Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Giuseppe Conte ha appena accettato l’incarico del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la formazione del nuovo esecutivo che dovrebbe avere la fiducia in parlamento grazie all’appoggio del PD, che prenderà il posto in maggioranza della Lega che l’8 agosto ha rotto l’accordo di governo con il Movimento 5 Stelle.
Inizia adesso la fase delle consultazioni, che stando alla disponibilità espressa dal Partito Democratico dovrebbe concludersi rapidamente come auspicato del resto da Mattarella, al quale sarà presentata nelle prossime ore la lista dei papabili ministri che l’inquilino del Quirinale dovrà approvare.
Conte nella sua dichiarazione dopo il colloquio con il Presidente della Repubblica ha parlato di volere «Infrastrutture sicure ed efficienti» nel programma che sarà stilato dalla nuova maggioranza. Quello delle infrastrutture dovrebbe essere uno dei punti critici nella ricerca dell’equilibrio tra M5S e PD sulla formazione della squadra di governo. Con l’incarico nelle mani di Conte, che dovrà consultarsi con le forze di Camera e Senato, parte dunque ufficialmente oggi il toto-ministri.
Da un lato c’è il M5S, che dopo il crollo del Ponte Morandi dello scorso 14 agosto ha spinto sinora per la revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia e per una loro profonda revisione in modo da abbassare i prezzi di pedaggi e spingere sugli investimenti in termini di manutenzione e sicurezza, risultati tra l’altro carenti secondo una recente indagine dell’autorità anticorruzione.
Dall’altro ci sono i dem, meno ostili ad Atlantia e più disposti ad una rivisitazione del regime concessorio che si tradurrebbe in un allungamento delle concessioni in cambio di tariffe calmierate.
E’ questo il fronte su cui aveva lavorato l’ex Ministro dei Trasporti Graziano Delrio, nome dato per favorito nella corsa a due verso il MIT e già titolare dello stesso ministero durante gli esecutivi Renzi e Letta.
Il nominativo su cui starebbero puntando i 5 Stelle sarebbe invece quello di Stefano Patuanelli, l’ingegnere triestino che è capogruppo al Senato. Un terza ipotesi potrebbe essere quella di una figura tecnica e lontana dalla politica se non si trovasse l’accordo.