Staurenghi e la F.1 vista dall'hospitality Pirelli: il GP del Giappone

Staurenghi e la F.1 vista dall'hospitality Pirelli: il GP del Giappone
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Christian Staurenghi, Responsabile del catering nell'hospitality Pirelli, ci racconta il GP del Giappone dal suo punto di vista
25 settembre 2015

Giappone: terra di tradizioni, di samurai, mangiare e vivere in uno stile completamente diverso dal nostro. La F.1 qui corre veloce e lo dimostrano i tanti fan accorsi il giovedì sotto la pioggia a vedere i loro beniamini, visti sulle copertine dei giornali e sulle tante locandine sparse per la zona. La pista di proprietà della Honda ospita il GP del Giappone

 

Pista vera, pista di altri tempi, pista storica del panorama della F.1, anche se per un periodo si corse su un alto circuito giapponese. Qui i capitoli della F.1 narrano la storia. Parliamo del mito, della leggenda, del duello Senna vs Prost. Incroci e colpi proibiti tra due numeri uno, come l'incontro tra due samurai che sciabolano la loro katana e si danno battaglia. Le vittorie del Cavallino ai tempi di Schumacher e Todt, o i mondiali delle Benetton di Biatore e la Mild Seven con le sigarette giapponesi. 

 

In questa pista mi presi il lusso di partecipare come non mai ad un GP. Io ho studiato catering  e ho sempre dedicato la mia vita a questo, ma quando nel '97 venni sbattuto in pista per dare una mano al mio team manager, anche se era solo per spingere il carretto del generatore, i motori si accesero accanto a me.

Alle 14.00 con macchine schierate e meccanici ai bordi,  per fare il giro di formazione prima della partenza, allora sì che senti l'adrenalina scorrerti tra le vene. Per chi come me vive di motori da 21 stagioni di F1 fu una esperienza che mi porto ancora dentro. Alesi e Berger erano i miei piloti preferiti. 

Purtroppo anche le emozioni sono contrastanti qui, perché qui lo scorso anno avvenne l'incidente del caro amico Jules Bianchi che porto nel cuore per la semplicità ed estrema educazione di sempre. Un signor Campione

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Tante emozioni si sono accavallate anche qualche anno fa quando un giapponese, Kamui Kobayashi, fece il podio proprio qui nella sua terra. Un unisono del pubblico con un applauso scandí la forza e le emozioni che solo un popolo unito può trasmettere. Brividi. Brividi. Purtroppo anche le emozioni sono contrastanti qui, perché qui lo scorso anno avvenne l'incidente del caro amico Jules Bianchi che porto nel cuore per la semplicità ed estrema educazione di sempre. Un signor Campione.

 

La Formula 1 soffre, ed è un peccato vedere il team Lotus bloccato da guai economici, senza poter offrire nemmeno una hospitality e nel paddock vedo colleghi e amici attendere di poter lavorare con la sola speranza di poter aprire i container e incominciare a tornare alla normalità.

 

Anni fa non capii questo paese, questa gente, questa cultura. Ero giovane e la mia vista sulla vita era differente, sempre di corsa senza mai fermarsi ad osservare. Un popolo orgoglioso che ha sempre saputo risollevarsi. E' un piacere vedere disponibilità al sorriso, a darti una mano, mai bruto o maleducato nei modi e nel fare. Un paese da poterci rimanere.
 

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