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Webber, ultimo pilota rimasto nel Circus ad essere nato negli anni ’70, ha deciso di lasciare la Formula 1, ma non per questo sembra aver perso la voglia di correre. Lo dimostrano le qualifiche di oggi ad Abu Dhabi, dove l’australiano, 37 anni lo scorso agosto, si è imposto facendo segnare un giro perfetto, riuscendo a mettere i suoi scarichi perfino davanti alla monoposto del compagno di squadra neo-iridato Vettel.
Webber, approdato in Formula nel 2001 come collaudatore in Benetton e con una carriera passata poi in Minardi, Jaguar, Williams e Red Bull, correrà le ultime tre gare del mondiale 2013 e poi dirà addio al Circus, ma non alle corse.
Dal prossimo anno infatti l’australiano inizia una nuova sfida nel Mondiale Endurance (WEC – World Endurance Championship), al volante della Porsche, che dopo una lunga assenza torna a competere a testa alta nelle gare di durata, con l’obiettivo dichiarato di mettere i bastoni tra le ruote all’Audi, cercando così di interrompere il suo dominio.
In vista delle ultime gare in F1, con una nuova sfida all’orizzonte, Webber ha rilasciato una interessantissima intervista alla Gazzetta dello Sport.
Qual è stato il motivo che ha fatto scattare il desiderio di ritirarsi dalla F1?
«La quantità di energia e tempo che ci metti. Ad un certo punto cerchi un equilibrio, vuoi più tempo. Ho lasciato l’Australia molto giovane, tra la prima vittoria e l’ultima sono passati 25 anni. Arriva un giorno in cui ti dici “qui in Australia è estate, è dicembre e devo partire per Jerez. E la cosa non è più così eccitante».
Mancano solo tre gare alla fine. Sei contento quindi di non correre più in F1?
«In parte, ma se avessi smesso del tutto non sarei stato felice. Serviva un equilibrio stimolante e l’ho trovato con Porsche. Dovrò comunque lavorare duro, ma meno che qui in F1: nel 2013 ci saranno 20 GP e in un top team è tutto molto intenso. Anche se sei Roger Federer o Valentino Rossi il tuo tempo arriva. So di guidare ancora bene e quindi la cosa è più facile da accettare».
“Arriva un giorno in cui ti dici “qui in Australia è estate, è dicembre e devo partire per Jerez. E la cosa non è più così eccitante”
Com’è cambiata la F1 in questi ultimi 10 anni?
«Per me tanto, dal fondo griglia sono arrivato a vincere. Certo in India ci siamo trovati a fare due giri con le gomme morbide e la gente a casa non capisce. Io sono uno dei più veloci al mondo nei curvoni, ma con le Pirelli non puoi farlo e questo ha tolto frecce al mio arco. Quello che vuoi davvero è metterti alla prova, trovare il limite».
Quando hai iniziato seriamente a pensare di lasciare il Circus?
«Nel 2012. La Porsche mi voleva già da quest’anno, ma non ero pronto. Durante il 2012 ho iniziato ad essere stanco e a Natale mi son detto che era il momento. Per me allenarsi non è mai stato un problema, ma l’ultimo anno la voglia è calata ed è stata una piccola reazione che mi ha fatto capire che era ora di smettere».
Nel 2012 sembrava che andassi alla Ferrari. Erano voci che nascondevano in parte una verità?
«Sì. La trattativa per due anni, questo e il 2014, era seria, e ho informato Mateschitz (proprietario Red Bull, ndr). Dopo due mesi di contatti però lo scenario è cambiato e il giovedì notte del Canada ho deciso di chiudere e di restare in Red Bull. Nessun rimpianto».
“Sono uno dei più veloci al mondo nei curvoni, ma con le Pirelli non puoi farlo e questo ha tolto frecce al mio arco”
Spesso chi lascia la F1 finisce in altre categoria a correre, continuano a guadagnare molto, ma senza più vincere. Perché per Webber questo percorso dovrebbe essere differente?
«La F1 è il massimo in termini di adrenalina. Volavi in prima classe, trovarsi in economica è difficile. Ma la Porsche sarebbe a metà della griglia qui, non potrebbe esserci transazione migliore. Le vetture sport sono simili alle F1, avremo successo».
Cosa cambierebbe nella sua carriera?
«Non finirei sull’erba in Corea nel 2010. Quella è stata la prima volta nella stagione in cui ho fatto un testacoda. Ma ho fatto gare fenomenali che mi hanno portato a lottare per il titolo, anche perché altrimenti la Red Bull non mi avrebbe tenuto. Io so di aver sempre dato il meglio di me»
Qual è la sua migliore gara di sempre?
«Il debutto in Australia. E la prima vittoria è stata immensa. Poi le due a Monaco, trionfare lì vale doppio in termini di emozioni. Quella del 201 è stata la più facile di sempre».
“Ricordo da dove sono venuto e nonostante i soldi che ho oggi, quando parlo con i miei e mia sorella, io sono sempre Mark”
Per certi aspetti Webber e Vettel si assomigliano, nel senso che sono due piloti onesti, che dicono quello che pensano e non fanno politica. Perché non siete mai andati d’accordo?
«Se ci sono due piloti forti nello stesso team non è mai facile. Guarda Button e Perez…Lavorare assieme è stressante e questa è la nostra natura».
Molti sono tristi a sapere che l’hanno prossimo non ci sarà più Weber al via. Cosa lascia a questa F1?
«Sono una persona normale. Ho avuto i migliori genitori al mondo, che mi hanno insegnato giusti valori, e questo alla fine è sport. Ho cercato di essere sempre la stessa persona e di mantenere i piedi per terra. Ricordo da dove sono venuto e nonostante i soldi che ho oggi, quando parlo con i miei e mia sorella, io sono sempre Mark».
Fonte: Gazzetta dello Sport