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A fine giugno ve ne avevamo anticipato i contenuti, per noi italiani tutti un po’ da verificare. Dopo averlo vissuto a pieno per tre giorni, confermiamo che quello sino a settimana scorsa ritenibile come uno dei tanti autoraduni a tema auto classiche, è invece qualcosa di singolare e che ha ottimi motivi per essere presenti, potendo. Gli uomini della divisione Automotive Tradition Bosch, quella dedicata alle vetture del passato, ci tengono molto e un po’ tardivamente arriviamo nel 2016, dopo sedici edizioni, a scoprirne qualcosa di più anche in Italia. Ben organizzato, non troppo costoso, con punti di assoluto interesse sul percorso e prove non sempre banali ma comunque accessibili e divertenti; infine la possibilità di vedere dal vivo e fruire del riservato centro prove di Boxberg. Se aggiungente che al via ci sono quasi 150 vetture selezionate da una ben più lunga lista di potenziali iscritti e accedete a due degli insediamenti produttivi in madre patria di uno tra i più quotati sistemisti automotive globali, da sempre, ecco che il risultato è garantito.
Pur se la distanza dai confini nazionali è contenuta, gli italiani mediamente non conoscono cosa sia Boxberg Klassik, anzi, magari notando che sia luogo sia organizzazione e partecipanti sono “monocolore”, si potrebbe pensare a qualcosa di contenuto o poco coinvolgente, per noi che siamo spesso meno rigorosi dei tedeschi. OK, è vero, almeno sino a oggi difficilmente stranieri s’inserivano nella manifestazione, causa notorietà e numeri limitati. Non capita però di sovente un evento dove semplicemente conducendo una vettura prodotta entro gli ultimi novanta anni e pagando 390 euro, si compete senza rischiare e si viene accolti, oltre che assistiti, lungo un ampio e gradevole tragitto da uno dei primi attori tecnologici per l’auto. Tutto grazie a una mentalità e un marketing tedeschi più aperti di quanto si possa pensare, da parte di Bosch, verso i possessori di auto classiche. I motivi sono anche razionali e di mercato ovviamente. Tra i maggiori e storicamente più avanzati sistemisti del mondo automotive, il marchio fondato nel 1886, operativo oggi con 375.000 collaboratori in 150 Paesi, è spesso associato a vetture premium, con sistemi elettronici motore, telaio e sicurezza che altri non riescono nemmeno a copiare. Bosch ha però oggi le braccia aperte verso le vetture classiche, pur molto meno tecnologiche. Questo grazie a una divisione dedicata a riproporre sull’Aftermarket globale i propri servizi e ricambi, sia fatti da nuovo per colmare i bisogni delle moltissime auto prodotte nel secolo scorso, con parti iniezione e accensione Bosch, sia garantendo un servizio di revisione 1:1 dei pezzi più complessi, sia proponendo da nuovo ricambi adattabili a quelli del passato col vantaggio di essere uguali fuori ma moderni dentro. Target molto coerente per un’azienda come Bosch secondo noi, enorme sì, ma che non disdegna il piccolo privato, come ci ha confermato Fritz Cirener, capo del reparto e uomo vivamente appassionato di auto (ha percorso tutti gli itinerari con gli iscritti, pur se conducendo una moderna i8). “Perché non dare a tutti i possessori di auto coi nostri vecchi sistemi la possibilità di metterle in efficienza con pezzi veramente originali? Quanto non era più in produzione lo cerchiamo di riproporre, anche se è difficile ricreare le condizioni