Villeneuve: «Mancano fanatismo in pista e rispetto per i piloti»

Villeneuve: «Mancano fanatismo in pista e rispetto per i piloti»
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A margine della prima giornata di prove libere del Gran Premio d'Ungheria, Jacques Villeneuve ci offre la propria visione circa l'attuale situazione vissuta dalla Formula 1 |<i> P.Ciccarone, Budapest</i>
24 luglio 2015

BUDAPEST – Tre bandiere rosse in una sessione, non è un record per la F.1 ma ci andiamo vicino e nonostante quanto accaduto nel tragico GP del Giappone dello scorso ottobre, con l’uscita di pista di Bianchi, deceduto dopo nove mesi di coma, anche in Ungheria il vizio di far entrare un trattore in pista, con le macchine che (a rilento, per fortuna) stavano tornando ai box dopo la sospensione è rimasta.

 

Si è sottovalutato forse il momento psicologico, in cui ogni cosa fuori posto può creare apprensione e così più che il miglior tempo di Hamilton e della sua Mercedes, ha destato paura il botto di Sergio Perez che, dopo il cedimento della sospensione, ha cappottato in mondovisione. Nessun danno fisico, un po’ di spavento, ma il fatto che si rompa una sospensione senza motivo apparente, fa pensare che sulla durata dei pezzi di ricambio, vista la crisi, qualcuno stia limando all’osso le spese di manutenzione. E i risultati possono essere questi.

 

Meglio andarci cauti, fino a quando non si capisce perché si è rotto un missile vestito da F.1 con un pilota che si è ribaltato per colpa di una gomma che ha fatto perno. Cioè si è girato perché i cavi in kevlar hanno impedito alla ruota di staccarsi dalla macchina. Il sistema ha funzionato (ruote vaganti hanno ucciso piloti e commissari negli ultimi anni) ma si è visto che la gomma ha provocato il ribaltamento. Come dire che la soluzione perfetta non ci sarà mai, che una quota di rischio rimane sempre e bisogna farsene una ragione. Eppure, nonostante tutto, c’è chi vede ancora i piloti attuali come una sorta di giocatori di playstation, e dalle tribune (o dai siti blog, certi, non tutti sia chiaro) si parte col dileggio senza avere la percezione della fatica che fa un pilota in macchina.

Sergio Perez GP Ungheria 2015 F1
Il ribaltamento della Force India di Perez è stato causato da un sistema che solitamente mette in sicurezza le ruote

 

«Il fatto è che quando uno è in tribuna – dice Jacques Villeneuve, ex campione del mondo di F.1 - e vede un pilota di moto capisce che quello lì in pista sta facendo qualcosa di particolare, che lui, seduto comodo magari davanti alla TV, non può fare. Lo stesso dicasi per gli sciatori, i calciatori, i ciclisti. Solo chi guarda la F.1 non ha la percezione della difficoltà di cosa sta facendo il pilota e quindi viene sottovalutato l’aspetto umano. Manca il fanatismo in pista e il rispetto verso i piloti. Ma se metti uno sbarbato come Verstappen, che ha 17 anni, a correre in F.1 tutti diranno che è facile, ci si arriva senza formazione. Io vorrei delle macchine pesanti, con 1000 cavalli, con piloti che scendono stravolti e sudati dalla monoposto, che si vedano le piaghe sulle mani per le cambiate, allora la gente capirebbe che quello in pista sta facendo qualcosa di unico che chi sta in tribuna non è capace. Questo porta rispetto e comprensione, magari anche interesse e passione. C’è poi un altro aspetto, quello della stampa.»

 

«C’è gente, col web, che pur di comparire lo fa gratis, dicendo sciocchezze a ripetizione e si mette in mostra a chi la spara più grossa. E questo manda in crisi chi comunica per professione, perché si restringe lo spazio per fare questo mestiere e così fra un professionista che deve comunicare e uno sbarbato del web che se ne sta a casa sul divano, non si capisce la differenza, la gente si accontenta delle cose che legge e che vede senza chiedersi se è vera o meno. Questo per i professionisti non va bene, restringe il campo di lavoro e se poi ti riferisci a uno sport dove chiunque si sente autorizzato a dire di tutto sui piloti, le squadre e altro, avendo sempre la verità in tasca, ecco che il quadro è completo.»

 

Si accettano repliche al parere di Villeneuve.

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