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Manca sempre meno al termine del 2023, anno ricco di emozioni, dentro e fuori la pista. La stagione di Formula 1 è ormai finita già da un po’, con tanto di cerimonia delle premiazioni organizzata dalla Federazione Internazionale dell’Automobile, quest’anno nella splendida cornice di Baku. Il calendario del 2023 è stato uno dei più lunghi della storia del Circus ma il binomio dominante è sempre stato quella della Red Bull e Max Verstappen. Qualche sprazzo di Sergio Perez ha messo un punto e virgola all’infinita sinfonia dell’inno olandese. Solo una volta abbiamo sentito quello italiano con la vittoria della Scuderia Ferrari a Singapore siglata da Carlos Sainz. Unico trofeo del vincitore non portato a Milton Keynes dalla Red Bull. Scopriamo quelli che sono stati i top & flop dei team della stagione 2023 di Formula 1.
Cosa si può dire al team che ha sbancato letteralmente tutto. Delle 22 gare disputate (sarebbero dovute essere 23 ma l’appuntamento del GP di Imola è stato annullato per le condizioni meteo avverse) la squadra di Milton Keynes ha portato a casa tutto quello che poteva portare. Max Verstappen ha siglato record su record. Il primo sicuramente quello delle dieci vittorie consecutive in Formula 1, registrato proprio a Monza, nel tempio della velocità in mezzo alla marea rossa. Per non citare i 19 trionfi complessivi conquistati nel 2023. Il lavoro svolto in fabbrica con il preziosissimo aiuto dell’aerodinamica gestista da Adrian Newey non poteva portare a risultati diversi da quelli sperati e poi ottenuti. La gestione al muretto box da parte del Team Principal Christian Horner è stata impeccabile come sempre. Mai una parola fuori posto, a differenza del consulente Helmut Marko. Ma il lavoro più difficile è stato svolto dall’ingegnere di pista Gianpiero Lambiase che è stato chiamato a gestire un Max Verstappen nervoso nonostante la stagione dominante. Team radio puliti e coincisi in grado di calmare quel “Mad Max” che da tempo non si vedeva in pista. La strategia come sempre al top, mai un intoppo, gestita da Hannah Schmitz.
No, non ci siamo dimenticati di Sergio Perez. È proprio il messicano ad aver fatto perdere la lode alla Red Bull. Non tanto per la sua stagione deludente dal Gran Premio di Miami in poi ma per la gestione interna del team a questa situazione. Il messicano si è trovato da solo nel cosiddetto “Clan dei Verstappen” portato avanti da Helmut Marko. Forse avrebbe avuto bisogno di un maggiore supporto da parte della squadra per trovare la retta via e invece, per quello che si sa ovviamente, non molto è stato fatto. Le dichiarazioni preconfezionate del padre in occasione del Gran Premio del Messico, che ha ben evidenziato lo stato di pressione subito da Perez nel corso della stagione, non fanno che confermare le evidenze. La sua stagione forse sarebbe potuta andare diversamente. Restiamo con il beneficio del dubbio perché un pilota di esperienza come lui non si può scordare come si guida una Formula 1, figuriamoci a bordo di una Red Bull. Non ci resta che attendere il prossimo anno per capire quale sarà l’epilogo della coppia Perez-Red Bull. Se non dovesse performare a dovere per consentire al team di portare a Milton Keynes il titolo costruttori potrebbe essere cacciato in favore di un ringiovanito Daniel Ricciardo o uno scalpitante Liam Lawson? Oppure continuerà fino al termine del 2024 come prevede il suo contratto? Quello di cui siamo sicuri è senza dubbio il fatto che la prossima monoposto della Red Bull, la RB20, fa già tremare la concorrenza. I “punti deboli” della RB19 dovrebbero essere stati già messi a punto per permettere a Max Verstappen di conquistare il suo quarto titolo mondiale. Gli altri team sono chiamati ad una grande rimonta se non vorranno assistere ad un’altra stagione/passerella degli austriaci scandita dall’inno olandese. Decisamente un top.
Il secondo posto nel campionato costruttori non è di certo un risultato da buttare per un team che dal debutto delle nuove monoposto ad effetto suolo ha faticato e non poco a trovare la quadra. In Mercedes hanno dovuto affrontare un problema non indifferente: abituarsi ad essere i numeri due. Dall’inizio dell’era turbo ibrida la squadra di Brackley ha avuto la vita abbastanza facile con piloti sempre al top e un progetto degno di vincere otto mondiali costruttori di fila. Da due anni a questa parte, però, la situazione si è ribaltata. I cocci post Abu Dhabi 2021 da raccogliere e rimettere insieme sono stati molti. Lewis Hamilton ha dovuto affrontare una stagione non facile nel 2022, che ha anche segnato l’inizio di un lungo periodo di secca di vittorie. Sul gradino più alto del podio, infatti, la Mercedes ci è salita l’ultima volta l’anno scorso in Brasile ma con George Russell, pilota giovane che ha dimostrato di avere talento da vendere. Il sette volte campione del mondo, tuttavia, si è rimboccato le maniche nel 2023 ed ha avuto una stagione degna del suo nome terminando terzo in classifica piloti.
