anche spunto dai vicini di tenda inglesi, che se hanno in garage una sportiva o un’auto d’epoca considerano una questione d’onore affrontare con lei la lunga trasferta fino alla Sarthe. Così il campeggio che circonda la pista è anche un raduno improvvisato, spettacolare e anarchico di supercar e pezzi vari da collezione. Abbiamo visto con i nostri occhi decine di Ferrari, altrettante Lotus, Aston Martin, Jaguar, Corvette, Porsche, e ancora Lamborghini, perfino TVR e Catherman, anche se i nostri “ereoi” sono stati fortunati proprietari di una Ariel Atom e di una Carrera GT individuate su un prato in mezzo a tende, roulotte e barbecue…. Non esattamente mezzi che siamo abituati a considerare adatti a una vacanza in campeggio.

 

E tra vicini di tenda, naturalmente, tutti a parlare la stessa lingua, tra una birra e un panino, perché tra il pubblico di Le Mans non ci sono classi sociali o nazionalità a dividere, solo una grande passione che accomuna tutti. Perchè la 24 Ore è davvero un posto per tutti: tantissimi gruppi di amici, ma anche famiglie al completo con i figli al seguito e coppiette di ogni età nelle quali la lei di turno non ha nemmeno quell’espressione tra l’annoiato e l’infastidito che noi maschietti sempre un po’ prevenuti potremmo immaginare.

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Alla 24 Ore di Le Mans accorrono ogni anno più di 250.000 spettatori

Un'organizzazione perfetta

Forse perché anche loro sono state contagiate dalla magia di Le Mans. Del resto chi, pensando agli oltre 250 mila spettatori paganti, s’immagina un girone infernale, non potrebbe essere più lontano dalla realtà: le dimensioni della pista e dei campeggi fanno sì che non ci sia mai una calca insopportabile e tutti, come consapevoli di essere in un luogo speciale, da rispettare, fanno del loro meglio per rendere la vita più semplice al prossimo. Nessuno cammina “contro mano” nei tunnel di collegamento tra le tribune, opportunamente divisi in due corsie a seconda della direzione, nessun ciclista (a proposito, la bici è il modo più comodo per spostarsi dentro l’autodromo, viste le distanze non indifferenti) impaziente rischia di investire i passanti, e per lo meno fino a notte inoltrata tutti gli spazi rimangono sorprendentemente puliti, anche grazie al servizio di raccolta dei rifiuti che gira anch’esso… 24 ore su 24..

A Le Mans il tempo pare seguire leggi tutte sue, a tratti sembra non passare mai e in altri momenti sembra accelerare improvvisamente


Quando finalmente la gara ha inizio, le prime ore si trascorrono generalmente in tribuna, ma i posti più belli sono altri, aggrappati alle reti come si faceva un tempo, in quei punti - ce ne sono diversi - che consentono di essere sorprendentemente vicini alla pista, e in piena sicurezza. E dopo un po’ si cambia curva, in un andirivieni a tratti impressionante, ma che assicura di trovare sempre un posticino, ovunque si scelga di fermarsi. Ben presto però ci si rende conto che con 13 km di pista non si riuscirà a vedere tutti i punti della pista, e questo sarà quasi certamente l’unico rammarico una volta tornati a casa, ma anche un motivo in più per tornare l’anno successivo.

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La tradizionale ruota panoramica di Le Mans, da cui si può assistere alla corsa

Il villaggio: dove è bello perdersi

Del resto a Le Mans il tempo pare seguire leggi tutte sue, a tratti sembra non passare mai - tipicamente il pomeriggio prima del tramonto e all’ora di pranzo - e in altri momenti sembra accelerare improvvisamente, perché quella notte che sembrava poter durare all’infinito in un attimo è già finita, è già diventata un’alba dai colori struggenti. Una foto ricordo, un caffè recuperato in qualche modo e si ricomincia a girare per la pista. E per chi vuole prendersi una pausa dalla gara c’è solo l’imbarazzo della scelta, tra il “villaggio” (lo chiamano proprio così) con bar per tutti i gusti, le attrazioni proposte dai costruttori ufficiali, il museo dell’autodromo e i venditori di souvenir. Lo shopping, per gli appassionati, può proseguire lungo la passeggiata - lunga circa un chilometro - dietro le tribune dell’arrivo sul lato opposto ai box, dalla curva Dunlop alla doppia chicane finale, dietro  la grande ruota panoramica.

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Nei negozi del villaggio si trova di tutto: perfino parti di carrozzeria autografate di auto che hanno preso parte alla corsa

 

Questa strada è il paradiso dei collezionisti di qualsiasi cosa sia vagamente riconducibile all’automobile: libri vecchi e nuovi, dipinti, abbigliamento e modellini di ogni genere, ma anche parti meccaniche e di carrozzeria di vetture che hanno calcato la pista nelle varie epoche. E poi c’è il luna park: piccolino in verità, ma sufficiente a regalare un po’ di svago extra, sul quale si staglia la grande ruota panoramica che è ormai un simbolo di Le Mans non meno della grande tribuna centrale. Da provare assolutamente: di pomeriggio se non volete fare una coda troppo lunga, al tramonto o di notte per una visione davvero spettacolare, o se siete mattinieri all’alba, quando non c’è nessuno in fila e il sole che sorge regala un panorama mozzafiato sul mito di Le Mans.

 

Vista da lassù si capisce che non si tratta solo di una pista e di una gara automobilistica, ma di qualcosa di unico che si ripete ogni anno, sempre uguale e sempre diversa: una sfida tecnologia ma anche di talento, ardimento e resistenza squisitamente umani, un evento con spazi esclusivi per i vip del mondo delll’automobile e un’immensa sagra popolare, la sfida più difficile per i grandi campioni e un aneddoto da tramandare ai nipoti per tutti quelli che in qualche modo, almeno una volta, al volante o anche solo dalle tribune, hanno la fortuna di farne parte.

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