Vito Amico: «Alonso e Vettel hanno lasciato il segno alla Scuderia di Faenza»

Vito Amico: «Alonso e Vettel hanno lasciato il segno alla Scuderia di Faenza»
Pubblicità
L'Ingegnere di pista della Toro Rosso (ex Minardi) ci ha parlato di Fernando Alonso e Sebastian Vettel, due piloti cresciuti nella Scuderia di Faenza con due personalità molto distanti e particolari | <i>P. Ciccarone</i>
24 novembre 2012

C’è sempre un inizio per tutto e quando si parla di Sebastian Vettel e Fernando Alonso il punto in comune si chiama Faenza. Entrambi hanno mosso i primi passi in F.1 con le monoposto costruite in Romagna. All’epoca di Alonso si chiamavano Minardi, quando toccò a Vettel si chiamava Toro Rosso.

 

In tutti e due i casi, il punto in comune era uno: l’ingegnere di pista. Colui che li ha svezzati dal primo giro fino a quando, ormai “grandi” , sono emigrati verso altri lidi conquistando allori mondiali. 

 

Alla vigilia dell’ultima gara in Brasile, incontrare l’ingegner Gianvito Amico, 42 anni, pugliese di Ceglie Messapica, è come fare un tuffo nel passato e ripercorrere i passi che hanno unito e oggi diviso Alonso e Vettel: «E’ vero, entrambi sono arrivati nel nostro team da esordienti assoluti – dice l’ingegner Amico, che oltre ad aver lavorato con Minardi e Toro Rosso è stato per diversi anni anche alla Toyota F.1 – ma hanno lasciato il segno.»

fernando alonso(3)
Fernando Alonso ha mosso i primi passi in Formula 1 con la Minardi

 

«Ho lavorato con molti piloti negli ultimi dieci anni, di sicuro Vettel e Alonso erano due che quando parlavano o si lamentavano della macchina, lo facevano a ragion veduta. La differenza rispetto agli altri era evidente: anche se non andava bene, anche se qualcosa non funzionava, alla fine saltava fuori il tempo, si capiva che il pilota ci metteva del suo, mentre gli altri si lamentavano e facevano il minimo sindacale, con questo senza nulla togliere ad altri grandi piloti coi quali ho lavorato. Insomma, erano uguali come approccio mentale.»

 

E dal punto di vista tecnico?

«Anche, sia Alonso sia Vettel volevano le stesse regolazioni della monoposto, in questo posso dire che uno potrebbe guidare la macchina dell’altro senza accorgersene, perché vogliono tutti e due un assetto deciso sull’anteriore e poi il posteriore lo fanno giocare con l’acceleratore, proprio come fa Schumacher, tanto per capirci.»


In cosa è più evidente la differenza fra i due?

«Direi nel carattere. Quando Alonso arrivò da noi era deciso e consapevole di quello che voleva fare, ma era ancora incerto e timido negli approcci umani, molto più chiuso all’inizio, spettacolare e di compagnia poi. Alonso è diventato l’uomo squadra, quello deciso, sicuro e imbattibile dopo, col tempo man mano che è maturato sia a livello umano sia professionalmente.»

Sia Alonso sia Vettel volevano le stesse regolazioni della monoposto, in questo posso dire che uno potrebbe guidare la macchina dell’altro senza accorgersene, perché vogliono tutti e due un assetto deciso sull’anteriore e poi il posteriore lo fanno giocare con l’acceleratore, proprio come fa Schumacher, tanto per capirci

 

«Vettel, al contrario, quando arrivò da noi sembrava uno che avesse già scritta la propria strada, sicuro, deciso, non aveva dubbi o titubanze. Non è diverso da quello attuale, e lo posso dire perché lavorando in Toro Rosso siamo vicini di “banco” della Red Bull e mangiamo insieme, parliamo spesso, quindi vedo solo un uomo che sta maturando e mette a punto aspetti decisi della sua personalità.»

 

«In questo Alonso e Vettel sono molto diversi e parliamo di due ragazzi di 18-19 anni, quindi due età paragonabili in un contesto simile: l’approccio con la F.1.»

 

Come erano nei rapporti con la squadra?

«Alonso era latino al 100 per 100, faceva casino, cucinava da solo e viveva per conto suo a Faenza ma andava anche in discoteca coi meccanici. Vettel ci invitava a cena, ma ci faceva togliere le scarpe per non sporcare il pavimento e non faceva fumare in casa perché non lo sopportava.»

sebastian vettel penalizzato
Quando arrivò alla Toro Rosso, Vettel aveva già le idee molto chiare sul suo futuro

 

«Sebastian era meno aperto rispetto a Fernando, che faceva spesso le imitazioni degli ingegneri, degli altri piloti e anche dei leader politici. In questo Vettel è molto più schematico, meno fantasioso e forse più banale. Anzi, direi proprio uno normale se non fosse un pilota campione del mondo.»

 

Bello e interessante, ma secondo lei chi vince?

«Se non accadono fatti strani, rotture o altro, direi Vettel. Al contrario di Alonso nei momenti difficili diventa imbattibile perché ha una concentrazione mentale enorme, è più freddo, meno emotivo e questo è la sua forza. Anche se io, da italiano, sarei felice se vincesse Fernando: comunque vada, sono due grandi e sono orgoglioso di aver lavorato con loro e magari ad aver insegnato qual cosina, non capita tutti i giorni nella vita!»

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese
Pubblicità