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Volete seguire l’edizione 2024 della 24 Ore di Le Mans, ma non sapete da dove cominciare? Ci pensiamo noi, con la nostra superguida alla classica del Circuit de la Sarthe.
Alla 24 Ore di Le Mans 2024 partecipano vetture appartenenti a tre categorie. La prima, quella regina, è contraddistinta dal colore rosso nelle grafiche della categoria e include due diverse tipologie di prototipi. Le Le Mans Hypercar – come la Ferrari 499P – sono interamente progettate dal singolo costruttore. Le LMH possono avere un powertrain ibrido, con la componente endotermica al posteriore e un’unità elettrica all’anteriore dalla potenza massima limitata a 200 kW, con trazione integrale, oppure semplicemente termiche, con trazione posteriore.
Le LMDh, invece, sono vetture che possono correre sia nel WEC che nella categoria americana IMSA, e sono decisamente più standardizzate rispetto alle LMH. Le LMDh, solo ibride, vantano batterie sviluppate dalla Williams Advanced Engineering, trasmissioni Xtrac e un motore elettrico di Bosch da 50 kW. Il telaio, invece, deve essere realizzato da uno dei quattro fornitori omologati, Dallara, Oreca, Multimatic e Ligier. Ai costruttori resta la possibilità di sviluppare il motore endotermico e l’aerodinamica. Ma come fanno a convivere due tipologie di prototipi diversi nella stessa categoria? LMH e LMDh condividono il peso minimo di 1030 kg, la potenza massima di 500 kW (687 CV) e dei valori limite di carico e resistenza aerodinamica.
Solo alla 24 Ore di Le Mans sono presenti anche le LMP2, prototipi che invece dal 2024 non competono più nel WEC. Per scegliere le 16 vetture per la griglia di Le Mans è stata data la priorità agli equipaggi già impegnati nella European Le Mans Series. Le LMP2 – acronimo di Le Mans Protoypes 2 – al via a Le Mans sono tutti prototipi sviluppati da Oreca, con motori V8 di 4.2 litri firmati Gibson. La terza classe, infine, vede impegnate le LMGT3, vetture GT derivate dal prodotto di serie che per la stagione 2024 hanno rimpiazzato le LMGTE. Dalla potenza oscillante tra i 500 e i 600 CV, le LMGT3 sono basate sull’architettura GT3, sono meno sofisticate da un punto di vista aerodinamico rispetto alle uscenti LMGTE e vantano l’ABS. Nelle grafiche, le LMP2 sono contraddistinte dal colore blu e le LMGT3 dall'arancione.
Con il regolamento tecnico attualmente in vigore il WEC ha saputo attirare un nutrito gruppo di costruttori auto, dando vita a un vero e proprio Rinascimento della massima serie dell’Endurance. Sul fronte delle Hypercar, troviamo innanzitutto la Ferrari, che a Le Mans schiera tre 499P. Ci sono poi Peugeot, con la 9X8 che ha recentemente abbandonato l’audace configurazione senza ala posteriore, e Toyota, la prima ad abbracciare l’era delle Hypercar, con la GR010 Hybrid. Tra le Hypercar a Le Mans ci sarà anche l’Isotta Fraschini Tipo 6. Hanno optato invece per le LMDh Porsche, con la sua 963; Lamborghini, che schiera la SC63; Alpine, con la A424; Cadillac, con la V-Series.R; e BMW, con la M Hybrid V8. In LMGT3 ci sono anche Aston Martin, Ford, Corvette, McLaren e Lexus.
Disputare la 24 Ore di Le Mans è un sogno coltivato da ogni pilota, anche quelli di Formula 1. Sono stati in pochi gli alfieri in attività a partecipare in tempi recenti, come Nico Hulkenberg, vincitore con Porsche nel 2015. Molto più probabile, invece, è che succeda dopo la fine della carriera nel Circus. Sullo schieramento dell’edizione 2024 ci saranno l’ex Toro Rosso Sébastien Bourdais, sulla Cadillac V-Series.R n.3 e l’ex Sauber Felipe Nasr, sulla Porsche 963 n.4. Sempre in casa Porsche, sulla 963 n. 6 troviamo André Lotterer, protagonista di un cameo in F1 nel GP del Belgio 2014 con la Caterham. Toyota sulla GR010 Hybrid n. 7 schiera Kamui Kobayashi e Nyck De Vries.
Lamborghini, invece, si è affidata a Romain Grosjean e Daniil Kvyat, impegnati rispettivamente sulla n. 19 e la n. 63. Sono ben tre gli ex piloti di Formula 1 scelti da Peugeot: Stoffel Vandoorne e Paul Di Resta sono impegnati sulla 9X8 n. 94, mentre Jean-Eric Vergne sulla n. 93. Esordio a Le Mans per Mick Schumacher sulla Alpine A424 n. 36, mentre in casa Ferrari troviamo Antonio Giovinazzi sulla 499P n. 51 e Robert Kubica sulla n. 83. Il più blasonato in griglia è Jenson Button, il campione del mondo di F1 2009 impegnato sulla Porsche di Jota. Ma in quanto a titoli c’è qualcuno che lo batte a mani basse. Si tratta di Valentino Rossi, all’esordio a Le Mans con BMW nella classe LMGT3.
