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Ormai è un dato di fatto: l’operazione simpatia, cominciata nel 2010, è fallita. Sotto tutti i punti di vista. Era il modo della Philip Morris per portare una ventata di allegria, immagine positiva e magari vincente nelle due e nelle quattro ruote.
Un amaro fallimento
Gli esponenti di spicco erano due: Valentino Rossi e Fernando Alonso. Uno sulla Ducati, l’altro sulla Ferrari. Dopo anni di “frigoriferi”, leggi Stoner o Raikkonen, si è puntato a una immagine latina con due piloti che trascinavano le folle.
Il resto lo sappiamo tutti. Rossi ha lasciato la Ducati e ha trovato nuova vita alla Yamaha, è tornato a vincere mentre in Ducati è ancora in corso la fase di ricostruzione. Alla Ferrari Alonso ha vinto di più, ma ha mancato il titolo mondiale. A questo punto, si cambia pagina.
Ma cosa resterà dell’operazione che all’epoca era costata un pacco di soldi? Il rammarico per quello che avrebbe potuto essere e non è stato, per quello che si doveva vincere e non si è vinto e le polemiche, le acredini a due e quattro ruote. Su tutto i colori bianco rossi che da una operazione stupenda, fantastica e nazional popolare, ha raccolto meno di quanto sperato.
Addio simpatia
Ora si volta pagina, gli sponsor sono rimasti, di operazioni simpatia non se ne parla visto che il bravo Dovizioso non ha il carisma di Rossi e Vettel, per quanto serio e veloce, deve ancora costruirsi i fans di Alonso. Conta vincere.
La Ducati, forse, ci arriverà prima della Ferrari, ancora in ritardo in tutti i settori. Il futuro non sorride, chi ha pensato all’operazione simpatia magari ha altro da fare o forse non è più interessato. Il 2016 si avvicina e i piani di disimpegno (anche dalla F.1 oltre che MotoGP) sempre più vicini e pericolosi: perdere i budget oggi è un rischio che nessuno, tantomeno Ducati o Ferrari, possono permettersi.