"Mirafiori è chiusa, ma ogni tanto riapre", oggi lo sciopero generale

"Mirafiori è chiusa, ma ogni tanto riapre", oggi lo sciopero generale
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Oggi i lavoratori dell'industria dell'auto italiana si sono fermati e hanno protestato per le chiusure degli stabilimenti e la mancanza di progetti strutturali per fronteggiare la crisi.
18 ottobre 2024

Le parole più amare sono quelle di Giacomo Zulianello, un lavoratore di Stellantis e rappresentante della FIOM che dice "Mirafiori è già chiusa, solo che ogni tanto riapre...". Il sintomo di una parola, il declino industriale, che a Torino e in tutta Italia fa paura. La città piemontese ha già chiuso molti stabilimenti chiave come il Lingotto e Grugliasco; Mirafiori è l'unico che rimane in piedi, marciante a singhiozzo e con una mano d'opera vicina alla pensione (età media 58 anni) e da tempo passata attraverso lunghi periodi di cassa integrazione.

Lo sciopero di oggi che ha visto manifestazioni a Roma e in tutta Italia ha portato all'attenzione dell'opinione pubblica quanto sia critica questa crisi industriale che minaccia migliaia di posti di lavoro, dovuta in parte alle sconsiderate scelte del Parlamento Europeo verso una transizione obbligata ed univoca all'elettrico a dir poco mal ponderata e ad una più ampia situazione di tagli agli investimenti, tassi di interesse alti e guerre. E prezzi che crescono a dismisura.

Il nostro Paese non è l'unico che deve affrontare questa crisi: anche la Germania e la Francia stanno facendo i conti con previsioni e investimenti sbagliati, ma gli effetti in Italia sono peggiori. Secondo il professor Francesco Zirpoli, economista dell'Università Ca' Foscari di Venezia e direttore scientifico del Centro per le innovazioni Automotive e Mobility, la colpa è di Stellantis che ha tagliato gli investimenti nel nostro Paese sui nuovi modelli a marchio italiano, che evidentemente hanno lasciato Torino, che non è più il "cervello" della progettazione. Le ultime Fiat, Lancia e Alfa Romeo potranno anche avere uno stile Made in Italy, ma le componenti e le piattaforme sono francesi. E, ribadisce Francesco Zirpoli, "non è stato un errore, ma una scelta".

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