Entrando nel merito della Hypercar del Cavallino, la 499P è equipaggiata con un powertrain che consta di un motore termico, dislocato in posizione centrale-posteriore, e di un'unità elettrica sull'assale anteriore. Il propulsore endotermico ha una potenza massima di 500 kW, come stabilito dal regolamento del WEC, ed è derivato dalla famiglia dei V6 biturbo stradali. Dotato della stessa architettura dell'unità della 296 GT3, il V6, oggetto di una notevole cura dimagrante, ha una funzione strutturale.
La 499P rientra tra le LMH ibride, visto che è equipaggiata con l’ERS all’anteriore da 200 kW. Il motore elettrico è dotato di differenziale la cui batteria si ricarica nelle fasi di decelerazione e frenata, e non richiede fonti d’alimentazione esterne. Deriva invece dall'esperienza maturata in Formula 1, pur essendo sviluppato specificatamente per la 499P, il pacco batterie con tensione nominale di 900 Volt. Il prototipo, inoltre, presenta un cambio sequenziale a sette rapporti e un sistema frenante break-by-wire.
Quanto agli equipaggi, la 499P numero 50 - numero che ricorda gli anni trascorsi dall'ultima partecipazione alla classe regina del mondiale Endurance - è affidata a Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen. Sulla 499P numero 51 - associato a tante vittorie nella storia di Ferrari, inclusa quella dello scorso anno a Le Mans - si alterneranno invece Alessandro Pier Guidi, James Calado e Antonio Giovinazzi. Equipaggi, questi, invariati rispetto al 2023.
Tolta la classe LMP2, che presenta vetture sostanzialmente identiche, le altre due classi impegnate alla 24 Ore di Le Mans vantano vetture molto diverse tra loro. Per livellare le prestazioni, nella classe Hypercar è in vigore il Balance of Performance, che influisce sul peso minimo, la curva di erogazione, la soglia di attivazione dell’ibrido e l’energia per stint. Per la 24 Ore di Le Mans il Balance of Performance si articola in due stadi diversi, al di sotto e al di sopra dei 250 km/h. Una soluzione, questa, pensata per evitare che qualcuno possa nascondersi e mostrare il proprio vero potenziale solo nel momento del bisogno. Nella classe LMGT3, invece, vigono sia il BOP – con parametri diversi rispetto a quelli della classe regina, cioè il peso minimo, il carburante imbarcato, la potenza del motore e la configurazione aerodinamica - che il Success Ballast, una zavorra imposta sulla base dei risultati delle gare precedenti e della classifica del campionato, che per la 24 Ore di Le Mans, però, non viene imposto.
A Le Mans l’azione in pista comincia il mercoledì, con la prima sessione di libere. In serata si prosegue con la prima sessione di qualifiche, che stabilisce gli equipaggi che parteciperanno alla Hyperpole, nella serata di giovedì. A questa sessione seguono le FP2 in notturna e le FP3 in programma nel pomeriggio di giovedì. La gara prende il via alle 16 di sabato, e si conclude alle 16 di domenica, a prescindere dal fatto che ci siano a meno interruzioni dovute a bandiere rosse. Qui trovate gli orari nel dettaglio.
In una gara di durata, stabilire i turni di guida dei piloti assume un’importanza strategica, soprattutto nel caso in cui all’interno dello stesso equipaggio siano presenti piloti con dei livelli differenti di esperienza e di capacità. Per la 24 Ore di Le Mans ciascun pilota dell’equipaggio deve guidare almeno 6 ore complessivamente, ma non può correre per più di quattro ore in un periodo di sei ore, e non può essere in pista per più di 14 ore totali.
Una volta conosciute le basi, vi chiederete cosa serve davvero per vincere alla 24 Ore di Le Mans. In una gara di durata, la prestazione pura conta, ma fino a un certo punto. Il nodo più complesso è sicuramente quello dell’affidabilità, visto che i componenti del prototipo sono sottoposti a delle percorrenze molto più elevate di quelle che vediamo in F1. In 24 ore può succedere davvero di tutto, a cominciare da sorpassi finiti male su vetture delle altre classi, e quindi più lente, a problemi di affidabilità.
Lo sa bene Toyota, che perse la 24 Ore di Le Mans 2017 per un problema alla frizione scatenato dal fatto che Kamui Kobayashi, ore prima, avesse spento la macchina ingannato dal gesticolare di un altro pilota, che invece voleva solo incitarlo. La delicatissima LMP1 finì per non reggere quel piccolo imprevisto. Per via delle limitazioni in termini di deportanza e resistenza, l’obiettivo dei tecnici dei prototipi della classe regina del WEC non è quello di generare il massimo del carico al minimo della resistenza, ma mostrare una costanza invidiabile nella mappa aerodinamica, producendo il massimo del carico consentito in ogni condizione, e non solo attraverso dei picchi.