10 cose che la 24 Ore di Le Mans può insegnare alla F1

10 cose che la 24 Ore di Le Mans può insegnare alla F1
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Record di presenze e sempre più costruttori pronti a sfidarsi in pista. L'Endurance conquista un successo incredibile, mentre la F1 è sempre più in crisi. Ecco 10 consigli che la 24 Ore di Le Mans può dare alla Formula 1 per rilanciarsi
16 giugno 2015

Le Mans - Ogni anno un nuovo record di presenze, per un campionato che fa sempre più gola alle Case automobilistiche. E non è di certo un caso. Dopo stagioni difficili infatti, in cui era finito un po’ in ombra, dimenticato da pubblico e costruttori ufficiali, il Mondiale Endurance oggi gode di ottima salute, tanto da essere diventato uno degli appuntamenti più interessanti nel panorama del motorsport a livello internazionale.

 

Il mondiale si snoda quest’anno attraverso otto appuntamenti sparsi in giro per il mondo, ma la perla dell’intera stagione rimane naturalmente la 24 Ore di Le Mans. Una gara unica nel suo genere, con un tracciato leggendario e un patrimonio storico ineguagliabile. Qui si sono consumati alcuni dei duelli più belli della storia. Indimenticabile quello tra Ferrari e Porsche, che ha tenuto banco negli anni ’60, per non parlare poi del calibro dei piloti che si sono sfidati tra questi cordoli. Jacky Ickx, Derek Bell, Henri Pescarolo, Hurley Haywood, Tom Kristensen e i nostri Emanuele Pirro, Michele Alboreto e Dindo Capello sono sono alcuni dei nomi più celebri.

L'ascesa del WEC e il declino della F1 (in Europa)

Nel 2014 assistiamo al grande ritorno di Porsche e, finalmente, Audi e Toyota hanno un nuovo avversario, che peraltro manda in scena un’avvincente lotta intestina all’interno di uno stesso Gruppo automobilistico (Audi e Porsche fanno capo a Volkswagen Group, nrd). E  il pubblico sembra apprezzare. Spalti sempre più gremiti, titoli sui giornali a pioggia e un format di gara che diventa sempre più collaudato. La prova del nove che parla del successo di queste gare arriva quest’anno, con Ford che annuncia un clamoroso ritorno a Le Mans, in categoria GT, a partire dal 2016. Una notizia che ha mandato in euforia mezzo mondo, visto che si riproporrà in chiave moderna il leggendario duello tra le auto americane e i bolidi di Ferrari e Porsche.

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Quest'anno a Le Mans c'erano 263.500 persone
 

Uno scenario così frizzante mai come in questo periodo potrebbe stonare di più con quello che invece sta vivendo la F1. Dovrebbe essere la massima espressione dell’automobilismo mondiale, invece il Circus sta attraversando una crisi profonda, perlomeno in Europa. Gli ascolti TV sono in calo vertiginoso da anni e i tempi in cui tutti alla domenica accendevano la TV, anche solo come sottofondo, per vedere la F1 sembrano ormai lontanissimi.

 

Il pubblico si è allontanato da questo sport, soprattutto le nuove generazioni e la rivoluzione tecnica degli ultimi anni, con un regolamento a dir poco complicato, non ha fatto altro che peggiorare le cose. Le cause di questa crisi sono molteplici e molto complesse, ma non è nostra intenzione andare ad analizzarle ora. Qui vogliamo solo limitarci a prendere spunto dal successo di una gara come la 24 Ore di Le Mans, per proporre qualche umile suggerimento da dare alla F1, sempre più in cerca della strada perduta. 

1) Battaglie e sorpassi veri

Nel Mondiale Endurance (FIA WEC) ci sono sorpassi in continuazione e battaglie avvincenti in tutte le categorie, sia tra i prototipi che tra le GT. E lo spettacolo non è artefatto con diavolerie aerodinamiche (leggi DRS) come avviene in F1. Qui il più veloce, quello che guida più forte o che ha la macchina migliore sorpassa. Punto. Come dovrebbe avvenire in tutte le sane competizioni automobilistiche. 

 

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2) Libertà tecnica: la vittoria non è mai scontata

Il bello delle gare endurance è che il regolamento impone sì dei paletti, anche molto rigidi, ma poi ogni squadra è libera di decidere quale tecnologia adottare per realizzare l’auto. In pista così si sfidano diverse filosofie costruttive e tecnologie anche opposte tra loro. Nella LMP1 troviamo motori benzina o a gasolio, auto ibride con diversi sistemi di recupero dell’energia, trazioni posteriori, anteriori o integrali.

 

Questo rende le auto molto più interessanti e aiuta lo sviluppo di tecnologie da trasferire sui modelli di serie. Inoltre l’esito delle gare non è mai scontato. I colpi di scena sono sempre dietro l’angolo ed è (quasi) impossibile vedere corse “congelate”, dove chi parte in pole position rimane in testa per tutta la corsa e poi vince, per il trionfo della noia. Ogni riferimento ad altre categorie è puramente causale…

 

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3) Si può andare (quasi) ovunque

Il pubblico a Le Mans può andare quasi ovunque. Con un biglietto un po’ più costoso si può entrare anche nei paddock e stare a contatto con piloti e meccanici sulla griglia di partenza. E, se proprio non si vuole spendere, prima della gara si può comunque andare a conoscere i piloti durante la bellissima parata (gratuita) del venerdì in Place de la Republique.

