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Sono scattati oggi dalla mezzanotte (le 6 ora italiana) i nuovi dazi statunitensi che colpiranno diversi beni e prodotti cinesi per un valore di 200 miliardi di dollari USA. Lo aveva annunciato con il solito tweet Donald Trump e puntuali sono arrivati: salgono dal 10% al 25% le tariffe sull’import americano di prodotti della pesca, carni e alimentari vari, prodotti chimici, metalli, pelletteria, plastiche e gomma Made in China.
A irritare Trump, la lentezza con la quale proseguono i negoziati con una reazione che ha messo fine alla tregua nella “trade war” tra Pechino e Washington iniziata in dicembre al G20 in Argentina, fino all’annuncio della nuova stangata sull’export cinese che ha fatto colare a picco tutte le Borse del mondo.
L’esito dei negoziati tra le due superpotenze è ancora piuttosto incerto, ma l’impressione è che non si sia ancora al muro contro muro, anzi. Se da un lato il Governo cinese ha dichiarato che prenderà delle contromisure con nuovi dazi su beni e prodotti americani, ad esempio reintroducendo le tariffe del 25% sulle auto Made in USA, dall’altro c’è la disponibilità a trovare un’intesa.
La Cina ha infatti immediatamente inviato il vicepremier Liu He, economista formatosi tra l’altro ad Harvard, a intavolare un dialogo con il rappresentante per il commercio Robert Lightizer e con il segretario di Stato Steve Mnuchin. Trump ha anche annunciato di aver ricevuto una lettera definita «meravigliosa» dal presidente Xi Jinping, il che significa che lontano dai riflettori delle dichiarazioni ufficiali Stati Uniti e Cina sanno che una distensione nei rapporti commerciali è salutare per entrambe le parti.
Sebbene siano scattati oggi, gli effetti dei dazi più alti sull’export cinese destinato agli USA si sentiranno forse più avanti: più o meno tra tre settimane, cioè il tempo per i cargo di attraversare il Pacifico. Non sono infatti retroattivi, cioè non riguardano le navi già salpate. Al loro arrivo, i dazi più salati partiti oggi potrebbero non esserci più.