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Tutti gli automobilisti sanno che in alcuni parcheggi serve disporre, ben visibile, il disco orario. Come è precisamente descritto e regolato in Italia il disco orario? In primis occorre ricordare che si tratta di uno strumento che serve a controllare la sosta dell’auto, in termini di durata. Il disco orario ovviamente è obbligatorio per alcuni parcheggi, mentre in altri non serve.
I cartelli di segnalazione su strada indicano, insieme al colore delle strisce, che vige l’obbligo di esporlo, nella cosiddetta zona a disco. Il disco orario, un tempo omaggiato da concessionari o assicuratori, oggi è realizzato in vari formati ma mediamente è rimasto il classico colore blu e bianco, con la possibilità di ruotare appunto “il disco” delle ore. Proprio le ore devono essere tutte presenti e visibili, affinché lo strumento sia valido per utilizzo nei parcheggi.
Il noto segnale stradale che indica l’obbligo di esporre il disco orario, è quello recante la lettera P con tanto di freccia e numeri, oltre che testo. Indicati anche i giorni e gli orari, in cui vige l’obbligo del disco orario. Qualora si rientra nei momenti in cui è obbligo esporlo, il disco orario va “regolato” indicando l’orario di arrivo e quindi l’inizio della sosta. La normativa di riferimento per il disco orario, è quella del 157 CdS che ricorda come il disco orario vada sempre esposto, anche se il perimetro del parcheggio non è delimitato da strisce blu, in presenza del segnale stradale verticale che indica l’obbligo e la relativa icona.
Ci sono infatti aree di sosta gratuita, con strisce bianche, dove il disco orario serve per rientrare nel limite consentito. La multa per mancata esposizione del disco orario e per superamento del limite, varia dai circa 40 euro a oltre 150 euro. In caso di veicoli per servizio disabili, non vige l’obbligo di rispetto del limite di tempo.
Questione a volte dibattuta è quella del disco orario la domenica, o nei festivi. La norma è che in quanto segnale, come gli altri, il disco orario si intende sempre valido, anche la domenica. Ovviamente sono moltissimi i casi dove invece, con dovuta segnalazione visibile agli automobilisti (es. martelletti incrociati e/o croce, piuttosto che testo e fasce orarie) si limita la zona a disco solo per alcuni giorni feriali o in certo orari diurni.
Quando ci si trova di fronte a un parcheggio con disco orario, ma se ne è sprovvisti, il disco orario molto spesso è un “Fai da te”. Si tratta di un oggetto relativamente semplice da realizzare, basta che sia coerente alla norma. Quindi piuttosto che commettere errori grossolani, è meglio premunirsi e, se non lo si vuole o può comprare, è possibile ritagliare un cartoncino. Secondo istruzioni liberamente scaricabili sul web, piuttosto che a pagamento se con elementi particolari e personalizzati.
Dopo il disco orario fai-da-te, il più noto è il disco orario automatico o automatizzato. Si tratta di un disco alimentato, che conosce l’ora e che spostando l’orario d’arrivo automaticamente, allunga la sosta. Ovviamente non è legale, con multa salata possibile anche a tre zeri, secondo i casi. Diverso è il disco orario elettronico, regolare, che in sostanza integra la funzione di orologio digitale e serve per comodità di corretta impostazione inizio sosta (essendo sempre all’ora esatta ma non modificando l’inizio sosta).