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A fare gola ai tanti collezionisti di auto d’epoca sparsi per il mondo, non ci sono solo i marchi più blasonati come Ferrari, Porsche e tanti altri, ma anche produttori di nicchia come, ad esempio, Intermeccanica.
Quella che vedete in foto, è una delle vetture sportive anni ’60 realizzate dal produttore italo statunitense, sotto la direzione di un ungaro canadese di nome Frank Reisner.
Il primo modello della casa fu la Griffith GT che era dotata di un telaio progettato dall'ex ingegnere di Formula 1 BRM John Crosthwaite, con una carrozzeria progettata da Robert Cumberford e modificata leggermente da Franco Scaglione.
Furono realizzati solo 14 esemplari della Griffith GT prima che la società chiudesse i battenti, prima di essere rilevata da Steve Wilder che cambiò il nome del modello in Omega che ebbe una sorte simile dato che venne prodotta in soli 33 esemplari prima che il nuovo proprietario fosse costretto a chiudere, ancora una volta, le porte della fabbrica.
Il problema, a quanto pare, non era la domanda da parte della clientela ma il fatto che i costi di produzione fossero così alti, da rendere i profitti quasi nulli.
Dopo questo ennesimo fallimento, si affacciò Frank Reisner, proprietario di Intermeccanica, il quale si rese conto della necessità di costruite l’auto in Italia e poi di mandarla in vendita sul mercato statunitense. Per farlo, Reisner ottenne un finanziamento che gli consentì la creazione di un nuovo modello che volveva quello precedente, adottando un motore Small Block V8 proveniente da Ford e abbinato alla trazione posteriore.
Il modello, in origine, era chiamato Torino ma ciò non fu possibile in quanto quel nome era già registrato da Ford, così venne mutato in Italia. Il telaio sviluppato da John Crosthwaite era in tubi d’acciaio, aumentandone la rigidità, mentre l’asse posteriore era mutuato dalla Ford Mustang.
A differenza delle altre auto sportive italiane che potevano farsi vanto di meravigliosi ma complessissimi motori, Intermeccanica utilizzava un V8 americano semplice e affidabile.
Il successo ottenuto grazie alla combinazione del design italiano unito dall’affidabilità e potenza a stelle e strisce non fu poco per un piccolo produttore infatti, dal 1967 al 1974 vennero venduti quasi 600 esemplari, mentre nel 1971 questo modello venne affiancato da Indra, con cui condivideva la base meccanica.
Se voleste accaparrarvi uno dei primi esemplari, Worldwide Auctioneers il 5 agosto ne metterà all’incanto uno full optional del 1968, dotato di motore V8 da 302 pollici cubi, abbinato a carburatori Holley e cambio manuale a quattro marce.
Le condizioni di conservazione sono ottime, con un bellissimo colore della carrozzeria giallo brillante, cerchi monodado e volante Ferrari e capotte nera in tela
Il prezzo stimato non è stato divulgato ma, con ogni probabilità, questo piccolo gioiello infiammerà la sala.