La Mercedes ha capito che di lavoro da fare per tornare a lottare per il titolo è ancora molto. Il progetto senza pance è stato rivisto, portando dal Gran Premio di Montecarlo di quest’anno una filosofia più in stile Red Bull sulla W14. Il risultato non è stato quello desiderato ma sicuramente un primo ottimo punto di partenza in vista del 2024. La cosa che più stupisce però è stata la gestione del team, da sempre fiore all’occhiello della Mercedes. Complice l’assenza per qualche Gran Premio di Toto Wolff, per un intervento, in Qatar soprattutto, si è visto quello che nessuno credeva di vedere dal lontano 2016. Le incomprensioni tra compagni di squadra, infatti, hanno rovinosamente messo in pericolo il titolo di vicecampioni nei costruttori, portando la lotta per il secondo posto fino all’ultimo appuntamento ad Abu Dhabi con una Ferrari a soli quattro punti di distacco. Otto è un voto onesto da portare a casa. Il coraggio di rischiare mette la Mercedes nei top, sperando che sia soprattutto un incentivo per il 2024.
Le aspettative di fare bene, come ogni anno d’altronde, c’erano tutte. Questa SF-23 sarebbe dovuta essere LA monoposto del riscatto, un progetto che si basasse praticamente sulla precedente F1-75 ma con tutte le migliore del caso, non solo a livello ingegneristico, ma soprattutto di gestione del team. Questa prima stagione a guida di Frédéric Vasseur è terminata tutto sommato in positivo, ma non a livello delle aspettative. Certamente il lavoro del francese non era semplice. Prendere in mano le redini di una squadra abituata a lavorare in modo e con un progetto praticamente pronto, che portava la firma di Mattia Binotto, il suo predecessore, non è stato sicuramente il miglior punto di partenza. I cambiamenti effettuati nel corso della stagione sono stati notevoli per il team di Maranello, ma non abbastanza.
La SF-23 ha fatto faticare e non poco i suoi piloti. Carlos Sainz e Charles Leclerc si sono alternati nei periodi “buoni” a bordo della monoposto. Le richieste da parte dei due agli ingegneri del Cavallino Rampante per migliorare la prestazione, infatti, andavano nei versi opposti. Chi preferiva una macchina con maggiore sottosterzo e chi invece in sovrasterzo. Sarà dunque fondamentale lavorare in fabbrica, galleria del vento e simulatore per trovare la giusta quadra per far si che il 2024 sia finalmente l’anno della svolta, in attesa, ma soprattutto speranza, che il tutto cambi nel 2026 con il nuovo regolamento e Power Unit. Da Maranello Vasseur parla già di una monoposto rinnovata al 95%, ma quel 5% continua a preoccupare i tifosi del Cavallino che vorrebbero tornare a lottare, o quantomeno dare filo da torcere alla Red Bull già avviata verso una replica del 2023. Da migliorare però non sarà solo l’ambito ingegneristico, meccanico e aerodinamico.
La gestione del team è ancora in fase di revisione che lascia sostanzialmente in sospeso il giudizio, comunque positivo, della Scuderia Ferrari per questa stagione appena conclusa. Rispetto al 2022 di passi avanti ce ne sono stati sicuramente, ma la strategia e la comunicazione interna del team rimangono ancora il tallone d’Achille della Rossa. Se nel 2024 la situazione non dovesse migliorare sarebbe quasi ora di iniziare a pensare di far saltare qualche testa del muretto box della Ferrari. Si può comunque sperare in positivo. Nella seconda parte di stagione, infatti, il Cavallino ha mostrato di aver capito cosa non funzionasse nella SF-23 e di aver lottato, con le unghie e con i denti, per la seconda posizione nei costruttori che comunque è stata conquistata dalla Mercedes. Singapore rimane l’unica nota gioiosa della stagione 2023, dove tutto finalmente è tornato a scorrere liscio come l’olio anche per la squadra italiana. Dovrebbe essere un flop... ma diamo il beneficio del dubbio a Vasseur con un top dato che il risultato poteva essere addirittura peggiore.
