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Domenica 3 giugno 1984, Gran Premio di Monaco di Formula 1. Stiamo parlando di una gara leggendaria, entrata di diritto nella storia di questo sport. Il tempo era inclemente: sembrava che qualcuno, dal mare, stesse buttando acqua in pista, talmente la pioggia scendeva copiosa allagando il manto stradale. A Monaco, da sempre, il pilota è in grado di fare la differenza: per sfrecciare con il pedale del gas pressato sul fondo dell'abiracolo tra i marciapiedi ed i guard-rail del Principato, il pelo sullo stomaco, l'intuito e la classe sono e saranno sempre requisiti fondamentali. Quell'edizione è passata alla storia principalmente pe un motivo: la rimonta straordinaria del debuttante Ayrton Senna da Silva sulla Toleman-Heart. Un ragazzo, prima anciora che un pilota, destinato a riscrivere le gerarchie di questa disciplina.
Quel giorno di primavera, però, non è stato solamente il paulista a mettersi in mostra. Verissimo, Ayrton era in procinto di sopravanzare la McLaren di Alain Prost dopo un Gran Premio magico, ma alle sue spalle c'era qualcun'altro che, nonostante non fosse spesso inquadrato dalle telecamere, stava lottando per emergere. Una Tyrrel, con il numero 4. Con al volante Stefan Bellof. Tedesco, classe '57, Stefan era dotato di quel qualcosa chiamata classe. Dopo un periodo di apprendistato nei kart, dove conseguì diversi titoli nazionali, nel 1980 approdò in Formula Ford 1.600, vincendo il titolo di campione di Germania all'esordio, a 23 anni.
Gli occhi del mondo del motorsport che conta, iniziarono ad interessarsi al giovane biondo, sopratutto nella sua fugace - ma pur sempre vincente - apparizione in Formula 3, dove colse il successo alla terza gara assoluta, per poi appriodare direttamente in Formula 2 con il Team Maurer-BMW. Nella serie, dove debuttò nel 1983, Bellof fece vedere a tutti di che pasta era fatto, concedendosi tuttavia delle apparizioni nel Campionato sportprototipi.
Rothmans, sponsor del team ufficiale Porsche, si interessò davvero al pilota, al punto da metterlo sotto contratto. Bellof non li avrebbe delusi. In coppia con l'esperto Dereck Bell, vinse - partendo dalla pole position - a Silverstone, al Fuji e a Kyalami. Il 1983, per gli amanti dei record, è un anno da ricordare, perché proprio Stefan, al volante di una Porsche 956, riesce a fermare il cronometro al Nurburgring sul tempo di 6:11.130, valore assoluto ancora inarrivabile.
A Monaco, sfruttando la pioggia, riuscì a rimontare dalla ventesima posizione sino alla terza, dopo duelli da cardiopalma con Rosberg ed Arnoux
Alla guida della Tyrrel in Formula 1 - dove approdò a seguito della diretta volontà della Rothmans, la quale non voleva un proprio pupillo recante il marchio di un "tabaccaio" concorrente - Bellof provò a fare l'impossibile per emergere, nel 1984. Proprio a Monaco, sfruttando la pioggia, riuscì a rimontare dalla ventesima posizione sino alla terza, dopo duelli da cardiopalma con Rosberg ed Arnoux. A rendere ancor più prestigioso il piazzamento, inoltre, fu il fatto che la vettura inglese era la sola a montare un propulsore aspirato, il Ford Cosworth DFY, di circa 100 cavalli meno prestazionale rispetto ai turbo della concorrenza. Nel corso di controlli approfonditinei gran premi successivi, tuttavia, i commissari trovarono delle palline di piombo e degli idrocarburi nel sistema di rafferddamento, e squalificarono la Tyrrel per sospetto sottopeso.
Quelle delusioni, tuttavia, vennero ampiamente ripagate dai successi nello Sportprototipi, che lo portarono a vincere il mondiale al suo secondo anno nella categoria.
Arriviamo, così, al 1985. Bellof, nel Campionato Sportprototipi, venne dirottato sul Team Brun Motorsport, alla guida di una 956B. Alla 1000 km di Spa, il 1° settembre, in un tentativo di sorpasso al leader della corsa, Jacky Icks sulla Porsche 962C ufficiale, entrò in contatto con la vettura del belga, finendo dritto contro le barriere alla curva del Raidillion. I commissari fecero l'impossibile per estrarre Bellof dale lamiere accartocciate ed incendiate dell'auto, ma una volta giunto all'ospedale di Stavelot, i sanitari non poterono fare altro che constatarne il decesso.
Quel giorno il motorsport perse una delle più solide realtà, nonché una promessa per l'avvenire, ma fece entrare nella leggenda un ragazzo di 27 anni.