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Toyota è sinonimo di uno dei marchi automobilistici più famosi al mondo, rinomato sia per quanto riguarda il prodotto stradale che lo sviluppo nel motorsport con la partecipazione a mondiali Endurance come il WEC oppure al WRC. Adesso, dopo una lunga assenza dalla Formula 1, la Casa nipponica è pronta a tornare in pista grazie ad un accordo con Haas. Ma quali sono i presupposti di questo ritorno di fiamma tra Toyota e il Circus? Ecco la storia.
L’amore per il mondo del motorsport di Toyota ha origini nella metà del secolo scorso, quando hanno debuttato prendendo parte ad alcune competizioni nei rally, ancora oggi loro fiore all’occhiello. Le prime soddisfazioni arrivano tra il 1992-1994 con i tre titoli costruttori conquistati nel WRC che convinsero la Casa automobilistica nipponica a proseguire il viaggio nel motorsport, sfruttandolo come un vero e proprio laboratorio a cielo aperto per lo sviluppo delle tecnologie da applicare poi al prodotto stradale. Al mondo rally, si è poi aggiunto quello dell’Endurance nel 1997 con due vittorie sfumate alla 24 Ore di Le Mans. Il salto di qualità è arrivato poi due anni dopo, quando Toyota ha deciso di scommettere anche sul progetto Formula 1.
Il debutto ufficiale arrivò nel 2002 con la monoposto TF102, sviluppata nel loro nuovo quartier generale di Colonia, ancora oggi perfettamente funzionante. Grazie a lavori di ammodernamento nel corso degli anni, la galleria del vento di Toyota è stata utilizzata fino a qualche tempo fa anche dalla McLaren; adesso potrebbe usufruirne anche Haas. Infatti, grazie al loro accordo con il reparto corse Gazoo Racing, che non andrà ad intaccare la partnership tecnica tra la squadra di Kannapolis e la Ferrari, Toyota potrà formalizzare l'impegno più significativo che si possa mantenere in F1 senza prendere il controllo di una scuderia o sviluppare motori, andando anche a rafforzare i programmi per la crescita dei loro piloti.
Nella prima stagione in Formula 1, Toyota riuscì ad andare a punti già nel primo appuntamento con Mila Salo e Allan McNich. Con il passare del tempo, ed anche dei vari piloti, le prestazioni andarono ad aumentare sempre di più fino a quando nel 2003 e nel 2004 conquistarono l’ottavo posto nella classifica costruttori, grazie anche all’arrivo di Jarno Trulli che aveva lasciato la Renault. Ma quello che permise di fare uno step decisamente in avanti fu l’ingaggio di Ralf Schumacher. La line-up composta del tedesco e l’italiano permise al team giapponese di salire per ben cinque volte sul podio, archiviando la quarta posizione nella classifica costruttori al termine della stagione. Un risultato poco prevedibile, ma soprattutto atteso, da un team con così pochi anni di esperienza in Formula 1, ambiente diverso dal WEC e dal WRC dove erano e sono ancora oggi dei maestri.
Tuttavia, già nel 2006 arrivò un primo calo prestazionale con solamente un podio conquistato del più piccolo dei fratelli Schumacher, complici anche le difficoltà dovute alla transizione ai nuovi pneumatici Bridgestone, oltre all’addio del designer Mike Gascoyne. Ma se il 2006 era stato un anno di passaggio, di cambiamenti e dunque solamente una principio d’allarme, la stagione successiva fu la conferma che l’astro nascente della Toyota era destinato a spegnersi nel giro di poco. Solamente 16 punti non furono abbastanza per convincere Ralph Schumacher a non rinnovare, portandolo all’addio e al conseguente arrivo di Timo Glock. Il 2008 si concluse con due podi ma abbastanza punti per siglare il quinto posto. Confermati Trulli e Glock per il 2009, Toyota sperava di potersi riprendere e riuscirono confermare la posizione agguantata l’anno precedente con la TF109. Quella monoposto, però, fu l’ultima della Casa giapponese a scendere in pista. Nonostante la TF110 fosse pronta per il campionato successivo, Toyota ha dovuto dire addio alla Formula 1 il 4 novembre 2009. La crisi economica che il marchio stava affrontando ha costretto il team ad abbandonare il progetto nel Circus, ma non la speranza di poter tornare un giorno.
Cosa poi realmente avvenuta dato che, a distanza di 15 anni, il marchio Toyota tornerà a campeggiare nel paddock di Formula 1, non con un team proprio o nel ruolo di motorista, ma grazie all’accordo siglato con Haas che entrerà in vigore già in occasione del prossimo Gran Premio che si terrà ad Austin la settimana prossima. Grazie alla Gazoo Racing, Toyota, infatti, diventerò partner del team americano gestito da Ayao Komatsu, che avrà maggiormente un risalto in termini di branding e dunque non un vero e proprio ritorno in Formula 1. Questa decisione non dovrebbe però stupire dato che negli ultimi anni molti nomi del mondo automotive hanno deciso di “sfruttare” la notorietà del Circus per motivi di marketing, ma soprattutto di poter sviluppare le migliori tecnologie, soprattutto in vista delle nuove direttive tecniche in ambito Power Unit, che debutteranno nel 2026. Queste ultime, infatti, verranno messe a punto e testate per le monoposto di F1, ma potranno poi essere utilizzate anche per il prodotto stradale, sempre più attento alla sostenibilità ambientale con vetture ibride ed elettriche.
Oltre ai nomi già conosciuti che realizzano motori per i team di Formula 1, come Mercedes e Ferrari, si aggiungeranno dal 2026 anche Audi, che prenderà il totale controllo sulla Sauber, e Ford, che ha siglato un accordo con la Red Bull Racing, denominato Ford PowerTrain. A dire addio, invece, è stata la Renault, che ha lasciato Alpine e che dovrà dunque trovarsi un nuovo fornitore in vista della prossima era tecnica. Avendo visto Honda tornare a fornire Power Unti nel 2015, prima per McLaren e poi per Red Bull, in attesa dell’Aston Martin dal 2026, che Toyota non abbia deciso di coglieri la balla al balzo con Haas per iniziare a sondare il terreno per il futuro?