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Se Willi Weber rappresentava per Michael Schumacher la parte commerciale della sua azienda ad personam, c’è anche il lato comunicazione, che è rappresentato dalla bionda misteriosa che ogni tanto compariva dietro al pilota tedesco durante le interviste alla TV. Lei è Sabine Kehm, giornalista tedesca e addetta stampa personale. Prima di lavorare con Michael, Sabine si divideva fra le pagine del prestigioso quotidiano Die Welt e quelle dell’altro giornale del sud della Germania, il Suddeutsche Zeitung. Originaria della Baviera, oggi Sabine vive fra Berlino e la Svizzera e segue il figlio maggiore di Michael, Mick, nella sua avventura che lo ha portato a vincere in F.3 e che dalla stagione 2019 lo vedrà al volante in F.2.
«Ho conosciuto Schumacher quando lo incontrai per fargli un paio di grosse interviste che furono pubblicate sui quotidiani per i quali lavoravo – racconta Sabine – e alla fine del 1999 fui sorpresa quando ricevetti una telefonata da Willi Weber, il manager di Michael. Mi chiedeva se fossi interessata a lavorare come addetta stampa. Accettai e da quel momento ho cambiato la mia vita. Stare al fianco di Michael è impegnativo, chiede molto e pretende molto, ma devo anche dire che ho imparato tantissimo stando con lui. Mi ero sempre chiesta cosa ci fosse dietro la barricata. Da giornalista conosci i meccanismi che regolano la comunicazione, ma stare dalla parte di chi deve dare le informazioni è diverso. Ho imparato tanto e devo dire che l’esperienza con Schumacher mi ha arricchito professionalmente e umanamente».
«Michael è uno diretto – prosegue Sabine - , parla chiaro e non ci sono pericoli di sotterfugi. E’ un ragazzo molto diretto, se qualcosa non gli va bene te lo dice in faccia, non parla alle spalle. E questo è molto buono, perché sai sempre con chi hai a che fare e soprattutto come la pensa su tutto. E’ una persona capace di ascoltare: se qualcosa non lo convince sta a sentirti. Se poi lo convinci e ti dice sì su una certa intervista o una certa operazione, sei sicuro che poi non cambia idea. E’ bello lavorare con uno così, anche se lo stress, la pressione, sono tali che la tua vita ne esce stravolta».