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Uno dei capitoli più leggendari della storia dell'auto si apre in un posto perlomeno curioso: non era un Centro Ricerche miliardario ma lo scompartimento di un treno in Giappone. Siamo nel 1997 e bordo c'è Ferdinand Karl Piëch, un gigante della tecnica, nipote di Ferdinand Porsche. Su quello Shinkansen tra Tokyo e Nagoya, durante una conversazione con Karl-Heinz Neumann, che all’epoca era responsabile dello sviluppo motori di Volkswagen, a Piëch venne una idea che disegnò sul retro di una busta: un motore a 18 cilindri, strutturato come un insieme di tre motori a sei in linea cilindri sfalsati di 60°. La Bugatti, per celebrare quello che oggi sarebbe l'88° compleanno di Piëch, ha pubblicato il tratto originale che avrebbe dato origine al futuro W16 della Bugatti Veyron.
Il sogno di Piëch era fare un'auto che avesse almeno 1.000 CV, capace di superare i 400 km/h, ma raffinata come una gran turismo di lusso. Un concetto che nessuna architettura esistente poteva sostenere, e che richiedeva un approccio completamente nuovo. Il prezzo? Non importa, già sapeva che, anche se costosa, l'avrebbero comprata. Il progetto di questo motore non era la sola ambizione del vulcanico Piëch: qualche anno dopo volle che venisse realizzata la Volkswagen XL1, una costosissima due posti stradale che faceva 100 km con un litro di gasolio.
Tornando al W18, Piëch lo aveva ideato, ma non aveva un'auto su cui montarlo: la leggenda dice che durante una vacanza di Pasqua, il figlio Gregor (pare che Piëch ne abbia avuti 12 o 13 da varie madri) avesse chiesto di comprare un modellino di Bugatti Type 57 SC Atlantic. Fu la scintilla decisiva. Il 5 maggio 1998, Volkswagen acquistò i diritti sul marchio Bugatti.
La prima concept portava nel nome una traccia del frazionamento: EB 118 e il disegno fu affidato al maestro Giorgetto Giugiaro: una coupé a due porte con motore 18 cilindri. La presentazione avvenne a sorpresa al Salone di Parigi nel settembre 1998. Poi seguirono altre tre concept car: la EB 218 (Ginevra 1999), la EB 18/3 Chiron (Salone di Francoforte 1999) e infine la EB 18/4 Veyron, presentata al Salone di Tokyo nell’ottobre dello stesso anno, disegnata da Jozef Kabaň sotto la guida di Hartmut Warkuß.
Nel 2000, Piëch annunciò che Bugatti avrebbe messo in produzione l'auto e sarebbe stata esattamente come voleva lui: 1.001 CV e oltre 400 km/h. Ma la vera sfida era rendere questa iper-sportiva utilizzabile anche per andare all’opera con la moglie, come raccontava lui stesso. Nel 2005, quel sogno divenne realtà: il motore perde due cilindri e passa da 18 a 16, è vero, ma nasce la Bugatti Veyron 16.4 con 407 km/h di velocità massima, 0-100 in 2,5 secondi. Era l’auto più veloce mai prodotta in serie. Ma più dei numeri, la Veyron rappresentava la visione assoluta di Ferdinand Piëch: creare qualcosa di unico, senza compromessi.
Il realtà il progetto di questo straordinario motore è sempre stato un work in progress, anche dopo che Piëch si era ritirato (è poi scomparso nel 2019), prima per affrontare i numerosi problemi al cambio che soffriva la coppia mostruosa, poi per il raffreddamento. Successivamente è stata invece la ricerca di potenza e prestazioni sempre più elevate a guidare gli ingegneri di Molshiem, fino ai 1.600 CV della Chiron Super Sport.
Bugatti
1, Château Saint Jean Dorlisheim
(AG) - Francia
https://www.bugatti.com/
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