La McLaren è stata durante questa stagione il perfetto esempio della giusta gestione di un team. La comunicazione di Andrea Stella è stata tanto semplice quanto efficace, ma soprattutto onesta. Insediato nel ruolo di team principal da pochissimo, l’ingegnere italiano ex Ferrari è stato chiaro fin dalla presentazione della MCL60. Sarebbe stata più un cantiere aperto che una monoposto. “La prima parte di stagione non sarebbe stata all’altezza delle aspettative” ha dichiarato Stella. E così è stato. Tante difficoltà sia per Lando Norris, alla quasi disperata ricerca della prima vittoria in Formula 1, che per il debuttante Oscar Piastri. L’australiano si è sudato quel sedile papaya, passando anche per i tribunali data la faida con Alpine, e l’attesa alla fine ne è valsa la pensa. Con i primi sostanziosi pacchetti di aggiornamenti portati a Silverstone la McLaren, oltre alla splendida livrea dedicata alla tripla corona, ha cambiato rotta. Dal lottare nelle retrovie si è catapultata davanti a tutti. Posto degno del lavoro svolto in fabbrica a Woking.
La coppia di piloti giovani e affiatati ha fatto poi il resto. Lando Norris è salito molteplici volte sul podio, ma mai sul gradino più alto, rompendo anche qualche trofeo, ma nulla di grave. Ha comunque dovuto fare i conti con una novità. Il talento esplosivo di Oscar Piastri, che si era già visto nelle formule propedeutiche, ha fatto il suo lavoro. Il giovane pilota #81 ha dimostrato di essere maturo abbastanza da dare filo da torcere al compagno di squadra Norris, tanto da vincere la Sprint del Qatar, offuscando leggermente le celebrazioni del titolo mondiale di Verstappen. Il finale di stagione avuto dalla McLaren di Andrea Stella conferma l’inevitabile. Nel 2024 il team britannico sarà tra i big che lotteranno sicuramente per la vittoria, chissà se anche per il titolo.
Che si può dire di Aston Martin... il contrario della McLaren. Partito col botto il team di Lawrence Stroll, facendo affidamento esclusivamente sul suo nuovo alfiere Fernando Alonso, ha collezionato tanti podi, ma non sono stati abbastanza per confermare quella seconda ed iniziale posizione in classifica costruttori. Certamente il lavoro svolto in sede a Silverstone è stato impressionante considerando quello che era il punto di partenza del 2022. I fondi investiti non sono stati da meno ma nella seconda parte di campionato la bella favola di Aston Martin ha avuto un brusco punto di frenata, mentre la McLaren, invece, risaliva la classifica. È sicuramente un team da top dati gli sforzi ma forse manca un tassello fondamentale.
Se Lawrence Stroll vuole portare veramente il suo team tra i migliori dovrà compiere inevitabilmente una decisione tanto drastica quanto fondamentale per il futuro. Un pilota come Fernando Alonso fa squadra, fa carisma, fa sviluppo e chi più ne ha più ne metta. Ma il peso del portare avanti la squadra non può gravare solamente sulle sue spalle. Non si parla tanto di età che avanza, perché lui sembra destinato a rimanere in una monoposto fino alla tarda età per l’energia che dimostra, ma alla giusta divisione del lavoro. Lance Stroll, figlio del proprietario, è sicuramente un pilota di talento ma non abbastanza. La sua stagione è stata segnata anche da un infortunio avuto poco prima del Gran Premio del Bahrain, primo appuntamento della stagione, ma il continuo è stato comunque all’altezza. Per non parlare dello spiacevolissimo episodio del Qatar dove spinse il suo preparatore atletico e lanciato il volante per la rabbia dell’esclusione dal Q2. Per il 2024 Aston Martin dovrà rivedere il suo progetto e anche la situazione piloti se veramente vorrà diventare la nuova Red Bull.
Quinta posizione in classifica costruttori per Alpine. Anche qui il lavoro da fare è veramente tanto, partendo dalla gestione interna. Le teste cadute prima della pausa estiva sono state diverse, dal team principal Otmar Szafnauer, al direttore tecnico Pat Fry e il responsabile di pista Alan Permane. La nuova era con Bruno Famin è dunque iniziata già da diverso tempo, ma la situazione in casa dei francesi non è migliorata quanto sperato. Sarà fondamentale per il 2024 trovare il giusto punto d’incontro tra la meccanica e l’aereodinamica per dare ai due alfieri francesi dell’Alpine la possibilità di lottare come si deve. Esteban Ocon e Pierre Gasly hanno già dimostrato di avere la stoffa giusta ma senza la giusta monoposto per loro sarà molto difficile salire sul podio ed esaudire il sogno di Famin di far diventare l’Alpine la Ferrari di Francia.
