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È con un intervento al TG1 delle 20 di lunedì 20 febbraio che Romano Prodi torna sotto ai riflettori della scena "europea" ponendo attenzione sull'impatto che le scelte dell'Unione Europea in chiave 2035 potrebbero causare a livello industriale e sociale. La cosa fa sorridere perché le scelte industriali e politiche che hanno portato passo dopo passo a questa imposizione sono frutto di politiche che a livello europeo partono dalla notte dei tempi e sono figlie di strategie politiche che anche lo stesso ex-Presidente ha contribuito ad alimentare, ma a volte il detto meglio tardi che mai trova applicazione ed ha fatto piacere sentire Prodi dire anche delle cose sensate in ambito automotive.
Certo chiudere le porte della stalla dopo che i buoi sono scappati non è certamente un'idea ed il ritardo con cui Prodi prende questa iniziativa sa di rigore all'ultimo minuto per cercare di salvare una situazione che genera preoccupazione a livello europeo, ma comunque ha fatto piacere sentire parlare un politico che ha evidenti interessi a lobby sul tema ragionare con argomenti che la nostra testata sostiene da anni, in particolare modo per voce di Enrico De Vita: nessuno nega il piacere di guidare un'auto elettrica o la possibilità che essa possa essere una protagonista del futuro, ma questo cambiamento e questa scelta tecnologica sono troppo repentine e soprattutto danno la netta percezione di essere una imposizione politica in un contesto in cui l'inquinamento da autotrasporto vale l'uno per cento del totale ed in cui lo scenario industriale "locale" non è pronto ad affrontare la sfida.
Questo perché, va detto, l'Europa non ha mai favorito l'industria automotive - come tante altre - anzi semmai l'ha martorizzata con l'imposizione di tasse e balzelli vari, anche a livello locale, che hanno colpito aziende e automobilisti. Difficile dire se sia tardi o meno per mettere una pezza ad una scelta così radicale come quella del 2035: di certo l'approvazione del termine di possibilità di vendita di auto termiche favorisce solamente chi ha in mano questa tecnologia - cinesi ed americani - e mette completamente in ginocchio una industria automotive europea che è da sempre leader nelle motorizzazioni tradizionali ma nella produzione di auto di lusso e nella componentistica, ma è lontana da aver accesso a materie prime oltre che, da sempre, lontana nel fornire ai giovani la possibilità di creare le tendenze in ambito industriale, tecnico e tecnologico. Ma il problema non è decidere cosa fare da ora in avanti ma come si è arrivati a questo punto. E la colpa è - anche - sua.