quando si va davvero molto indietro. Dove non sia più fattibile per mancanza d’impianti e persone che replichino metodi oggi impossibili, proviamo a produrre un ricambio sostitutivo esteriormente identico con il contenuto moderno per la medesima funzione, realizzato in reverse engineering con gli standard attuali a garanzia Bosch”. Filosofia coerente che non fa una piega, anche se immaginiamo la fatica di convincere tutti, dentro un colosso proiettato al futuro prima di altri, che serve riprodurre vecchie parti i cui disegni, materiali e macchinari sono stati dismessi da tempo. Alcuni prodotti meritano davvero, perché non parliamo solo di batterie, bobine o calotte vintage, ma di elementi fondamentali per sistemi mai costruiti da altri, realizzati in partnership con costruttori di auto talvolta pregiate. Proprio nella sede di Abstatt si ammirava il 6 cilindri BMW 3.5 montato sulla mitica M1, con tanto di nuovo motorino avviamento, un elemento insostituibile se non rivolgendosi a chi lo aveva introdotto nel 1978: ora disponibile insieme agli altri 60.000 articoli consultabili sul catalogo online Bosch. Soprattutto, oltre le referenze ricambi di sistema e non banalmente di consumo, utili ad esempio nei primissimi impianti iniezione Jetronic, al debutto nel 1967 e Motronic, dal 1979, Bosch dispone di circa 50.000 documentazioni tecniche utili a riparare vetture classiche di ogni marchio: una banca dati ambita ma accessibile senza particolari oneri o limitazioni, via web, piuttosto che di supporto ai Bosch Service sparsi sul territorio nazionale che si specializzino in vetture classiche (in Italia sono circa cinquanta).
Con le premesse di entrare in casa di Bosch, attraverso il canale riservato del mondo classic, ma anche di essere in quella che a giusto titolo i tedeschi definiscono la patria dell’automobile (a breve distanza da Stoccarda si trovano importanti sedi di Porsche, Mercedes-Benz e Smart) ci si accinge a percorrere le varie tappe dal ritrovo iniziale di Böblingen sino alla meta di Boxberg. Il tutto muovendosi la mattina presto, con rigoroso via a chiamata e facendo pause pranzo in luoghi caratteristici dopo avere attraversato piccoli paesi, campagne incolte, piuttosto che fitti boschi o coltivazioni estese di frutta, scorgendo in cielo persino qualche aquila. Sempre senza pressioni, salvo il comprendere un dettagliatissimo roadbook a colori di 130 pagine in tedesco, per non arrivare tardi alle prove di regolarità, con organizzazione sempre presente. Ambienti e strade ottimali per rendere protagoniste le proprie auto di un tempo, senza correre, senza toni troppo elitari o esagerazioni come talvolta si vedono in alcuni eventi di storiche altrove. Chi ami la natura, il verde a perdita d’occhio, i castelli o semplicemente la birra (nell’iscrizione sono inclusi i pasti) ha di che gratificarsi indipendentemente dal risultato delle prove, che sono il sabato nelle prime tappe e soprattutto la domenica, in circuito a Boxberg. Le macchine presenti? Nonostante l’atmosfera 100% tedesca sono tra le più disparate come vedete nelle nostre gallery, sportive e spider soprattutto, di ogni età e provenienza. Tra le tante ci hanno colpito, ad esempio: BMW 635 Csi, Mèhari, Porsche 911 SC, Hanomag, Delorean DMC 12, Mercedes 170 Sb, parecchie Mustang, le special Treser Audi quattro roadster; tra le italiane una rara Fiat 1200 TV trasformabile e la Maserati Merak SS 3.0.