James Vowles ha debuttato alla grande come team principal della Williams. La settima posizione in classifica costruttori ne è l’esempio. L’ex braccio destro di Toto Wolff ha saputo svolgere un ottimo lavoro. Le basi di partenza non sono state ovviamente le migliori, ma la Williams ha mostrato come da poco si passa fare tanto. L’unica vera pecca del team brittanico, con una delle livree più belle dalla stagione, è stata aver dovuto far affidamento solamente su un pilota. Alexander Albon ha valorizzato al meglio la sua monoposto conquistando da solo praticamente tutti i punti costruttori (27 dei 28 totali). Il debuttante Logan Sargeant ha non è riuscito a tenere testa al compagno di squadra, realizzando un solo punto nella sua gara di casa in Texas, grazie alle squalifiche di Lewis Hamilton e Charles Leclerc. Nonostante la deludentissima stagione, l’americano è stato comunque rinnovato per il prossimo anno. Il thailandese merita molto di più ed è giunto il momento per lui di avere la possibilità di lottare nei top team.
Il team di Faenza è stata una grandissima delusione. I mezzi per poter fare bene li aveva tutti ma non è bastato e l’ottava posizione in classifica costruttori non fa altro che confermarlo. Il progetto, gestito per l’ultima volta dal team principal Franz Tost, che ha preferito la pensione, ha portato ben poche gioie all’AlphaTauri. La scelta di puntare su Nyck De Vries, che a Monza 2022 si era mostrato come una stella nascente della Formula 1, non ha ripagato. Ancor prima di affrontare il suo Gran Premio di casa, l’olandese è rimasto senza sedile. È stato così chiamato Daniel Ricciardo, lasciato a piedi dalla McLaren e diventato nuovo terzo pilota della Red Bull. L’australiano, però, ha potuto correre ben poco a bordo dell’AlphaTauri. L’infortunio al polso rimediato a Zandvoort l’ha lasciato a casa per parecchio tempo. A sostituirlo è arrivato un giovane e promettente talento che merita un sedile in Formula 1 al più presto possibile. Stiamo parlando di Liam Lawson che fin dalla prima sessione di libere ha mostrato di avere stoffa da vendere. Sedile fisso ormai da quale anno invece per Yuki Tsunoda. Stagione solidamente sull’asticella della mediocrità per il giapponese che si è visto fare le scarpe sia dall’australiano che dal neozelandese. Si spera che l’anno prossimo per il team di Faenza le cose vadano meglio dato anche l’arrivo di Laurent Mekies come nuovo team principal dopo l’addio alla Ferrari, e che non solo il nome cambi ma anche le basi del progetto della prossima monoposto.
Alfa Romeo ha salutato la Formula 1 non nel migliore dei modi con una misera penultima posizione in classifica costruttori. Il progetto della Sauber ha decisamente deluso le aspettative di inizio stagione dato che con il motore Ferrari si sarebbe potuto fare molto di più. La vera delusione, però, non viene dalla monoposto ma dalla coppia di piloti. Alla sua seconda stagione in Formula 1 Zhou Guanyu avrebbe dovuto avere molta più esperienza e dunque risultati migliori, ma nulla da fare. Per non parlare di Valtteri Bottas, un pilota pagato profumatamente con grandi risultati alle spalle collezionati con Mercedes che ha faticato a lottare anche nelle retrovie. Il team è adesso in fase di revisione, tutto gestito dall’occhio attento di Alunni Bravi. Il 2024 sarà solo il primo dei due anni che traghetteranno la Sauber verso una nuova era con l’arrivo di Audi nel 2026.
La vera delusione del 2023 rimane Haas. Il capitale investito da Gené Haas e dagli sponsor è notevole. La base di partenza del 2022 era anche discretamente buona ma questa stagione passata è stata degna del miglior gambero americano. Invece di migliorare il team gestito da Gunther Steiner ha fatto troppi passi indietro concludendo ultimo in classifica costruttori. Coraggiosa la scelta di cambiare progetto a stagione ormai finita in Texas mettendo da parte le pance in stile Ferrari per la cosiddetta filosofia Red Bull. Lo sforzo però non è valso la pena. I piloti stessi hanno dichiarato di essere stati più a loro agio con la vecchia Haas rispetto alla nuova. Sicuramente da due piloti di esperienza come Nico Hulkenberg e Kevin Magnussen ci si poteva aspettare molto di più, ma se la macchina non va non è che si può arrivare chissà dove. Grande flop per Haas e addio sogni di gloria a bordo di uno yatch per Gunther Steiner.