"La Fiat godeva di una considerazione incredibile... oggi è scomparsa". Parola di Giorgetto Giugiaro

"La Fiat godeva di una considerazione incredibile... oggi è scomparsa". Parola di Giorgetto Giugiaro
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Il designer più influente dell’automobile si racconta: dalle origini artistiche al genio funzionale, fino alla critica a un’Italia che oggi ha dimenticato come si lavora insieme
24 marzo 2025

«La Panda. Anche e soprattutto per come è nata». Non ha dubbi Giorgetto Giugiaro, uno dei più importanti designer dell’automobile di sempre, quando gli viene chiesto a quale delle sue creature sia più affezionato. È la piccola Fiat, “quel frigorifero”, come la chiama lui stesso con affetto e ironia, a occupare un posto speciale nel cuore del progettista piemontese.

Giugiaro, oggi 86enne, ha iniziato a disegnare auto quasi per caso. «Io avevo intenzione di seguire un po’ le orme di mio padre, dedicandomi al disegno artistico. Ma fu lui a consigliarmi di dedicarmi anche al disegno tecnico». A 17 anni ancora non sapeva cosa fosse un’automobile, ma fu l’incontro con Dante Giacosa a segnare l’inizio della sua carriera: «Per me, quell’esperienza, durata quattro anni, è stata come frequentare un’Università».

La svolta arriva alla Carrozzeria Bertone: «Con la prima macchina disegnata in assoluto, l’Alfa Romeo 2600 Sprint, Bertone la portò al Salone dell’Auto di Torino e da quel momento non fui più un perfetto sconosciuto». Poi Ghia, e infine la fondazione della Italdesign nel 1968, dove nacquero modelli destinati a fare la storia.

A colpire però resta il racconto della Panda: «Carlo De Benedetti mi chiese di dettare lo stile di un’auto innovativa, compatta ma spaziosa e che venisse a costare poco». Inizia così un progetto dai tempi strettissimi, da portare avanti anche durante le vacanze. Ma: «Pochi giorni prima del 15 agosto, telefonai a De Benedetti ma mi rispose il maggiordomo, dicendomi che non era presente nella casa in Sardegna». Al rientro, la sorpresa: «Scoprii che era uscito dalla Fiat».

Il progetto però si salva grazie a un cambio ai vertici: «Il nuovo ad Tufarelli mi telefonò dicendo che voleva salvare il progetto, con la sola condizione di non pesare sui costi». Una vera sfida: «L’auto doveva essere essenziale, utilitaria ma spaziosa». A quel punto, la soluzione più semplice diventa anche la più geniale: «Ho sempre detto di aver disegnato un frigorifero».

Oggi Giugiaro guarda con occhio critico all’industria italiana: «Ai miei tempi la Fiat godeva di una considerazione incredibile in ogni parte del mondo, adesso è praticamente scomparsa». Il problema? «Noi italiani siamo forti a livello individuale ma non sappiamo proprio fare squadra né rispettare delle gerarchie». E aggiunge: «Chi decide non capisce che le auto sono fatte in primis da persone».

Oggi Giugiaro si definisce semplicemente un «consulente», mentre il figlio Fabrizio guida la GFG Style: «Garantisco io per lui, ha grandi qualità e le dimostra ogni giorno». Con un occhio rivolto al futuro, ma anche a ciò che ha imparato nel tempo: «È stato importante l’aver compreso che il disegno di automobili è sempre un compromesso tra estetica e funzionalità». E, soprattutto, «nella mia vita ho appreso qualcosa da tutti».

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