Il primo giorno è quello di verifica e preparazione, svolto presso un luogo simbolico, il Motorworld di Boblingen, sede un tempo di attività aeronautiche con strutture rimaste per gran parte analoghe a quelle che, sorte nel 1915, accoglievano aerei condotti da eroi, precursori dell’innovazione in volo e anche le più tristi vicende delle guerre. Oggi, tra mura che sono passate di mano ripetutamente (anche agli americani) e in qualche angolo sanno ancora di antico, ricordando aerei rari piuttosto che il passaggio del mitico Graf Zeppelin, si respira unicamente aria di motori per veicoli terrestri. E proprio nella grande struttura dell’ex-aeroporto si radunano gli iscritti, trovando spunti d’interesse: ci sono concessionari e assistenze solo di prestigiosi marchi (Lamborghini, Lotus, McLaren e Bentley per esempio) servizi espostivi e box parcheggio privati (nemmeno troppo costosi) con pezzi pregiatissimi soprattutto tedeschi, anche pre-guerra, da ammirare e potenzialmente comprare. Insomma, davvero molte auto e anche alcune moto d’epoca di gran valore concentrate, come si vedono raramente, ma non per un evento, bensì permanentemente presenti con libero accesso. Non mancano negozi e due ristoranti, per ravvivare un luogo che ha vissuto momenti anche bui nel passato, ma ora appassiona con tantissime Mercedes-Benz, BMW, Porsche e Ferrari esposte, alcune con esoso prezzo in vista, la maggior parte no, altre solo parcheggiate dai possessori nel rispettivo box trasparente per bella mostra. Ci si può anche dormire al Motorworld, in un hotel dal nome simbolico (V8) con camere a tema automobilistico dai toni e colori anche parecchio forti. Per i partecipanti alla Boxberg Klassik, qui, tante informazioni dettagliate da uno staff preciso e che distribuisce brezel al via, insieme al beveraggio (di ogni tipo, salvo che acqua naturale). Alla guida, ci hanno sorpreso: per contenuti inattesi a chi guidi normalmente vetture contemporanee una Borgward Isabella TS del 1959, di cui leggete dettagliata prova a parte; per praticità e spazio senza rinunciare a prestazioni un VW Bus Doka del 1965, allestito come mezzo assistenza Bosch e dotato di esagerata cavalleria; più un’iconica Volvo P1800 coupé del 1971 che ammirate nel suo stile singolare (unico per il marchio) a richiamo delle avventure di Simon Templar (Roger Moore) nella serie TheSaint, pur se quella che abbiamo provato è l’ultima versione E, dotata di motore 1986cc con iniezione D-Jetronic. Dopo la partenza, passaggio al Ritter Sport Museum di Waldenbuch, con dolcino da prendere al volo prima di una prova, quindi via per Erkenbrechtsweiler e guida rilassata o sostenuta, secondo i gusti, fino alla pausa pranzo in quel dello stabilimento Bosch di Plochingen, dove si realizzano i tool diagnostici e si mangia molto meno peggio di quanto pensereste vedendo la limitrofa e freddissima stazione ferroviaria. La carovana, spesso disgiunta ma forte di roadbook preciso, passa nel pomeriggio da paesini e città, come Aichwald, Schorndorf (paese natale di un certo Gottlieb Daimler) Wüstenrot e Löwenstein, prima di fermarsi per l’attesa cena con festa presso uno degli headquarter di Bosch nei pressi di Heilbronn.
La seconda giornata, in realtà prima di percorsi, termina dopo 210 chilometri con meta serale ad Abstatt, dove si aprono i cancelli del grande centro Bosch in cui sono sviluppati i sistemi telaio, assistenza guida ma anche Motorsport. È qui dove vorremmo sbirciare le novità del futuro, ma rimaniamo interessati già da quanto esposto nel gran salone al piano terra, come il motore 3.5 della BMW M1 sezionato per illustrare le parti che a distanza di quasi quaranta anni, Bosch riesce a proporre nuovamente sul mercato, a tutti. Il clima tutto tedesco della festa serale è come non ve lo aspettereste, è proprio Fritz Cirener a spiegarci come Boxberg Klassik sia un evento annuale molto atteso dai dipendenti appassionati che vi si cimentano, come iscritti o solo come personale di supporto. Oltre la metà delle persone che lavorano nello staff sono dipendenti Bosch che lo fanno a titolo gratuito, per