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Quando la Fulvia correva e vinceva dappertutto con Sandro Munari e quando Lancia divenne Campione del mondo rally, Francesca Pasetti non era ancora nata. Ma appena ebbe l’età della ragione si innamorò della Fulvia, della sua storia, dei suoi piloti. Ha scritto un libro – “Il lato B dei miei Rally” che racconta assieme a Rudy Dal Pozzo divertenti storie vissute sugli sterrati degli anni Ottanta. Possiede la più completa collezione di modellini del coupé torinese che le hanno valso il titolo di Lady Fulvia.
Nelle scorse settimane ha radunato 120 lancisti provenienti da tutta Italia, ma anche da 6 Paesi europei. A Montebelluna e a Valdobbiadene, sulla strada del Prosecco, sono sfilate oltre 60 Fulvia, di tutti i modelli, 1300, 1600, HiFi, “Fanalone”, e perfino una Fulvia “barchetta”. Tutte tirate a lucido. C’erano anche i campioni che le hanno guidate nei rally europei, da Munari a Borzacchini, da Audetto a Carello, da Ballestrero a Rudy Dal Pozzo.
Ma lo scopo del raduno non era quello di scoprire le delicate varietà delle bollicine di Prosecco, quanto quello di lanciare un appello alla sopravvivenza del marchio Lancia, che secondo le intenzioni dichiarate di Marchionne dovrebbe invece venir ulteriormente ridimensionato. A questo proposito è stato mostrata la registrazione delle dichiarazioni del manager italo- canadese assieme a uno struggente filmato che mostra l’attuale umiliante destinazione dei siti e degli stabilimenti ove il marchio Lancia veniva onorato con vetture di assoluto prestigio. Basti pensare alla Flaminia anni Cinquanta che il Presidente Mattarella predilige, alla Lambda, prima al mondo con scocca portante, alla Aurelia (6 cilindri a V con carrozzeria in alluminio), alla Aprilia (ponte De Dion e freni al centro), alla Delta integrale, alla Stratos.