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Fermatosi a quota due titoli mondiali in sedici stagioni in carriera in Formula 1, Fernando Alonso ha recentemente pensato ad un altro modo per ritagliarsi un posto di rilievo nella storia del motorsport: conquistare la Triple Crown. Di cosa si tratta? Per ottenerla, un pilota deve vincere tre delle corse più iconiche al mondo: la 24 Ore di Le Mans, il Gran Premio di Montecarlo di Formula 1 e la 500 Miglia di Indianapolis.
L’unico pilota nella storia ad essersi aggiudicato la Triple Crown è Graham Hill: l’inglese vinse la 500 Miglia di Indianapolis nel 1966 su Lola-Ford e si impose nella 24 Ore di Le Mans del 1972 al volante della Matra-Simca MS670 condivisa con Henri Pescarolo. A questi successi si aggiungono i cinque acuti nel Gran Premio di Montecarlo, nel 1963, nel 1964, nel 1965, nel 1968 e nel 1969. Un risultato unico per un alfiere che conseguì la patente piuttosto tardi, a 24 anni.
Alcuni piloti sono riusciti solamente a completare parzialmente l’impresa: in ordine cronologico, si parte con il nostro Tazio Nuvolari, vincitore del Gran Premio di Montecarlo nel 1932 e della 24 Ore di Le Mans nel 1933, per passare al francese Maurice Trintignant, due volte sugli scudi a Montecarlo – 1955 e 1958 – e impostosi nella classica del Circuit de la Sarthe nel 1954.
Un’altra interpretazione della Triple Crown vede la sostituzione del Gran Premio di Montecarlo con la vittoria del titolo mondiale in Formula 1. Anche in questo caso, Graham Hill è l’unico pilota della storia ad essere riuscito nell’impresa: il britannico ottenne l’iride nel 1962 e nel 1968. Mike Hawthorn non ebbe molto tempo per centrare questa impresa: vincitore a Le Mans nel 1955 su Jaguar D-Type e campione del mondo nel 1958 con la Ferrari, si ritirò al termine di quella stagione e morì in un incidente stradale a soli 29 anni nel 1959.
L’unico campione del mondo di Formula 1 nato negli Stati Uniti, Phil Hill, iridato nel 1961, vinse la 24 Ore di Le Mans per ben tre volte: nel 1958, su Ferrari 250 TR/58; nel 1961, su Ferrari 250 TRI; e nel 1962, su Ferrari 330 TRI/LM. Il suo connazionale A.J. Foyt, invece, colse un successo a Le Mans nel 1967, al volante di una Ford GT40, e si impose anche ad Indianapolis per quattro volte (1961, 1964, 1967 e 1977). Il fondatore della McLaren, Bruce, vinse a Montecarlo nel 1962 e a Le Mans nel 1966.
Jim Clark – campione del mondo nel 1963 e nel 1965 e trionfatore ad Indianapolis nel 1965 – e Jochen Rindt – sugli scudi a Le Mans nel 1965 e a Montecarlo nel 1970 – scomparvero entrambi prematuramente. Clark perse la vita in occasione di una gara di Formula 2 ad Hockenheim, mentre Rindt morì a Monza nel 1970, diventando a fine stagione l’unico campione del mondo postumo della storia della Formula 1.
Nel palmares di Mario Andretti, invece, ci sono la vittoria nella 500 Miglia di Indianapolis nel 1969 e il titolo mondiale di Formula 1 nel 1978. Il brasiliano Emerson Fittipaldi, iridato nel 1972 e nel 1974, si impose sulla concorrenza ad Indianapolis nel 1989 e nel 1993.
Il pilota ad aver avuto la più grande chance di conquistare la Triple Crown in tempi recenti è Jacques Villeneuve: vincitore ad Indianapolis nel 1995 e campione del mondo di F1 nel 1997, è arrivato secondo nella 24 Ore di Le Mans del 2008, su Peugeot 908. Juan Pablo Montoya, invece, si è imposto ad Indianapolis nel 2000 e nel 2015 e a Monaco nel 2003, ma non ha mai corso la classica del Circuit de la Sarthe.