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Il sistema di spegnimento automatico del motore al minimo è diventato popolare intorno agli anni 2000 come misura per abbassare i consumi e indirettamente ridurre le emissioni di CO2, anche se allora ce ne preoccupavamo di meno. Tuttavia, negli ultimi anni, sono nati alcuni dubbi sull'efficacia reale in rapporto anche ai costi. Attenzione, si parla solo dei motori termici benzina o diesel "puri", diciamo "vecchia scuola" che non hanno alcun tipo di ibridazione.
Le prime notizie di un sistema di arresto e avvio automatico in sosta del motore sono fatte risalire al Centro Ricerche Fiat nella persona dell'ingegner Mauro Palitto che lo sperimentò nel 1982 e divenne di serie per la prima volta al mondo sulla Fiat Regata Energy Saving nel 1983.
Il sistema spegne il motore ai semafori a certe condizioni (temperatura, accessori inseriti, pressione del freno, stato di carica della batteria) e lo riaccende rapidamente non appena necessario. In questo periodo, visto che l'alternatore non ricarica, alla batteria viene richiesto un "superlavoro" per alimentare servizi e accessori e bisogna controllarne costantemente lo stato di carica.
Per essere affidabile, quindi, lo Stop&Start ha bisogno di tre elementi che hanno un certo costo: il motorino di accensione più robusto, visto che secondo i test il numero degli avviamenti per chilometro è aumentato di quasi 5 volte, da 25.000 a 120.000 mila nella vita dei veicolo; un BMS (Battery Management System, una centralina elettronica) e una batteria speciale il cui maggior costo si sarebbe poi presentato varie volte nella vita del veicolo.
Molti marchi lo propongono ancora ma altri, specie in Giappone, lo hanno abolito per i motori benzina o diesel non ibridi: per esempio Toyota Yaris, le varie Corolla, la RAV4, la Land Cruiser (non tutti in vendita in Europa) non sono dotati di dispositivo di arresto del minimo. Honda non lo usa per la ZR-V. Anche Mitsubishi Eclipse Cross non ne è dotata. Un portavoce Toyota l'ha definito un sistema "efficace per ridurre il consumi" ma che non è molto gradito al pubblico.
Come detto, la funzione è disattivabile, ma gli studi delle Case giapponesi indicano che una maggior usura dei componenti potrebbe annullare - anche da punto di vista ambientale - i vantaggi di riduzione delle emissioni. Per esempio, la batteria dei sistemi Stop&Start deve essere sostituita più di frequente e la produzione di più batterie impatta sull'ambiente, oltre che sul portafogli.
I continui spegnimenti e le successive accensioni, poi, sono sgradite a molti automobilisti, che lamentano soprattutto nei mesi caldi l'assenza dell'aria condizionata, le vibrazioni, l'accensione non immediata. Il risparmio dei sistemi Stop&Start è molto influenzato dal percorso ma generalmente si parla di cifre che vanno dal 5 al 7%, che non è affatto trascurabile.
Il costo di una batteria per gli usi specifici dello Stop&Start, che per avere più capacità di carica e scarica usa una tecnologia chiamata AGM o Absorbent Glass Mat, senza elettrolita liquido oppure EFB (Enhanced Flooded Battery) è più alto del solito: una batteria normale da 100 Ah costa circa 100 euro, quelle adatte allo Stop&Start arrivano a 140-150 euro.