 

Se si ha fortuna e un po’ di pazienza poi, specialmente di notte, si riesce ad entrare persino nei box, dove si assiste allo spettacolo unico dei pit stop in notturna. Solo così, a nostro avviso, si può assaporare il vero gusto delle competizioni e non chiudendo le porte agli appassionati, come troppo spesso avviene nel dorato e blindato paddock della F1.

 

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4) Vie di fuga vere, non asfaltate

A Le Mans esistono ampie vie di fuga, che garantiscono elevati standard di sicurezza per i piloti. In ogni caso però le zone esterne alle curve sono rimaste rigorosamente ricoperte di ghiaia o terra e non sono state asfaltate, come spesso ha imposto la F1 (vedi la Parabolica a Monza). In questo modo il tracciato rimane il vero limite del pilota e chi sbaglia paga con diversi minuti di ritardo, se non con un ritiro. Non basta una sterzata insomma per rientrare in pista dopo un clamoroso errore…

 

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5) Si corre di notte, ma al buio!

Una parte consistente della 24 Ore, probabilmente quella più affascinante, si corre di notte. Prototipi e GT oggi si affidano a poderosi sistemi di illuminazione, ma il tracciato, a cominciare dal lunghissimo e terrificante rettilineo dell’Hunaudières, è rigorosamente al buio, proprio come una volta. Non esistono insomma quei mirabolanti impianti di illuminazione artificiale che vengono utilizzati nelle gare in notturna in F1, dove la notte viene trasformata in giorno.

 

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6) Gomme: non servono a favorire i sorpassi, ma ad andare fortissimo

Il fornitore unico della classe regina LMP1 a Le Mans è Michelin, che in questi ultimi anni ha investito tantissimo nella ricerca sugli pneumatici per le corse di durata. Il risultato sono gomme che in gara durano tantissimo (anche più di 1.000 km!), garantendo per diverse ore prestazioni al top. Un bell’aiuto per l’ambiente, ma anche per lo sviluppo di gomme stradali sempre più performanti e durevoli. Anche in questo caso siamo quindi lontani anni luce da quanto accade in F1, dove si è chiesto a Pirelli di realizzare pneumatici che si usurassero molto velocemente, così da favorire “lo spettacolo”.

 

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7) Si corre sempre al limite

Anche durante l'ultima 24 Ore abbiamo assistito ad un ritmo di gara impressionante. Persino nel cuore della notte i tempi sul giro rimanevano qualcosa di incredibile, addirittura vicini a quelli registrati in qualifica (ben al di sotto dei 3'20''!). I piloti nell’endurance oggi spingono sempre al massimo, cercando di tirare fuori tutto quello che si può dalla macchina. Certo, anche a Le Mans ci sono raffinate strategie di gara e ad un certo punto bisogna fare i conti con l'usura degli pneumatici, ma è davvero difficile sentire un team radio che imponga ad un pilota di rallentare, ad esempio per “gestire le gomme”, come troppo spesso avviene in F1.

 

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8) Prezzi umani

Assistere ad una gara leggendaria come la 24 Ore di Le Mans non costa una follia e non bisogna svenarsi come accade invece a chi vuole sedersi sugli spalti della F1. Con 75 euro si entra in pista per l'intero weekend (!), ma per andare un giorno ad una delle curve del tracciato bastano solo 15 euro e i bambini sotto i 16 anni entrano gratis! Per la cronaca quest’anno a Le Mans c’erano 263.500 spettatori e il camping era sold out. Offrire prezzi più accessibili potrebbe essere quindi un buon modo per tornare a riempire gli spalti sempre più vuoti delle gare europee della F1.

 

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9) La gara non si vince ai box, ma in pista!

La 24 Ore di Le Mans è una corsa che ha conservato il suo spirito autentico. Certo, per vincere una gara così lunga, servono anche raffinate strategie, ma non basta una sosta ai box per decidere le sorti della gara, come succede spesso in F1. A Le Mans la corsa si fa anche e soprattutto in pista, con sorpassi, lotte e vere battaglie (vedi l'avvincente duello di quest'anno tra Audi e Porsche). Sembra semplice, ma è quello che chiedono gli appassionati anche alla F1.

 

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10) Grande sportività e rispetto reciproco tra i team

Alla 24 Ore di Le Mans ancora oggi vive un grande senso di sportività e rispetto dell’avversario. Quest’anno per esempio Wolfgang Ullrich, direttore di Audi Sport, è andato nei box della Porsche durante gli ultimi giri della gara per complimentarsi della vittoria con gli avversari. E lo stesso hanno fatto gli uomini del team Toyota, che sono andati di persona nell’Hospitality Porsche per complimentarsi con i vincitori.

 

Come se non bastasse poi Audi France ha diffuso una pubblicità che rende omaggio ai nemici. Nell’immagine una R18 che sfreccia e una scritta: “Porsche gagne la cours. Et notre respect” (Porsche ha vinto la corsa. E il nostro rispetto). Insomma un clima positivo, di sana ma viva competizione, che rende ancora più avvincente la gara. Davvero difficile, se non impossibile, trovare qualcosa di simile nel Circus.

 

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Foto: Manrico Martella (tks to Canon Italia)
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