Zanardi, il segreto è la famiglia

Zanardi, il segreto è la famiglia
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Dietro agli straordinari traguardi raggiunti da Alex Zanardi - di nuovo campione olimpico ieri - ci sono l'umiltà e la caparbietà, doti di famiglia
15 settembre 2016

E pensare che c’è gente che ancora si stupisce di Alex Zanardi. Il bolognese ha vinto l’ennesima medaglia d’oro alle paraolimpiadi brasiliane alla tenera età di 50 anni e qualcuno si stupisce ancora. Si vede che non lo conoscono. Alex è sempre stato così, certo, ma da quando nel 2001 perse le gambe in quel drammatico incidente in Germania, perdendo le gambe ha invece aumentato quella parte di sé che forse sonnecchiava dentro il suo essere semplicemente Alex Zanardi.

Quando correva coi kart e poi con la F.3, dove ha conosciuto la moglie Daniela, ogni tanto se ne usciva con qualche svarione spettacolare. A volte andava bene, altre andava male. “Ho fatto la zanardata anche stavolta” diceva, sottolineando che si era inventato qualcosa col volante fra le mani. Quando poi a Laguna Seca si esibì in quel famoso sorpasso (che con le regole attuali della F.1 sarebbe stato sanzionato) la sua ascesa divenne irrefrenabile. Fino a quando non tornò in F.1 e lì cominciarono i problemi.

Il volante della Williams era troppo complicato, le sue mani troppo grandi per premere pulsanti e regolazioni varie, Alex era un precisino di prima categoria, per cui perdeva più tempo a sistemare le cose che ad adattarsi. Era il 1998 e la F.1 non era già più adatta a quelli come lui. “Tutta colpa di ste manone che mi ritrovo, eredità di mio padre” diceva Alex che il suo ritorno in F.1 voleva diverso in tutti i modi. Già, le manone, come le chiamava lui, eredità del padre, idraulico in quel di Castelmaggiore.

Una brava persona, dal cuore grande e dalla passione enorme. Era lui che lavorava sul kart del figlio e quando lo seguiva in F.3 era sempre discreto, attento al figlio mai invadente. “Sa dobbiamo lavorare duro per permetterci cose che non possiamo fare” diceva al giornalista che nel frattempo era diventato un amico, specie dopo una sfida col kart a Imola dove con Alex si fece a gara a chi prendesse più birilli sul tracciato.

E’ questo il segreto di Alex: una famiglia che per vivere ha lavorato duro, che ha saputo tirare fuori il massimo dal talento di Zanardi e che è sempre stata in disparte. Dopo quel drammatico settembre 2001, con Alex senza gambe e in fin di vita in un ospedale, è emersa tutta la testardaggine, la voglia di lavorare che il padre (scomparso da tempo) gli aveva insegnato. Con tanta umiltà e serietà Alex ha ricominciato, la sua frase “mi sono concentrato su quello che era rimasto di me non di quello che avevo perso nell’incidente” racchiude il succo di questa filosofia.

Quando a Bologna, tre mesi dopo l’incidente, Alex si presentò ai Caschi D’Oro in sedia a rotelle e poi si alzò in piedi sulle protesi, l’applauso e la commozione della platea furono enormi. Anche Schumacher, presente all’evento, rimase di stucco, si commosse e vederlo con i lucciconi agli occhi non era semplice e frequente. Daniela, la moglie di Alex, seduta al mio fianco, lo guardò con aria soddisfatta. “Dani, mi sa che questo fra poco torna a correre” le dissi. “Mi sa anche a me, infatti ho già fatto modificare i comandi della macchina, almeno farà qualcosa non resterà di sicuro in casa a fare l’invalido” disse lei.

Dopo quel drammatico settembre 2001, con Alex senza gambe e in fin di vita in un ospedale, è emersa tutta la testardaggine, la voglia di lavorare che il padre (scomparso da tempo) gli aveva insegnato. Con tanta umiltà e serietà Alex ha ricominciato, la sua frase “mi sono concentrato su quello che era rimasto di me non di quello che avevo perso nell’incidente” racchiude il succo di questa filosofia

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Ma Alex perché hai voluto sottoporti a uno sforzo simile, ricco di dolore e sofferenze? “Perché volevo portare in spalla mio figlio Nicolò fino a quando posso farlo, se poi cresce non ci riesco di sicuro, lo posso fare ora che è piccolo per cui ho accelerato i tempi”. Da lì il ritorno al volante, alle corse, alle nuove sfide che Alex ha intrapreso, compresa quella di conduttore televisivo in un programma fatto apposta su di lui: Sfide. Condotto con stile ed educazione, sempre con quella erre moscia e quelle manone che gesticolano. Manone che ha saputo imprimere un’altra volta sulla hand bike con cui ha vinto l’ennesima medaglia d’oro.

Ecco, conoscendolo, sapendo quale è stata la sua educazione e il suo modo di fare, anche ironico e spiritoso, chi si stupisce dei risultati raggiunti non lo conosce ancora. Uno come Zanardi non ha ancora capito dove è il limite della sua vita e forse l’unico che si stupisce davvero è proprio lui, capace di fare cose che non pensava nemmeno possibili.

Da Moto.it

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