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...Ovvero, come passare dal «Quando ci fermiamo?» al «Peccato, siamo già arrivati!»: per molti genitori l'esperienza di un lungo viaggio in auto con tutta la famiglia, con il caldo estivo e magari con qualche imprevisto di traffico che aumenta le ore a bordo, si può rivelare un calvario.
Anzi, diciamocela tutta: basta anche una sola mezz'ora di viaggio per dare il via all'interrogatorio incalzante, con domande tipo «Quanto manca?», «Quando ci fermiamo?» o «Questa strada non finisce mai?».
Una sequela di richieste ripetute a raffica, che mette a dura prova anche il più ascetico dei guidatori e rende spesso inutili anche le più consolidate pratiche di meditazione zen.
Alla base di tutto, c'è una verità scientifica: la percezione del tempo cambia con l’avanzare dell’età e quindi un viaggio in auto di poche ore a un bambino di cinque anni sembra molto più lungo rispetto a un adulto di cinquanta, e da questa premessa deriva la spiegazione del perché un tragitto anche di poche ore seduto nel seggiolino provochi capricci e mugugni.
Aggiungiamo inoltre le frequenti esigenze dei bambini (dalla pappa ai bisogni fisiologici) ed abbiamo un quadro completo di come le ore in auto, dopo l’entusiasmo iniziale, tendano a trasformarsi in occasione di capricci e lamentazioni.
Ma non è tutto perduto; anzi, precise strategie pedagogiche trasformano un potenziale problema irrisolvibile in una questione da affrontare con il sorriso sulle labbra... vediamo come.
Nei percorsi quotidiani, da casa a scuola o per andare a fare sport, non c’è quasi il tempo di annoiarsi; ma quando la distanza aumenta, ecco che occorre utilizzare alcune precauzioni perché lo stare a bordo non si trasformai in mal d’auto.
Una buona strategia riguarda l'orario di partenza: muoversi molto presto al mattino permette di sfruttare il famoso effetto “narcotizzante“ dell'auto sui bambini (e non solo su essi, ad essere precisi...), godendo di una o più ore del loro sonno, che sia traduce in tranquillità per chi guida.
Altra mossa importante, prevedere soste frequenti, evitando quindi le lunghe tirate: anche pochi minuti, magari per bere un succo di frutta, mangiare un biscotto e fare qualche passo, sono molto gradite dai passeggeri più piccoli, perché in così di interrompe la monotonia della seduta e si ritorna a bordo con animo più predisposto al viaggio.
Ma è sull'ambiente interno che si gioca la partita più importante e si creano le premesse per la vittoria: la vettura va attrezzata infatti con gli accessori più utili a favorire la permanenza a bordo, dalle tendine parasole alla play list da ascoltare e cantare insieme, fino ai vassoi da viaggio dove sistemare giochi o fogli da disegno, e senza dimenticare da portare in auto il peluche preferito.
Non abbiamo finora citato il più diffuso dei sistemi per distrarre i bambini, ovvero un dispositivo elettronico, tablet o cellulare che sia, l'uso del quale a nostro avviso va del tutto evitato e se non possibile assolutamente contenuto in limiti di tempo ridotti.
In auto, infatti, i bambini vanno distratti e coinvolti in attività con gli altri a bordo, non messi in una sorta di bolla che li isola dal mondo circostante e che non li mette in relazione con il paesaggio che scorre lungo i finestrini.
Quindi spazio al karaoke collettivo, con mamma e papà che cantano insieme ai figli, ai giochi inventati all'istante (indovinare i colori delle macchine, fare le somme con le targhe, spiegare i segnali stradali), una gara di indovinelli (argomenti classici: i nomi dei parenti, gli animali - con sottosezioni dedicate a quelli che volano, vivono nel mare oppure sulla terra, o ancora ai versi che fanno -, i cantanti o i campioni dello sport), alla creazione di filastrocche o poesie con le rime più strane e curiose, ma anche spazio ai disegni.
Insomma, lo sforzo dev'essere di rendere l'abitacolo una sala creativa, con continue sollecitazioni ai bimbi per distrarli e far così passare il tempo in fretta, quasi senza che se ne accorgano, piuttosto che connotarlo come un ambiente claustrofobico e noioso, nel quale ci si trova reclusi e dal quale si vuole fuggire.
E se una volta a destinazione la prima frase sarà, «Ma come, siamo già arrivati?», vorrà dire che avremo fatto un capolavoro e che le vacanze possono iniziare nel migliore dei modi.