spirito aziendale e piacere, persino il gruppo intrattenimento Rock’n’Roll & Boogie Woogie (molto caratteristico) è aziendale: cose che da noi forse non accadrebbero, almeno non per diciassette edizioni di fila con bilanci positivi e sorrisi per tutti e che ci fanno pensare un po’ oltre la sola tecnica veicolistica, osservando fuori dalle ampie vetrate che dalla sede Bosch di Abstatt, concedono un bel panorama silenzioso, di estese campagne buie, nei dintorni di Heilbronn. Ma il mattino seguente la sveglia è presto, da qui si parte per una giornata intensa, con ancora undici prove da fare senza accumulare troppe penalità. Le tappe principali sono presso il castello Burg Maienfels, ma soprattutto l’interessante abazia del Quattrocento Kloster Schöntal, dove oltre esempi di architettura tipica, in mezzo a uno stupendo paesaggio, ci sono dei dolcetti molto particolari che riqualificano un po’ la cucina tedesca, almeno per il dessert. I gradevoli chilometri d’itinerario della domenica mattina sono poco più di cento, che si sommano alle prove del pomeriggio, in circuito. Tra questi passaggi non mancano strette vie di paesini con persone sedute ad attendere le belle auto d’epoca e qualche punto dove fermandosi in piazze di paese, tipicamente dove c’è il comune (rathaus) si scoprono signore molto anziane che fanno la spesa autonomamente, in bici o con borsoni, apparentemente più arzille e interessate all’autoraduno di certe affaticate nonnine di città.
Tappa domenicale conclusiva in quel di Boxberg, precisamente Windischbuch, dove con piacere si giunge passando da percorsi incantevoli e tranquilli, come quelli del mattino. In circuito, ci si cimenta in prove di abilità al volante per regolarità, ma anche manualità indipendente dalla guida, con lancio palloni, trasporto di oggetti e persino rabbocco olio motore, il tutto per coinvolgere tanto conducente quanto copilota senza forzare i veicoli. La culla delle innovazioni futuriste di Bosch, accoglie vetture anche novantenni per farle giocare nei suoi ampi spazi dedicati. Già, perché raramente il pubblico accede a questo luogo dove il grande anello di alta aderenza circonda, in una estesa zona verde, i vari percorsi con fondo attrezzato per misurare in ogni condizione possibile i sistemi di sicurezza delle vetture, sistemi che Bosch realizza per tutti i principali costruttori e che gli stessi vengono proprio qua a provare. Un luogo riservatissimo di norma, che per l’occasione diviene ampio spazio divertimento, con ristoro a cucina tradizionale (carne e patate non mancano mai, con il plus di torte molto varie) e intrattenimento bimbi. Secondo il tipo di veicolo, è più o meno difficile fare precise frenate su acqua, discese a motore spento lanciando palline fino all’ultimo metro, o handling a tempo fisso. In ogni caso, vincenti o meno, al termine parata con tutte le vetture insieme sull’anello sopraelevato (dove esiste comunque un limite che i tedeschi rispettano) e premiazioni.
Dopo oltre 350 chilometri percorsi, considerando i trasferimenti, tra i 135 partecipanti per gran parte provenienti dal sud della Germania di età media quarantacinque anni (alcuni dei quali molto agguerriti) i migliori al termine delle quindici prove sono stati: Giuseppe e Julian Tudisco, a bordo di una Fiat 124 AS Spider del 1969. Vincenti con soli 155 punti di penalità, un miraggio per qualcuno che si cimenta per gioco, ma anche impegnandosi, se si pensa che sbagliando pesantemente anche una sola delle variegate prove, se ne accumulano già 100. L’auto più datata che abbiamo visto è una bella Rolls Royce 20/25 hp del 1932, in mano a un dirigente, la più “fresca” invece una Ferrari Mondial 3.2 del 1986. Ma non solo pezzi di nicchia come dicevamo, con un conducente più giovane di soli ventuno anni, poiché in questo caso non si tratta certo di una manifestazione per soli attempati con belle auto che se la tirano, tutt’altro.
Volkswagen Veicoli Commerciali
Viale G.R. Gumpert, 1
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(VR) - Italia
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