“La più amata dagli italiani”: un’espressione qualche volta abusata, ma non nel caso di questa riuscitissima Fiat, utilitaria che spopola sin dal debutto gratificando giovani e meno giovani, uomini e donne, senza troppe distinzioni sociali. Basterebbe dire che è una 500, per sintetizzare, data la notorietà globale. La 500 C con capote in tessuto, dal costo nemmeno troppo superiore alla 500 normale, è ancor più sfiziosa e ricercata. Si tratta di una vettura made in Italy, forse attualmente identificabile come “la” vettura, dati i grandi volumi di vendita dentro e fuori i confini nazionali: due porte, lunga tre metri e cinquantacinque, omologata per quattro persone. Tecnica e prestazioni sono nella media del segmento, trazione e motore sono anteriori, senza oggettivamente nessuna lode per spazio posteriore, o capacità di carico. Otre questi dettagli formali, ha però nella sostanza lo stile unico e ispirato alla gloriosa 500 degli anni Cinquanta, sia fuori, sia dentro, per una riuscita interpretazione in chiave moderna, che da un lato intriga i giovani (e le giovani) di oggi, quanto dall’altro riaccende i ricordi di quelli del passato. Tecnicamente condivide il pianale con Panda e buona parte dei sistemi veicolistici anche con Punto e Ypsilon, quindi è semplice oltre che affidabile, finiture e qualità percepita sono però superiori. Per girare in città o spostarsi ovunque, finché soli piuttosto che in due, è pratica, agile e abbastanza sicura, diretta nelle sensazioni di guida e anche conveniente nella gestione, un po’ meno nel prezzo di acquisto, in rapporto all’hardware, però è bella e anche molto personalizzabile.
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Dei cinque motori attualmente proposti, i benzina sono tutti Euro6 e abbinabili al cambio automatico; l’innovativo bicilindrico Twinair avvicina, solo per alcuni concetti base, il motore della 500 storica, ma con rendimento esageratamente superiore, grazie a turbo e sistema di gestione delle valvole; è disponibile in due livelli di potenza. Il classico 1.2 otto valvole rimane il riferimento “base” da quando è uscita la 500, onesto nel rendimento e semplice, eventualmente con GPL. Il pur evoluto diesel 1.3 Multijet rimane oggi forte solo della buona coppia, con qualche convenienza di carburante sulla lunga distanza, ma in una tipa minuta e carina come la 500, che talvolta vuol fare anche la “precisina”, denota qualche rumore e vibrazione di troppo, specie se non se ne prende cura. A livello allestimento ci si trova con molto da scegliere, potendo, poiché non è tutto incluso; senza esagerare, le finiture sono comunque sempre più che discrete. Molte le possibilità di personalizzazione, con tinte che si rinnovano, anche bicolore e tanti allestimenti, sei, persino speciali legati a marchi extra-settore, o apparentemente estremi, come la sportiva S (solo per estetica) e la riccamente dotata Cult (negli interni). Da segnalare tra gli accessori includibili, oltre al valido cambio Dualogic, che non fa troppo rimpiangere il manuale a chi debba suo malgrado affrontare quotidiane code nel traffico, anche il nuovo quadro strumenti TFT da 7’’ che può integrare l’infotainment di bordo.
Se le prime generazioni hanno grande valore storico e affettivo, alcune con quotazioni attuali esponenzialmente maggiori di quanto fosse al momento di acquisto, la 500 C odierna non è messa meno bene, in relazione all’età. Ambita sul fronte del nuovo, spopola dalla nascita anche sul fronte dell’usato forte del suo appeal, mantenendo quotazioni molto buone e altissima commerciabilità: un discreto investimento quindi, rispetto al prodotto auto in genere. Dal punto di vista tecnico e di affidabilità, non ha mai denotato alcun serio problema e anche la gestione delle manutenzioni talvolta straordinarie, che da nuova potevano forse creare qualche momento di difficoltà a una rete che non la conosceva bene, è ora agevole un po’ ovunque, contrariamente a certe rivali estere ben più onerose da quel punto di vista. Diffusa in maggior parte con motori a benzina, qualche intoppo lo incontra saltuariamente il sistema Blue&Me delle prime uscite, ma non è cosa troppo onerosa.
Verrebbe da dire infinita, poiché nasce nella prima metà del secolo scorso e non sappiamo quando (se) finirà. Una storia tutta tricolore, che passa per quattro modelli diversi che hanno accompagnato momenti molto importanti e distanti tra loro della nazione italiana. Questa storia di Casa Fiat parte nel 1936, con quella che per tutti è nota come Topolino (500 A), ristilizzata nel 1948 con la 500 B e infine con la 500 C: fu un po’ la prima macchina d’Italia, o meglio la prima di grande diffusione per un popolo che al tempo non era certo tra i più motorizzati. Nel 1957 arriva la ancor più popolare Nuova 500, che ai giorni nostri invece viene spesso comunemente identificata come “vecchia 500”, riferendosi alla attuale che ne riprende lo stile. Come la progenitrice, riveste un ruolo di compagna per un’Italia in crescita, condividendo gioie di intere generazioni quale prima vettura per moltissimi adulti e over70 del giorno d’oggi. Attualmente è vero idolo degli appassionati, ora che ha valore storico e viene riverita come mito in ogni parte del mondo. La terza 500, quella uscita nel 1991, è la meno apprezzata nel tempo: piccola due porte di produzione polacca orientata a un target economico, dalle forme squadrate. La 500 contemporanea, modello 150, viene prodotta dal 2007 in Polonia e dal 2010 anche in Messico, è commercializzata in più di 100 Paesi nel mondo e cosa non da poco, ha segnato anche il ritorno del marchio Fiat negli Stati Uniti. Un modello globale, che nel 2013 ha ripetuto in Europa lo stesso record di quota (13,9%) raggiunto nel 2008 e si avvicina al milione e mezzo di esemplari, di cui tre quarti venduti all’estero. Forte dello stile tutto italiano, premiata con vari riconoscimenti, è diventata da subito uno status symbol internazionale e da lei discende un filone di versioni. Ultimo aggiornamento datato 2015.
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